Le Ravissement (titolo internazionale The Rapture) è un film che avvolge e disorienta: l’esordio alla regia di Iris Kaltenbäck è il racconto del lento svelarsi di un inganno, del confine tra verità e bugia, della labilità della realtà. Incentrato sulla performance delicata e sfaccettata di Hafsia Herzi, Le Ravissement ritrae la discesa di una giovane donna in una spirale di invenzioni, inganni e pulsioni inappagate.
Le Ravissement, la storia di una solitudine femminile
Presentato alla Semaine de la critique del festival di Cannes e in concorso alla 41esima edizione del Festival di Torino (inaugurato da Un anno difficile), Le Ravissement racconta la storia di Lydia, una giovane ostetrica interpretata da Hafsia Herzi: in seguito a una difficile separazione, si ritrova a seguire la gravidanza della sua migliore amica Salomè (Nina Meurisse). Nel frattempo, nel suo vagare per la città senza meta, incontra Milos (Alex Manenti), un autista di bus: sembrerebbe l’inizio di una connessione profonda, salvo poi rivelarsi solamente l’incontro di una notte.
Le Ravissement mostra una serie di mancanze, di strappi, di punti che si allentano e di piccole voragini che si aprono. Dopo aver perso il rapporto con il suo fidanzato e non riuscendo a tornare nella loro casa condivisa, Lydia sembra slegata da tutto, una particella isolata che naviga nel vuoto. I tentativi di instaurare nuovi tipi di intimità falliscono: l’unica persona con cui ha un legame profondo è la sua amica Salomè, da cui si sente connessa da un “tubo invisibile”. Questo legame si replicherà anche con la figlia di Salomè, Esmèe: ma sarà presto chiaro che il legame che Lydia instaurerà con la piccola sarà fin troppo stretto.
La maternità è il fulcro centrale di Le Ravissement e lo strumento che esprime la mancanza cronica di contatto che pervade l’esistenza di Lydia. Una maternità reale come quella di Salomè, di cui vediamo anche il parto nei suoi dettagli più crudi e la difficile fase successiva di adattamento al ruolo di madre, e una maternità inventata come quella che Lydia cuce su sé stessa, che diventa sublimazione di desideri inespressi e di mancanze ostinate.
Le Ravissement di Iris Kaltenbäck ritrae l’alienazione
La regia di Iris Kaltenbäck è una mano delicata che disvela poco a poco la materia raccontata: concentrata sul muoversi di Lydia nello spazio, ci mostra attraverso piccoli dettagli il suo rapporto con la realtà e la lenta e costante perdita di controllo della sua vita. Il personaggio interpretato da Hafsia Herzi è uno studio sulla solitudine, l’abbandono, la mancanza di amore e il falso senso di controllo e di conforto che può dare una rete di bugie e di inganni.
Lydia è l’artefice di ogni scenario in cui si ritrova, ma non ne ha mai il controllo: a ogni bugia la vediamo scivolare in un abisso sempre più profondo di solitudine e di incomprensione, dove è sempre più difficile essere raggiunta.
Iris Kaltenbäck dà grande attenzione anche al contesto geografico dei personaggi di Le Ravissement: il paesaggio urbano con le sue luci che si perdono nell’oscurità e il suo tappeto sonoro costante di rumori meccanici e ronzii elettrici, aumenta il sentimento di spaesamento e di alienazione di Lydia. Un tessuto urbano composto di facce di “estranei familiari”, di persone che si parlano senza dirsi nulla e di sguardi che si evitano. Attraverso una fotografia magistrale dominata dai colori freddi, Le Ravissement ci restituisce la tensione tra il desiderio di un autentico contatto umano e una solitudine pervasiva e lacerante.
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