Si sperava in un quarto episodio meno frettoloso del precedente e così è stato. L’appuntamento settimanale su Disney+ con The Falcon and the Winter Soldier si riconferma una certezza in quanto a combattimenti sensazionali e approfondimento del lato umano dei personaggi. In più, la miniserie assume un sapore sempre più politico, abbandonando per un attimo la tematica strettamente antirazzista per rivolgersi alle ingiustizie dei governi e lasciandoci finalmente capire meglio le motivazioni che animano i terroristi noti come Flag Smashers.
Nel frattempo, il nuovo eroe nazionale sbandiera il suo costume a stelle e strisce, ma si dimostra ben lontano dagli standard fissati da Steve Rogers, mentre chi nasceva come villain sembra essere il solo dotato di freddo raziocinio. Così buoni e cattivi si mescolano, muovendosi in una zona grigia dalla quale escono a ruoli invertiti.
Falcon (Anthony Mackie), Bucky (Sebastian Stan) e il Barone Zemo (Daniel Brühl) proseguono le ricerche sui Flag Smashers, sulle tracce della leader estremista Karli Morghentau (Erin Kellyman), ora colpevole dell’omicidio di alcuni innocenti durante un attentato.
Il nuovo Capitan America (Wyatt Russell) e la sua spalla Battlestar (Clé Bennett) rintracciano i nostri protagonisti a Riga, in Lettonia, dove si svolgerà il funerale di una persona cara a Karli e ci sarà dunque la possibilità di avere un confronto con lei. Ancora una volta i due fronti divergono nei modi nonché nelle intenzioni, ogni buon proposito di dialogo pacifico va in fumo a causa dell’impazienza di Cap e qualcuno ci rimette la vita.
Vediamo nel dettaglio cos’è successo nel quarto episodio di The Falcon and the Winter Soldier.
Se Capitan America imbratta di sangue lo scudo
Il main event della puntata è, senza girarci troppo intorno, tutto concentrato negli ultimi secondi. Disney non teme di rappresentare un Capitan America in preda alla furia omicida, un John Walker stravolto, che si sporca le mani (e lo scudo) di sangue e uccide un civile disarmato.
L’omicidio di Battlestar (Clé Bennett), ad opera di Karli ma privo dell’aggravante della premeditazione, è la goccia che fa traboccare il vaso: già nelle scorse puntate risultava evidente quanto John fosse frustrato e irascibile, minato da un complesso di inferiorità nei confronti di un eroe del quale è chiamato a vestire i panni ma che non si sente in grado di onorare. Circondato da superuomini, John si sente debole e inutile. Come può un semplice soldato, armato soltanto di coraggio e buona volontà, fronteggiare e vincere supercattivi e guerrieri addestratissimi?
Com’era ovvio supporre fin dall’inizio, John Walker si inietta (off screen, tra l’altro) il siero del supersoldato. Può eguagliare il nemico in battaglia, ma è proprio allora che perde il suo migliore amico.
È il dolore per la (presunta) morte di Battlestar che scatena il lato violento di John, o è il siero che amplifica il suo vero io? Inoltre dall’episodio emerge la possibilità che John e il suo collega avessero seri traumi dovuti a che cosa è accaduto loro in guerra, dove non hanno sempre “fatto la cosa giusta“.
Che ci sia sempre stato un lato oscuro in John, ormai sempre più simile a Homelander di The Boys più che a Steve Rogers? Resta inquietante come proprio quell’unico membro dei Flag Smashers che si era dichiarato grande fan di Capitan America sia ucciso da un uomo che indossa il suo stesso costume (e in una scena dalla violenza inaudita per un prodotto Disney). Così uno scudo nato per proteggere diventa oggetto di distruzione.
The Falcon and the Winter Soldier, da Zemo ai Flag Smashers: il fine giustifica i mezzi?
Il funerale di Mama Donya, una donna apparentemente legata alla leader dei Flag Smashers, è l’occasione giusta per scoprire qualcosa in più su Karli. A due episodi dalla conclusione della serie finalmente riusciamo a comprendere più chiaramente che cosa ha spinto queste persone a diventare terroristi. Lo show lascia intendere una volta per tutte che i profughi spesso nominati sono i civili che, sopravvissuti allo schiocco di Thanos, sono state assegnati alle abitazioni vuote di chi era invece scomparso, ma con il “Blip” si sono ritrovati al punto di partenza, vedendosi togliere quanto il governo stesso aveva dato loro. Abbandonati dalle istituzioni, che fanno promesse ma non inviano gli aiuti necessari, si arrangiano come possono. Tra gli invisibili agli occhi dello Stato ci sono Karli, sopravvissuta grazie alle cure di Mama Donya, e i suoi compagni, che sperano di farsi notare dai potenti sfruttando le abilità conferite loro dal siero del supersoldato.
