Nagi in bicicletta con un cappellino rosso in Super happy forever. Il cappello è il simbolo della disperazione e del dolore di Sano, che cercherà invano questo cappellino smarrito da Nagi, ormai morta.

Venezia 81 – Super Happy Forever, o la fenomenologia dell’abbandono

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In un’altra realtà sarebbero seduti sul ciglio della strada a guardare le macchine che passano, di notte, e lei gli direbbe che mangiare noodles potrebbe bastare a renderla felice per sempre. In un’altra realtà lei canticchierebbe Beyond the Sea di Bobby Darin e lui la guarderebbe sorridendo, in silenzio. In un’altra realtà lui non sarebbe solo e un suo amico non gli direbbe che “non esiste una sola realtà”. In un’altra realtà sarebbero davvero felici per sempre, Sano e Nagi, protagonisti di Super Happy Forever, l’ultimo film di Kohei Igarashi presentato in anteprima all’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori e al cinema dal 25 settembre 2025.

Sano e Nagi, una coppia di innamorati che si sono conosciuti ad Atami qui ridono vicino al mare . Sono i protagonisti di Super Happy Forever, l'ultimo film di Kohei Igarashi presentato in anteprima all'82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori e al cinema dal 25 settembre 2025.

In un’altra realtà. Ma un’altra realtà – diversa, più facilmente accettabile, migliore – non esiste, e nell’unica realtà possibile Sano e Nagi non passeggiano insieme per le strade di Atami, una cittadina nella penisola di Izu, dove si sono conosciuti. Non è il 19 agosto 2018 – il giorno del compleanno di Nagi, ma anche il giorno in cui si sono incontrati per la prima volta -, ma un giorno qualunque di un mese qualunque del 2023, e Sano vaga per le strade di Atami in compagnia di un amico, alla ricerca di un ricordo: quello di Nagi, che è morta nel sonno da pochi giorni.

Kohei Igarashi (Takara – La notte che ho nuotato) dà vita a un delicato e struggente dramma sul dolore della perdita, sul ritorno ai luoghi dell’amore, e lo fa nascondendo il dolore dell’abbandono dietro le lettere che compongono le parole del titolo, Super Happy Forever, semplice e gioioso, ma pungente e ironico al tempo stesso, perché super felici per sempre è come Sano e Nagi sarebbero potuti essere, è come non saranno mai.

È proprio il titolo a svelare la doppia anima del film, la sua appartenenza a due generi differenti – da un lato il dramma, dall’altro la commedia romantica -, come dichiarato dal regista stesso:

Credo che tutti vogliano essere felici e restare felici per sempre, anche chi si rifugia in corsi discutibili per affrontare le difficoltà della vita. Il film può sembrare triste se lo si guarda in una linea temporale unica. Ma se non si guarda il tempo in modo lineare, i momenti felici non sono persi per sempre.

Da Diario di un dolore di C. S. Lewis a Super Happy Forever di K. Igarashi

Un'immagine dal film Super Happy Forever di Igarashi. Una mano tiene una fotografia di una persona che scatta una foto. La foto è un po' piegata.

Quando Sano ritorna sulle coste di Atami insieme a Miyata, nel 2023, cinque anni dopo il suo primo incontro con Nagi e qualche giorno dopo la sua morte, ha l’impressione che l’assenza di lei sia come il cielo, perché si stende sopra ogni cosa. Tra lui e il mondo c’è una coltre invisibile, fatica a comprendere il significato delle parole degli altri – che gli sembrano ormai vuote -, non fa altro che pensare al suo “amore interrotto, come una danza arrestata a metà giravolta, o un fiore con la corolla miseramente strappata” (C. S. Lewis, Diario di un dolore).

Desidera tornare indietro, rivivere nuovamente la straordinaria rete di coincidenze che cinque anni prima lo avevano condotto all’incontro con Nagi: erano entrambi in vacanza ad Atami, alloggiavano nello stesso hotel, le loro camere erano sullo stesso piano, avevano persino lo stesso nome – lui Sano, lei Nagi Sano. Ritorna, dunque, nello stesso hotel, percorre le medesime strade, ma tutto è cambiato, nulla è al posto di prima: l’hotel, ormai sull’orlo della crisi, sta per chiudere, e Nagi non c’è più.

In Super Happy Forever, ciò che anima Sano è il desiderio bizzarro e disperato di andare alla ricerca di un cappellino rosso che cinque anni prima Nagi aveva smarrito proprio in quel luogo – elemento narrativo da cui prende le mosse il titolo italiano del film, La ragazza dal cappello rosso. Un cappellino rosso che è, in verità, solo il pretesto per cercare Nagi lì dove Sano l’aveva trovata per la prima volta, lì dove non la troverà mai più.

Lo stato d’animo di cui è intriso Super Happy Forever è il medesimo raccontato da C. S. Lewis in Diario di un dolore, un racconto in quattro tempi pubblicato dallo scrittore con lo pseudonimo di N. W. Clerk nel 1961, che altro non è se non una delicatissima e tormentata confessione sul dolore provato in seguito alla morte della moglie.

“Vi è qualcosa di più certo del fatto che in tutte quelle vastità di tempi e di spazi, se mi fosse dato di cercare, non troverei mai il suo viso, la sua voce, il tocco della sua mano?” – si domanda Lewis. E poi ancora: “E’ come se lei fosse in viaggio senza di me e io dicessi, guardando l’orologio: «Chissa se ora è a Euston». Ma se lei non sta procedendo a sessanta secondi al minuto lungo la stessa linea temporale su cui viaggiamo noi viventi, che cosa significa ora?”.

Come Lewis in Diario di un dolore, anche Sano in Super Happy Forever comprende che non esiste un apprendistato per il dolore: ogni volta che arriva abbiamo tutto ancora da imparare.

Super Happy Forever, dramma o commedia romantica?

Un'immagine tratta dal film Super Happy Forever.

In Super Happy Forever Kohei Igarashi dà forma a un cinema della sottrazione, a un cinema del silenzio, e contrappone al tono drammatico della pellicola – che la accomuna per alcuni tratti ad Aftersun di Charlotte Wells – una fotografia al contrario luminosa, vivida. Costruisce l’intera narrazione attorno a un elemento – la ricerca del cappello rosso di Nagi -, che lega il primo tempo del film al secondo.

Inverte il senso del racconto perfettamente a metà del lungometraggio, attraverso un espediente: Sano è seduto in un angolo della camera d’hotel, la macchina da presa attraversa la parete con un carrello laterale e per la prima volta dall’inizio del film ci mostra Nagi. È la parete a separare il presente dal passato, la morte dalla vita. Da quel momento in poi lo spettatore sa già quello che accadrà: sa che i due si conosceranno per caso e si innamoreranno.

Il significato del film è racchiuso nelle parole dell’unico brano che costituisce la colonna sonora del film, Beyond the Sea di Bobby Darin, versione in lingua inglese de La Mer di Charles Trenet:

Da qualche parte al di là del mare, da qualche parte mi sta aspettando. […] Ci incontreremo oltre la riva, ci baceremo come prima, saremo felici al di là del mare.


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Classe 2003, laureata in Letteratura Musica Spettacolo e studentessa di Scritture e produzioni dello spettacolo all'Università La Sapienza di Roma. Dolcemente nostalgica, ho iniziato a raccontare storie a 2 anni e da allora non ho mai smesso. Amo il cinema e la letteratura, colleziono tramonti, la mia mente è un film di Nanni Moretti.

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