fbpx
Lo Scontro

Beef – Lo Scontro, la legge causa-effetto secondo A24

La collaborazione Netflix-A24 regala una Serie TV che riflette sulla profondità dell'animo umano

6 minuti di lettura

Disponibile su Netflix dal 6 Aprile, Beef – Lo Scontro sancisce una nuova collaborazione tra il colosso dello streaming e la A24 (di cui trovate la nostra guida). Questo di per sé rappresenta già in un certo senso l’essenza della Serie TV: uno scontro che diventa incontro. Il mainstream per eccellenza che abbraccia la distribuzione indipendente. 

Steven Yeun e Ali Wong sono i protagonisti di un progetto difficile – quasi impossibile – da etichettare con un genere preciso. Beef – Lo Scontro è un’escalation di eventi tra il ridicolo e il grottesco, in un continuo alternarsi tra commedia e dramma, salvo poi diventare improvvisamente un thriller crudo e spietato. Quella di Lee Sung Jin è però anche una profonda riflessione sulla rabbia, ma soprattutto su quanto i nostri comportamenti possano influenzare, a volte anche drasticamente, le persone che ci circondano. Uno spaccato di una società che soffoca i propri individui in una morsa letale e inesorabile.

Beef – Lo Scontro: due anime in pena

Lo scontro

Al centro delle degeneranti vicende narrate in Beef – Lo Scontro ci sono Danny e Amy, i due poli del conflitto che dà il titolo alla serie TV. Amy è un’imprenditrice che ha dedicato anima e corpo al proprio lavoro. Si è fatta da sola, pensando che la soddisfazione di quell’apparente benessere raggiunto potesse e dovesse essere la massima aspirazione nella sua vita. Adesso però, accortasi del contrario, si trova sul punto di vendere la propria attività, per assecondare la crescente necessità di dedicare del tempo alla propria famiglia.

Danny invece è un operaio, reinventatosi tuttofare dopo che i genitori, ormai tornati in Corea, hanno perso la proprietà del loro motel a causa di ingenti debiti. Ha un fratello che vive alle sue spalle, riesce a stento ad arrivare a fine mese, deve fare i conti con una persistente paura della solitudine, con il desiderio di comprare una casa ai genitori e permettergli di tornare in America, nonostante non possa minimamente permetterselo.

Apparentemente Amy e Danny appartengono a due mondi agli antipodi, ma Beef – Lo Scontro non fa distinzione tra classi sociali, e entrambi rappresentano la metafora di coloro che sacrificano il proprio benessere e quello delle persone intorno a sé per qualcosa che poi in realtà non riesce a soddisfarli, o tanto meno a portare nelle loro vite quella tanto agognata e forse inarrivabile felicità.

La consapevolezza di aver sprecato la propria vita inseguendo qualcosa di futile è la miccia che fa sì che questa rabbia repressa venga rigurgitata senza distinzioni contro gli altri. Così come il suono di un clacson e un dito medio mostrato dal finestrino diventano l’incipit di un assurdo scontro tra due figure che nascondono la propria affinità tra gli sviluppi di una surreale battaglia all’ultimo sangue.

La profondità dell’animo umano

Lo Scontro

Beef – Lo Scontro ci mette di fronte a una dura verità: tutti nascondono un animo sofferente, tutti in un modo o nell’altro sono costretti a lottare contro i propri demoni interiori. Ciononostante sono obbligati a farlo per conto proprio. La Serie TV di Lee Sung Jin è infatti una riflessione su quanto la società spinga l’individuo a reprimere i propri sentimenti in funzione di una stupida apparenza di facciata. Questo fa sì che la vita prenda la sembianze di una recita, una farsa. Una di quelle infinite, dove non puoi toglierti la maschera, perché il sipario non cala mai. 

Tra le pieghe di un alterco completamente insensato e portato alle estreme conseguenze, Beef – Lo Scontro ricostruisce frammento per frammento i traumi infantili di Amy e Danny, nonché il percorso che li ha portati a essere le persone che sono. La rabbia diventa così il pretesto per scavare nelle profondità dell’animo umano, per toccare temi come la depressione, la pressione sociale, la non accettazione di sé stessi e del proprio senso di malessere.

Steven Yeun e Ali Wong compiono un lavoro eccezionale nella caratterizzazione dei propri personaggi, sempre sull’orlo del baratro, tra scatti d’ira e comportamenti autodistruttivi.  Il conflitto totale tra Amy e Danny in realtà – paradossalmente – non fa altro che avvicinarli sempre di più, farli entrare in empatia, fino ad arrivare a un ultimo episodio semplicemente perfetto, dove lo scontro diventa l’incontro di due anime gemelle, così affini da sovrapporsi.

Forse non è vero che “tutto quanto svanisce” o che “siamo serpenti che si mangiano la coda”. Forse il senso della vita potremmo trovarlo più vicino di quanto pensiamo. Magari in un abbraccio, sotto un albero al chiaro di luna o distesi sopra un letto di ospedale.


Seguici su InstagramTikTokFacebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club

Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.