Sono usciti venerdì i primi due episodi della attesa serie evento Foundation, basata sul seminale ciclo di romanzi scritto dal padre della fantascienza Isaac Asimov. La serie è sviluppata da David S. Goyer, nome molto conosciuto in ambito di film e serie fantascientifici e supereroistici, amato e odiato per i suoi lavori sui film di Blade, Il Cavaliere Oscuro e L’Uomo d’Acciaio, e su serie come Da Vinci’s Demons e la più recente Krypton. Suo collega in questo colossale adattamento è Josh Friedman, già developer della serie Snowpiercer e attuale sceneggiatore del sequel di Avatar, insieme a James Cameron.
Il ritorno della grande fantascienza
Dopo l’arrivo nelle sale di Dune di Denis Villeneuve, è ora il turno per il piccolo schermo di adattare un altro grande mostro sacro della fantascienza letteraria, un ciclo di storie spesso definito “inadattabile” da lettori e fan. Il Ciclo della Fondazione è una saga molto vasta, nel vero senso della parola: copre un lasso di tempo di millenni, ed è di conseguenza ricco di innumerevoli personaggi e pianeti, di intere galassie. Non sorprende che l’opera di Asimov sia stata, insieme a Dune di Frank Herbert, di forte ispirazione per le Star Wars di George Lucas.
Un adattamento sul grande schermo era stato tentato sul finire degli anni ’90 da New Line Cinema, ma il progetto era così difficile da essere stato accantonato, dando così modo alla casa di produzione di sviluppare un altro, impegnativo adattamento, la trilogia del Signore degli Anelli.
Il format della serie tv è forse più adatto per Foundation, non certo per una questione di effetti visivi, molto impressionanti ed estremamente piacevoli all’occhio, ma per la lunga e vasta storyline dei libri. Il Ciclo di Asimov infatti si potrebbe quasi definire una antologia di racconti, tutti legati dall’universo narrativo creato dall’autore, e dalla premessa dell’esistenza della psicostoriografia, una teoria matematica in grado di prevedere il futuro di un vasto gruppo di elementi e persone, a distanza di secoli dal presente.
Questa teoria, o meglio scienza, è stata sviluppata dal grande scienziato Hari Seldon (nella serie interpretato da Jared Harris), che verrà perseguitato dall’Impero Galattico per la sua pericolosa scoperta, capace di prevedere l’imminente decadenza e rovina dell’Impero. Seldon convoca da un lontano pianeta un’apprendista, Gaal (Lou Llobell), perché possa accompagnarlo nell’esodo da Trantor, pianeta capitale dell’Impero, a Terminus, pianeta disabitato e ostile, affinché possano lì fondare la Prima Fondazione, e continuare il grande progetto della conservazione di tutta la conoscenza umana, in modo da accorciare l’età oscura che si avvicina in prossimità della caduta dell’Impero.
Adattare Foundation secondo Goyer
I primi due episodi di Foundation non si spingono troppo in là rispetto a queste premesse, che coincidono bene o male con i primissimi capitoli del primo romanzo (in ordine di uscita, non cronologica). Il primo episodio ci introduce al vasto universo creato da Asimov, a Trantor, e soprattutto ai personaggi protagonisti, Seldon, Gaal, l’adepto di Hari Raych Seldon (Alfred Enoch), l’androide imperiale Eto Demerzel (Laura Birn), e i tre tirannici cloni dell’Imperatore Cleon, i fratelli Day (Lee Pace), Dusk (Terrence Mann) e Dawn (Cooper Carter).
È interessante la scelta degli showrunners di creare dei cloni dell’Imperatore, poiché nei romanzi Cleon viene menzionato di sfuggita, e non vengono menzionati cloni di alcun tipo. Goyer ha commentato al riguardo:
They’re an invention of mine that don’t exist in the books. In the books there is an Emperor Cleon, but then when you get to the next story, it’s a completely different Emperor. And I felt that I needed to give the audience something to hold on to, so I thought it’s a good example of taking Asimov’s themes, and embodying them in a character. So if the Empire is resistant to change, what is the most crazy expression of that? A single man, that’s just wanting to clone himself over and over and over and over again. That’s like the biggest egotistical move you could make. So I thought, great!, this is a character way of addressing Asimov’s themes.
David S. Goyer explains how he remixed Asimov’s FOUNDATION for AppleTV+
I cloni Cleon non sono le uniche libertà prese da Goyer e Friedman in Foundation: il gender di molti personaggi chiave è stato cambiato rispetto ai romanzi di Asimov, anche se nella descrizione di Gaal mancava effettivamente una specificazione al riguardo. Goyer ha approfondito anche questa scelta:
The original work was written over 70 years ago. […] We live in a different world, the audience is completely different. So I tried to identify the key themes that Asimov was working with, and I quickly realized there are virtually no female characters, […] and I quickly decided, given today’s audience, that that’s not going to work, that we had to gender flip some of the characters. I proposed that to Robin Asimov and the Asimov estate, and they were very supportive of that.
David S. Goyer explains how he remixed Asimov’s FOUNDATION for AppleTV+
Un altro personaggio che viene introdotto nei primi episodi, effettuando un notevole salto temporale nel futuro, è Salvor Hardin, personaggio che diventerà fondamentale nella storia dei romanzi, e di conseguenza nei prossimi episodi della serie tv. Anche se il personaggio era dichiaratamente un uomo nei libri, in Foundation è invece interpretata da Leah Harvey. Goyer attua cambiamenti originali e ingegnosi, che non intaccano la visione di Asimov, anzi riescono ad arricchirla e ad espanderla notevolmente.
I primi passi di Foundation lasciano un dubbio
Se Foundation parte con un ottimo inizio nel primo episodio, il secondo invece si prende ancora più libertà narrative, dedicandosi alla vita sull’astronave degli esiliati verso Terminus. Asimov non era solito scendere in troppi dettagli nei primi romanzi, ed effettuava grandi salti temporali, rivelando gli eventi trascorsi in questi vuoti narrativi attraverso i dialoghi dei personaggi.
Il viaggio verso Terminus non è mai stato approfondito nei romanzi, ma per adattare un’opera vasta e dispersiva come il Ciclo delle Fondazioni è necessario concentrarsi sui personaggi, dice sempre Goyer. Il colpo di scena finale rivela tuttavia una notevole deviazione dal lavoro di Asimov, e sarà interessante vedere come si evolverà questa decisione nel futuro della serie tv, come anche la scelta di focalizzare la narrazione vasta e ricchissima dei romanzi su questi pochi personaggi.
Gli effetti speciali sono estremamente curati e spettacolari da vedere, con ampie scenografie e un design futuristico in perfetta sincronia con lo stile di Asimov. Questo tuttavia non distoglie da errori di montaggio discutibili e onestamente sorprendenti per un progetto di questa portata di budget e produzione. D’altronde Foundation fu annunciata più di tre anni fa, e la produzione ha subito i soliti ritardi che innumerevoli altre serie tv hanno subito nell’ultimo anno.
Nonostante la grande ambizione di Foundation e la spettacolarità visiva, i primi accenni di trama e i personaggi lasciano spazio ai primi dubbi, specie per i lettori e i fan della saga di Asimov. I prossimi episodi verranno rilasciati singolarmente ogni venerdì sulla piattaforma streaming Apple TV+, disponibile anche in Italia.
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