Catherine è una ragazzina intraprendente, che ama divertirsi e combinare guai. Da bravo spirito libero, si fa soprannominare Birdy, “uccellino”. Il suo grande sogno è combattere nelle crociate, proprio come lo zio George. Siamo intorno al XIII secolo, in un’Inghilterra medievale che ricorda più le atmosfere di Bridgerton che quelle austere e spietate di Ladyhawke o Braveheart. Il mondo di Catherine è racchiuso nelle stanze del castello di famiglia, nelle viuzze del villaggio amministrato dal padre, nelle radure verdeggianti che fanno da teatro ai suoi giochi di bambina. D’improvviso, il disastro: Catherine deve essere data in moglie a un facoltoso pretendente. E così, Catherine Called Birdy diventa – o aspira a diventare – una battaglia femminista in salsa storica da gustarsi su Prime Video dal 7 ottobre.
Catherine Called Birdy racconta la vita di un’adolescente medievale
Non occorre soffermarsi sull’accuratezza storica di Catherine Called Birdy, perché è evidente che non sia quello l’obiettivo. Se volessimo spendere due parole in merito, ci sarebbe certo da dire che non si è mai visto un Medioevo così sbarazzino e colorato, dove, non fosse per (spoiler) un taglietto inferto nel finale, le uniche gocce di sangue versate sono dovute alle mestruazioni della giovane protagonista.
L’aria scanzonata di Catherine Called Birdy ammicca a un pubblico di teenager che non sa cosa vedere nei sabati sera piovosi. Rinunciate se vorreste assaporare quelle atmosfere medievali animate da volti sporchi, canzoni volgari e battute sconce. Lena Dunham, reduce dalla regia di Girls (2012-2017), ha puntato su qualcosa di molto più patinato.
No, quindi, il fulcro di Catherine Called Birdy non è la rappresentazione del Medioevo. Il messaggio sembra essere più simile a: “guardate, sono passati secoli ma potrete trovare una correlazione tra la condizione delle dame medievali e le donne contemporanee“. Di storicamente accurato c’è, infatti, il fatto che bambine e adolescenti venissero date in spose a uomini adulti o anziani. Il matrimonio era nient’altro che un affare: erano in ballo interessi economici, questioni territoriali, talvolta persino l’onore (ce l’ha insegnato The Last Duel, film di tutt’altra crudezza, ambientato nella Francia del XIV secolo). Il vero amore, insomma, contava ben poco. Oggi molte parti del mondo hanno fortunatamente dimenticato queste usanze, ma il tema dell’emancipazione femminile non è mai stato tanto chiacchierato e trova riscontri nelle discriminazioni quotidiane subite dalle donne. In quest’ottica, dal XIII secolo al 2022, il passo non è poi così lungo.
Cose che le ragazze non possono fare: partecipare alle crociate, tagliarsi i capelli, addestrare cavalli, ridere forte, sposare chi vogliono, essere monaci, bere nelle birrerie, assistere alle impiccagioni.
Birdy
Birdy, solo Birdy
Il personaggio di Catherine, interpretato da una sorprendente Bella Ramsey, vera punta di diamante del film a soli 19 anni, parla a tutte le adolescenti e le sprona a lottare per sé stesse. Birdy sceglie la disobbedienza e ne fa un manifesto oltre che un soprannome. È attrice, scrittrice e narratrice della sua stessa storia, in linea con le parole del fratello monaco (Archie Renaux), che le dice: “conoscere la tua storia sarà la tua salvezza”. L’incipit di Catherine called Birdy mostra la sua protagonista alle prese con la liberazione di un branco di maiali, condannati a vivere tra le sbarre per poi finire al macello. Catherine rivede in loro la sua condizione di dama imprigionata in una vita che non fa per lei, destinata a compiere le volontà degli uomini: dal padre (Andrew Scott) squattrinato e dissoluto, che si vede costretto a darla in moglie per non perdere tutto, agli sconosciuti corteggiatori che vengono al castello per chiederla in sposa.
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La prima volta che la vediamo, Birdy è ricoperta del fango proveniente dal recinto dei maiali. Niente qualifica una donna come deviante come l’immagine di lei sporca e chiassosa: una mostruosità che il patriarcato non può tollerare. Tanto più che Catherine gira per la stanza lamentandosi della maternità, disgustata all’idea del parto. Per tutto il film, mette in fuga i suoi pretendenti comportandosi da maleducata, facendo scherzi, travestendosi: tutto ciò che ad una donna non è concesso fare.
Catherine Called Birdy e la svolta poco femminista in favore di una (temporanea) redenzione maschile
Con grande tristezza, la risoluzione finale è affidata a un personaggio maschile, quello che per gran parte del film è stato odiato: il padre di Birdy. Un uomo che sperpera denaro e deve rimediare costringendo la figlia quattordicenne al matrimonio, un marito che per poco non fa morire di parto la moglie (Billie Piper) pur di avere dei figli e affermare così la sua virilità (una donna che, tra l’altro, gli ha assicurato un titolo e dei possedimenti che lui non ha mai meritato). Per assurdo, d’un tratto si redime per amore della figlia, che cade nel tropo della damigella in pericolo salvata dal prode cavaliere. Qui resta un po’ d’amaro in bocca, che il finale prova ad addolcire mostrando Birdy che tira le sue conclusioni: sa che continuerà a lottare perché la prossima volta suo padre sarà di nuovo il nemico che vuole darla in sposa a qualche sconosciuto, non il salvatore.
Vale la pena ricordare che la sceneggiatura di Catherine Called Birdy non è originale bensì un adattamento dell’omonimo romanzo di Karen Cushman, che si è mostrata soddisfatta del risultato sul grande schermo. Nonostante ciò, la critica si è già mossa in direzione contraria, tacciando il film di piattezza se comparato al libro.
Tuttavia, preso per com’è, Catherine Called Birdy è una visione fresca e senza dubbio gradevole. È sufficiente stare attenti alle proprie aspettative: la rivoluzione femminista non si è fermata qui, ci è solo passata nella sua accezione più liberale. Altrimenti non si spiega perché Birdy non sia fuggita in cerca di fortuna con la ricca zia, né perché la questione di classe (che aveva un certo rilievo in epoca medievale) sia del tutto assente. Preparatevi a una commedia teen con intenti educativi, che non può superare questo confine, ma che offre uno spaccato ironico sulla vita di una dama medievale sui generis, alle prese con le prime cotte, la minaccia del matrimonio, la scoperta della sessualità.
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