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Il sistema di videosorveglianza riprende gli studenti in una scena di Happyend di Neo Sora

Venezia 81 – Happyend, tra retorica securitaria e rabbia giovanile

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5 minuti di lettura

«Il sistema che definiva le persone in Giappone sta crollando»: è la frase di apertura di Happyend, ultimo film di Neo Sora presentato a Venezia 81 nella sezione Orizzonti e prodotto dalla casa di produzione Cinema Inutile di Alex C. Lo. Ambientato in un futuro estremamente prossimo, Happyend mostra l’inasprirsi dei conflitti e delle crepe della società contemporanea dal punto di vista di un gruppo di studenti di un liceo giapponese.

Happyend e il crollo delle istituzioni

una scena di Happyend di Neo Sora

Yuta (Kurihara Hayato) e Kou (Hidaka Yūkito) sono due studenti all’ultimo anno di liceo. Migliori amici fin dall’infanzia, i due hanno caratteri agli antipodi: se da un lato Yuta è allegro e scanzonato, sempre in vena di scherzi, Kou è serioso, riflessivo e profondamente turbato dai problemi sociali che affliggono la società giapponese.

La preoccupazione di Kou si esarceba in seguito a uno scherzo ai danni della macchina del preside: dopo quest’evento le autorità scolastiche decideranno di inasprire le misure di sicurezza, installando un sistema di videosorveglianza che segue e disciplina costantemente le azioni degli studenti. Quest’evento contribuirà a incrinare anche il rapporto tra i due amici, costretti ad affrontare la possibile incompatibilità tra indoli diverse.

Happyend è un film dichiaratamente politico: attraverso la voce degli studenti, dà un giudizio severo sulla cultura della sorveglianza e sulla retorica della sicurezza utilizzata per controllare e sedare i cittadini. Nelle situazioni di emergenza il potere coglie l’occasione per dominare i cittadini: «Lo facciamo per tenervi al sicuro» replica il preside alle rimostranze degli studenti, imputando la scelta di intensificare il controllo al pericolo del terremoto e all’«atto terroristico» che ha preso di mira la sua preziosa automobile.

Spazi di dissenso e repressione in Happyend

una scena di Happyend di Neo Sora

I luoghi di Happyend sono un reticolato di spazi istituzionali e contro istituzionali: principalmente la scuola, dove si concentra gran parte della vita degli studenti, spazio in cui il potere esercita le sue funzioni di controllo e di disciplina attraverso l’istruzione. Non vediamo quasi mai le lezioni: quando l’autorità compare sulla scena non diffonde cultura ma impartisce ordini, minaccia, punisce e reprime. Il susseguirsi di inquadrature dominate dalla precisa geometria degli spazi ci restituisce il senso di una vita compressa in spazi repressivi, in cui ogni movimento può essere spiato e censurato.

Ma la scuola, così come il club in cui si infiltrano i ragazzi all’inizio del film, diventa anche la principale sede del dissenso: la ribellione deve avvenire attraverso la riappropriazione degli spazi che spettano di diritto agli studenti. La scuola deve tornare al suo scopo originario: rubare gli strumenti, mandare in tilt il sistema di sorveglianza e occupare gli spazi per far sentire la propria voce e far valere i propri diritti. Ma la rivoluzione di cui si fanno carico questi ragazzi non è un processo semplice e lineare: è un percorso sofferto, discontinuo e contraddittorio, proprio come il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

In questo spettro pieno di sfumature entrano le variabili individuali del gruppo: come l’insoddisfazione cronica di Ming che vorrebbe ribaltare l’intero sistema e vede le piccole rivendicazioni come piccole concessioni del padrone che mantengono integra la gerarchia sociale. O il dissidio interiore di Kou, desideroso di prendere parte alle azioni politiche ma consapevole di trovarsi in una posizione di maggiore fragilità rispetto agli altri, in quanto persona non naturalizzata giapponese in una società in cui la xenofobia è connaturata al sistema istituzionale.

Happyend mostra con naturalezza e leggerezza l’intersecarsi della questione identitaria con le difficoltà intrinseca dell’adolescenza, lo spirito di ribellione giovanile che confluisce in un quadro più grande di sovversione di un sistema repressivo e discriminatorio.

Neo Sora con Happyend scrive il monito della catastrofe di un futuro molto prossimo e ci avverte della deriva della società contemporanea, ma tra le macerie di questo futuro persistono dei germogli di resistenza che aspettano solo di essere coltivati.


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