Per la regia di Shawn Levy, vede finalmente la luce The Adam Project, film basato su uno script del 2012 di T. S. Nowlin, ora disponibile su Netflix.
Ryan Reynolds, Mark Ruffalo, Jennifer Garner, Zoe Saldana, Catherine Keener e un esordiente Walker Scobell sono gli interpreti che troviamo in The Adam Project, scelte interessanti soprattutto considerando il fatto che inizialmente il ruolo da protagonista sarebbe dovuto andare a Tom Cruise (poi sostituito da Reynolds). Forse il regista, avendo già lavorato con l’attore canadese in Free Guy – eroe del gioco, ha pensato di riproporlo nelle vesti di personaggio principale, questa volta andando ancora più nel segno.
Dentro The Adam Project
La storia di The Adam Project è ambientata ai giorni nostri, nel 2022, anno in cui il dodicenne Adam Reed (Walker Scobell) perde il padre (Mark Ruffalo), docente di fisica e studioso dei viaggi nel tempo. Una sera come tante, in cui il ragazzino rimane a casa mentre la madre (Jennifer Garner) è fuori casa per un appuntamento, incontra uno strano signore con cui condivide troppe somiglianze: entrambi sanno come entrare nel garage del padre di Adam, come chiudere il frigo difettoso, e lo sconosciuto è a conoscenza di tutti i dati anagrafici della famiglia Reed.
Ci vuole quindi poco tempo per il ragazzino per capire che l’uomo misterioso non è altri che Adam del futuro, che ha viaggiato nel tempo con l’obiettivo di arrivare nel 2018 per avvisare il padre, all’epoca ancora vivo, di una minaccia incombente, ma che per errore è atterrato nell’anno corrente.
Ci troviamo di fronte ad una pellicola che unisce al suo interno diversi generi: l’action, il fantascientifico, lo humor (simile a quello che si può trovare in un film della Marvel, ma sempre estremamente calibrato) e il dramma esistenzialista.
The Adam Project, una storia leggera ma mai sopra le righe
Con la sua ora e tre quarti di durata, The Adam Project non si presenta come ciò che non è, ovvero un film impegnato, ma delizia gli spettatori con una storia leggera e capace di mantenere l’attenzione sempre alta con un turbine di emozioni diverse, rimanendo sempre coerente con il racconto e mai sopra le righe.
The Adam Project è sicuramente pensato per strizzare l’occhio ad amanti dei generi più disparati, e quindi per rivolgersi ad un target molto ampio. Nonostante questo intento che potremmo definire ruffiano, la classe con cui le varie scene si susseguono tra loro lo rende un film riuscito e piacevole da vedere quando si vuole passare una serata in spensieratezza.
Il montaggio rende il tutto scorrevole, la sceneggiatura si serve di un linguaggio fruibile anche da chi non è cultore del fantascientifico, rendendola così comprensibile a tutti. Vera rivelazione di The Adam Project è Walker Scobell, attore alle prime armi, ma che ha del potenziale e di cui ci si auspica un futuro davanti alla cinepresa.
Lo stampo nostalgico/esistenzialista, sempre senza troppe pretese, si serve tra le altre cose dell’escamotage della coppia Garner-Ruffalo, qui di nuovo insieme nei panni dei genitori di Adam, che nonostante la brevissima apparizione scenica hanno fatto scendere una lacrimuccia ai fan della rom-com cult del 2004, 30 anni in un secondo, che li aveva già visti insieme sullo schermo.
Ottima la colonna sonora di The Adam Project, che segue la tendenza del momento e ci ripropone dei pezzoni rock del passato, come si può evincere subito dall’incipit che parte in grande con la navicella di Adam che volta sulla Terra accompagnata da Gimme some Lovin’ brano del 1967 degli Spencer Davis Group reso celebre da The Blues Brothers, per poi proseguire con Let My Love Open the Door di Pete Townshend, Good Times Bad Times dei Led Zeppelin e molti altri.
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