È disponibile su Netflix The Silent Sea, thriller/fantascientifico in otto episodi diretto da Choi Hang-yong, sceneggiatore e regista del cortometraggio The Sea of Tranquillity a cui la serie è ispirata.
Scopriamo se il successo dell’ultimo prodotto firmato Corea è solo conseguenza del fenomeno Squid Game o se, al contrario, merita lode indipendentemente dalle tendenze.
La trama in breve
In un futuro non così difficile da immaginare, la scarsa disponibilità di acqua costringe il governo ad applicare una rigida strategia di distribuzione basata sulla classe sociale di appartenenza. In questo scenario di estrema disperazione, una squadra di ricercatori viene inviata sulla stazione lunare Balhae per recuperare dei misteriosi campioni, che potrebbero determinare la salvezza dell’umanità; ben presto, però, quella che doveva essere una semplice missione di recupero si trasforma in una lotta alla sopravvivenza, alla ricerca di una oscura verità rimasta a lungo nascosta tra le pareti della stessa Balhae.
I punti di forza di The Silent Sea
Pur non proponendo sempre contenuti innovativi, la Corea del Sud si sta distinguendo per la capacità di conferire a ogni suo prodotto un tocco di originalità che lo renda diverso da altri di simile contenuto (esempio lampante di ciò è proprio Squid Game, dagli elementi di trama simili al giapponese Alice in Borderland, ma nettamente più apprezzato dal pubblico). In poche parole, non si può negare la capacità delle produzioni sudcoreane di fondere elementi narrativi già visti in un unico prodotto, mai facendolo sembrare la brutta copia di un altro ma al massimo una libera ispirazione.
The Silent Sea è un esempio lampante di tale capacità: la serie, infatti, segue le orme di cult thriller/fantascientifici quali Alien, Moon, 2001-Odissea nello spazio, proponendo simili scenari claustrofobici e soffocanti e sfruttandone gli espedienti narrativi più riusciti (che, pena spoiler, meglio non specificare), ma senza scadere nel patetico tentativo di emulazione. Persino il tema della scarsità di acqua, già più volte trattato sul grande schermo, riesce ad apparire originale grazie all’idea del sistema di distribuzione, a dimostrare come un tocco di genio buttato qua e là sia sufficiente a rendere il tutto interessante agli occhi del pubblico.
Non abbiamo salvato nessuno, perché non eravamo venuti a salvarli
Altrettanto interessante, per non dire furba, la selezione del cast di The Silent Sea, composto da elementi strategici ma decisamente degni di lode. A partire dalla nota Bae Doo-na (apparsa in pellicole come The Host di Bong Joon-ho, Mr Vendetta, Cloud Atlas delle sorelle Wachowski), fino all’amatissimo protagonista del k-drama Goblin Gong Yoo (apparso tra l’altro anche in Squid Game), per finire con Lee Joon, ex membro del gruppo k-pop MBLAQ, si può dire che il cast sia frutto di una scelta ben ponderata, con lo scopo d’incitare alla visione i fandom già ampiamente consolidati. Una mossa azzardata, quella del regista, ma rivelatasi colpo vincente.
Le (poche) debolezze della serie
Gli stessi elementi elogiati come punti di forza potrebbero sembrare, da un’altra prospettiva, le principali debolezze della serie. Premesso che non si possa definire The Silent Sea una serie d’azione, non si può negarne la tendenza ad assumere toni pacati e quasi sommessi che, insieme a un ritmo narrativo a tratti poco serrato, potrebbero far percepire gli otto episodi in soprannumero rispetto a quelli realmente necessari.
In sintesi, pur essendo la tensione in ogni istante palpabile,The Silent Sea rischia di apparire lenta a una fetta di pubblico amante dell’azione nuda e cruda, poco abituato a una narrazione meno frenetica; in tal senso, non aiuta l’interpretazione di Bae Doo-na, in alcuni passaggi oscillante tra l’enigmatico e il sottotono.
Perchè guardare The Silent Sea
The Silent Sea è un prodotto sci-fi di qualità, capace di tenere lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo e i muscoli in tensione, grazie alla fusione di elementi narrativi comuni, tocchi di originalità, e un pizzico di stile tipico dei k-drama. Un prodotto tecnicamente ben realizzato, dalle ambientazioni scure ma quasi idilliche; certamente adatto agli amanti del genere e con un debole per le pellicole dal ritmo sommesso, un po’ meno ai cercatori dell’azione fatta di esplosioni e sparatorie.
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