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The Menu, la lunga apnea tra i fornelli e la sala

7 minuti di lettura

Appare, se non doveroso, quanto meno utile, cominciare questa recensione con un consiglio: se non avete ancora visto The Menu – nelle sale dal 17 novembre – ma vorreste farlo, non guardate il trailer. I rischi, infatti, sono due: scoprire troppo della trama – a causa della copiosità di spoiler – e farsi un’idea sbagliata del film.

Stando ai due minuti abbondanti di trailer, si potrebbe pensare che The Menu sia un thriller cupo, a tratti persino spaventoso, adatto solo agli stomaci forti (per rimanere in metafora). Ma il film diretto da Marc Myold e al cinema dal 17 novembre 2022 è molto più di questo.

Invitati d’eccezione per una cena da raccontare

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Dodici ospiti d’eccezione (altrimenti detti “ricchi”), un ristorante tanto esclusivo da trovarsi su un’isola, un conto da 1.250 dollari a persona e la sensazione, fin dall’inizio, che succederà qualcosa di brutto: questi gli ingredienti principali del film di Marc Myold.

Gli invitati sono tutti entusiasti, ma del menù interessa ben poco. Ciò che li spinge al ristorante Hawthorne non è la buona cucina, ma la possibilità di poter dire “ci sono stato”, in quanto le cene dello chef Julian Slowik (un indecifrabile e inquietante Ralph Fiennes) rappresentano un vero e proprio status symbol nell’ambiente dei ricchi e ricchissimi.

L’unica persona che apprezzerebbe un pasto “normale” e saziante è Margot (la sempre più brava Anya Taylor-Joy). La ragazza, grazie al suo scetticismo e alla capacità di non lasciarsi incantare dalle portate patinate, veste così fin da subito i panni dell’outsider e quindi, per lo spettatore, del personaggio da tenere d’occhio.

È attraverso gli sguardi di Margot, per esempio, che viene data importanza a ogni passaggio senza ritorno che conduce gli ospiti dalla terra ferma all’interno del ristorante: la passerella rimossa prima di salpare, la barca che si allontana dopo averli accompagnati, le pesanti porte che si chiudono dietro di loro.

Thriller, horror, comedy: che cos’è The Menu?

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Dopo un breve tour dell’isola, la cena a Hawthorne ha inizio e, fin da subito, al susseguirsi delle portate si unisce un climax di inquietudine e ansia che sfocia – forse troppo presto – nella spirale di caos e violenza che seguirà per il resto del film, ma che non lo caratterizzerà interamente. Infatti, nella sceneggiatura di Seth Reiss e Will Tracy la violenza si amalgama alla comicità pungente: ne risulta un piacevole e riuscito black comedy horror.

Ma, appunto, tutto sembra accadere troppo in fretta, poiché la parte più interessante ed efficace del film è la prima, quella più vicina al thriller, in cui la tensione tiene sulle spine lo spettatore, che intuisce che qualcosa sta per succedere, ma, nonostante ciò, quando quel qualcosa accade lo lascia sgomento e disarmato. In questa fase di “costruzione”, The Menu ricorda l’acclamatissimo (e più intenso e spaventoso) Midsommar. La seconda parte – quella più conforme ai toni dell’horror – è invece più lineare e votata all’azione (ma non per questo deludente).  

Parlando di struttura del film, scelta vincente degli sceneggiatori è l’adozione delle tre unità aristoteliche: quella di luogo, prima di tutto, che accresce l’ansia e induce claustrofobia; quella di tempo, che non concede allo spettatore nemmeno un istante per riflettere su ciò che sta accadendo e lo incatena alla narrazione; e quella di azione, che non consente distrazioni: il tempo vola e la fine del film assomiglia al primo respiro dopo una non-così-spiacevole apnea.

Un cast da Stella Michelin

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Poiché, come si diceva, The Menu vira presto dalla “preparazione” dell’azione all’azione stessa, non viene concesso molto spazio alla psicologia dei personaggi. Seppur non possa essere considerato un difetto – il film funziona bene comunque – dispiace, perché il cast è impeccabile. Tanto che, appunto, verrebbe voglia di sapere qualcosa di più dei commensali, per dare modo agli interpreti di calare lo spettatore dentro le vite di ognuno di loro: la critica gastronomica Lillian (Janet McTeer) e Ted, il suo editore (Paul Adelstein); l’ex star del cinema Liebrandt (John Leguizamo) e la sua assistente Felicity (Aimee Carrero); i coniugi Richard (Reed Birney) e Anne (Judith Light); i tre uomini d’affari Soren (Arturo Castro), Dave (Mark St. Cyr) e Bryce (Rob Yang).

A Tyler (Nicholas Hoult), fidanzato di Margot nonché chefwannabe fan di Slowik, disposto a tutto (davvero a tutto) pur di gustare i suoi piatti, ed Elsa, (Hong Chau), la precisa, fredda e imperturbabile tuttofare/assistente dello chef, la sceneggiatura concede invece maggior spazio, di cui gli interpreti fanno tesoro, destreggiandosi con abilità nell’alternanza di toni del film.

The Menu è un film per tutti i palati

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In un panorama cinematografico e televisivo i cui la cucina sta trovando negli anni sempre più spazio, il consiglio è di scacciare la tentazione di pensare “oh no, un’altra storia di cuochi nevrotici” e lasciarsi invece ingolosire da un film che, grazie alla sua varietà, può soddisfare palati dai gusti molto diversi.


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Classe 1996. Laureata in Filologia Moderna, ama stare in compagnia degli altri e di se stessa. Adora il mare e le passeggiate senza meta. Si nutre principalmente di tisane, lunghe chiacchierate e pomeriggi al cinema.

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