“Il siero amplifica tutto quello che c’è all’interno, perciò buono diventa migliore… cattivo diventa peggiore. Per questo sei stato scelto. Perché un uomo forte, che ha conosciuto il potere per tutta la sua vita può perdere il rispetto per quel potere, ma un uomo debole conosce il valore della forza e conosce la compassione”.
Abraham Erskine a Steve Rogers in Capitan America – Il primo Vendicatore
Nonostante sia partita con nobili principi e appaia ancora molto decisa, Karli viene messa di fronte alla problematicità delle sue azioni criminali. Uccidere innocenti la rende uguale a chi odia? È poi giusto creare altri supersoldati? Quanto bene può fare al mondo un’élite di superuomini, dei in mezzo ai mortali?
Zemo, con machiavellica freddezza, spara a Karli, ferendola, e distrugge il siero rimasto. Lo fa senza esitare, poiché si rende conto che gli svantaggi del siero superano i vantaggi. L’ultima fiala finisce però nelle mani di John Walker, che si inietta il composto supponendo gli dia modo di essere un Capitan America migliore.
L’inutile e cruento omicidio di un civile da parte di Walker fa capire quello che persino un villain come Zemo aveva già dato per assodato: di Steve Rogers ce n’è solo uno, il siero è un’arma a doppio taglio.
Il ritorno del Wakanda, dalle Dora Milaje al White Wolf
Il quarto episodio è stato forse quello più ricco d’azione, con combattimenti ben coreografati e ben diretti. L’apice è raggiunto al momento dell’intervento delle guardie reali wakandiane, le Dora Milaje. Arrivano a Riga per catturare Zemo e vendicarsi dell’omicidio del re T’Chaka, alla loro guida Ayo (Florence Kasumba), apparsa nel finale dello scorso episodio. Questo ritorno del Wakanda è utile per due motivi. Innanzitutto mostra agli spettatori qualcosa di più di quanto successo a Bucky in Africa, dove è stato curato proprio da Ayo, che lo ha liberato del fantasma dell’H.Y.D.R.A., trasformandolo nel White Wolf (anche se non è chiaro che cosa comporti questo titolo). È sufficiente un veloce ma intenso flashback iniziale per creare un collegamento tra Ayo e Bucky e metterci al corrente del rapporto stretto che li unisce.
Un escamotage perfettamente funzionante, niente “spiegoni” e più spazio per l’azione. In secondo luogo, la presenza dei wakandiani ci dimostra che sono sempre lì e che nei prossimi anni Disney dedicherà una serie anche a loro. Intanto, ci viene dato modo di continuare ad esplorare la cultura tecnologica e affascinante che li caratterizza, senza nulla togliere alla trama portante di The Falcon and The Winter Soldier.
The Falcon and the Winter Soldier, cosa aspettarsi dal penultimo episodio
Marginale ma costante anche in questa puntata di The Falcon and the winter soldier la presenza di Sharon Carter, che aiuta i nostri eroi da Madripoor. Iniziano a circolare teorie che la vedono dietro la maschera di Power Broker, nemico mai visto ma tanto nominato.
Idea interessante, ma forse troppo prevedibile per essere vera, oltre che un po’ deludente. Inoltre, perché mai Sharon dovrebbe diventare un boss criminale che crea un esercito di supersoldati?
The Falcon and the Winter Soldier meriterebbe un colpo di scena migliore, magari l’introduzione di un villain non macchiettistico ma caratterizzato tanto quanto i personaggi di questa miniserie, che vengono approfonditi uno dopo l’altro. A questo proposito, si è un po’ perso il focus su Falcon per lasciare spazio a Zemo (sempre più irresistibile, ci vorrebbe una serie solo per lui), Bucky e John Walker (qui Wyatt Russell si rivela un ottimo interprete, una spanna sopra gli altri, fatta eccezione per Daniel Brühl). Emerge comunque l’integrità morale di Sam, che lo avvicina a Steve Rogers più di quanto lui non creda (dall’idea di dialogare pacificamente con Karli invece di ucciderla al rifiuto tassativo di iniettarsi il siero).
Restano due episodi, nei quali ci sarà molto da dire e che si spera sappiano accontentare il pubblico fornendo le dovute spiegazioni. John Walker ha ucciso un civile di fronte ai cellulari di troppe persone per passare inosservato, questo sarà il punto di partenza per il prossimo appuntamento con The Falcon and the Winter Soldier.
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