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«Brividi sul divano», il libro sui telefilm di Hitchcock

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Brividi sul divano, i telefilm di Alfred Hitchcock, si intitola così il libro che Beatrice Balsamo, psicanalista di formazione filosofica, e Giorgio Simonelli, critico televisivo e professore universitario, hanno dedicato ad una delle più ignorate produzioni del maestro della suspense. Tutto è nato con un anniversario, il sessantesimo dalla messa in onda televisiva italiana del primo episodio di Hitchcock Presents. Da qui l’idea di trattare in maniera sistematica e divulgativa il lavoro di Hitchcock in televisione, smarcandosi dai luoghi comuni dell’autore piegato ai diktat televisivi.

«Brividi sul divano», come Hitchcock raccontava il quotidiano

Ne nasce così un piccolo libro di cento pagine e poco più, in cui Balsamo e Simonelli spiegano con passione l’autorevolezza e l’autorialità di questi venti corti televisivi, rivelandone con dovizia di particolari trame e meccanismi narrativi. È però anche un libro sulla creatività del più misterioso regista del secolo scorso, sulla sua mente trebbiatrice che senza sosta riusciva a produrre gli episodi in soli tre giorni di lavorazione. La velocità di produzione si affianca nella meraviglia alla loro complessità tematica, che difatti conduce Beatrice Balsamo a mettere in gioco le proprie competenze psicoanalitiche per tentare una via interpretativa. Ecco allora che nel libro entra in gioco Freud ed il concetto di angosciante, che, come i corti di Hitchcock raccontano, è parte di noi e della nostra normalità piccolo borghese. L’imprevisto nasce nella schematicità della vita, ci insegnano i telefilm hitchcockiani, e dunque ci riguarda da vicino.

È probabile fu questa loro abilità nel subentrare nell’invisibile terrore della quotidianità a decretare il successo di questo Black Mirror preliminare, il quale infatti spopolò divenendo un vero e proprio appuntamento serale. Anche di questo si occupano i due autori, dedicando molto spazio alla fama che questi lavori portarono al loro creatore, il quale divenne il regista cinematografico più riconoscibile della sua generazione proprio grazie al mezzo che il cinema in quegli stessi anni cercava di sopprimere; la televisione. La silhouette che appariva nella sigla, i cammei, le entrate in scena e gli sberleffi al pubblico, tutto ciò rese Hitchcock una star. A tal punto che il suo nome su un cartellone valeva quanto quello degli attori protagonisti. I due autori raccontano a tal proposito una serie di aneddoti, tra cui quella volta in cui al regista fu impossibile uscire da una libreria di Zurigo a causa della folla che aveva circondato l’edificio. A ciò si aggiunge il racconto della buffa rubrica simile a una “posta del cuore” che dovette regolarmente mantenere (anche se gestita dalla figlia) per rispondere alle numerose lettere che riceveva, incarnando così ufficialmente l’immagine di regista pop contemporaneo con cui oggi guardiamo ai vari Tarantino.

«Brividi sul divano», i telefilm di Hitchcock come capolavori indispensabili

Dal 1955 al 1965; la prima serie dei corti televisivi hitchcockiani si incastra in un decennio che i più attenti noteranno combaciare con quello dei grandi capolavori cinematografici del regista. Psycho, Vertigo, Gli Uccelli, opere scritte, dirette e girate pari passo con il lavoro per il piccolo schermo, in una sovrapposizione creativa che Balsamo e Simonelli ipotizzano possa aver dato vita ad una vera e propria influenza reciproca. La capacità di narrare in piccoli spazi, rispettando quell’unità di luogo chiave in Psycho, sarebbe stata appresa dall’autore solo grazie a questi piccoli (capo)lavori per la televisione, così come altri esperimenti televisivi sarebbero poi stati la forza di Vertigo. Balsamo e Simonelli sembrano così dirci che senza la televisione il grande Cinema di Hitchcock non sarebbe stato lo stesso, o forse non sarebbe proprio esistito. Un messaggio certamente forte e divisivo, che si immette nel dibattito contemporaneo che vede al proprio centro la rinnovata contrapposizione tra Televisione (streaming) e Cinema.

Prima di tutti lui, Hitchcock

In un periodo in cui Martin Scorsese presenta il proprio ultimo film, The Irishman, sulla piattaforma di Netflix, Roma di Alfonso Cuarón , sempre di Netflix, esce vittorioso dal Mostra del Cinema di Venezia e Steven Soderbergh e REFN giocano coi mezzi tra serialità e lungometraggio, arriva un ricordo di Alfred Hitchcock che rimescola la discussione, mostrando come Cinema e Televisione possano muoversi in un percorso comune di influenze creative.

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Brividi sul divano, i telefilm di Alfred Hitchcock è dunque un lavoro di ricostruzione storica e analisi artistica che pone sotto una nuova luce il dibattito contemporaneo, ricordandoci che prima di Black Mirror, prima di Fringe, e addirittura prima di The Twilight Zone c’era lui, il maestro del brivido.

Studente di Media e Giornalismo presso La Sapienza. Innamorato del Cinema, di Bologna (ma sto provando a dare il cuore anche a Roma)e di qualunque cosa ben narrata. Infiammato da passioni passeggere e idee irrealizzabili. Mai passatista, ma sempre malinconico al pensiero di Venezia75. Perché il primo Festival non si scorda mai.