Chi, meglio di un piccione, conosce il senso di casa? Forse, prima di vedere Little Wing, pochi spettatori si sarebbero posti questa domanda. Ma la pellicola di Dean Israelite (Power Rangers), disponibile dal 24 maggio su Paramount +, rende la peculiarità orientativa dei piccioni viaggiatori protagonista di una fiaba d’amore e appartenenza. Lo fa ispirandosi a un articolo del 2006 pubblicato sul «The New Yorker» e firmato da Susan Orlean. Per chi non la conoscesse, la giornalista e scrittrice è la penna dietro il saggio Il Ladro di Orchidee, da cui è tratto l’omonimo e surreale film del 2002 di Spike Jonze, scritto da Charlie Kaufman e con Chris Cooper vincitore di un Oscar come migliore attore.
Dodici anni dopo, un altro racconto della Orlean prende vita sullo schermo in un inedito scorcio di genuina quotidianità. Ecco dunque che Brooklyn Prince, bambina prodigio di Un sogno chiamato Florida (2017) e Brian Cox, patriarca e scacchiere dei giochi di potere di Succession si incontrano in una storia di struggente tenerezza. La passione per le gare di piccioni viaggiatori riesce a unire un veterano del Vietnam malato di cancro e una tredicenne ribelle sfuggente alla vita. Ed è così che Little Wing cattura una tematica fascinosa e originale, specchio di uno scenario socio-culturale molto presente negli Stati Uniti.
Stando alle parole della Orlean, infatti, sono quasi 800 le associazioni americane che si occupano di gare di piccioni addestrati. In tutte queste, la presenza femminile è ridotta a una manciata di firme. Tuttavia, la storia di Sedona Murphy, l’adolescente di cui racconta la giornalista è a cui si ispira il film, è una fresca voce fuori dal coro. E ne avevamo bisogno.
Little Wing: un fatto d’amore
A Portland, in Oregon, abitano Kaitlyn (Brooklyn Prince), tredici anni, suo fratello maggiore Matt e sua madre Maddie. Da nove mesi sono solo in tre a dividere il tetto dopo un divorzio che ha spezzato la famiglia. Matt non parla più e Kaitlyn affronta il dolore con un’amara schiettezza e una glaciale indifferenza alla vita. L’unico punto fermo di una passata esistenza felice è la casa di famiglia, che però Maddie ha messo in vendita, non potendosi più permettere da sola le spese del mutuo. Quando un amico della madre regala a Kaitlyn due piccioni viaggiatori, la ragazza, dopo l’iniziale rigetto, scopre che alcuni di loro valgono oro.
Tra questi, un celebre piccione da gara, Granger, di proprietà di una piccola celebrità locale del settore di nome Jaan (Brian Cox). L’uomo, veterano di guerra, viene derubato di Granger da Kailtlyn, con l’ideale obiettivo di rivenderlo per ricomprarsi la casa in vendita. Ma è solo l’inizio di un viaggio più complesso e profondo. Un fatto d’amore. Così Jaan spiega il motivo per cui i piccioni viaggiatori tornano sempre a casa. Possono percorrere distanze chilometriche, soffrendo il freddo e la fame e rischiando di morire, solo per sentire un familiare senso d’appartenenza. È quindi l’amore che tesse le fila di Little Wing, una storia semplice, nutrita dal desiderio collettivo di avere un luogo da poter chiamare casa.
L’intenso legame con le proprie radici accompagna e definisce il percorso di crescita di Kaitlyn, che ritrova la propria stabilità emotiva nella fedeltà viaggiatrice dei piccioni. Il film gioca quindi sul parallelismo tematico tra la funambolica vita di Kaitlyn e quella dei piccioni viaggiatori con una costruzione drammaturgica evidente. Per esempio, Kaitlyn chiama uno dei due suoi piccioni Charlie Tickets, come una vecchia canzone su un uomo che non tornò mai a casa. La speranza che Charlie torni a casa, a differenza del padre, è un motivo in più per Kaitlyn per sperare in un domani migliore.
Cosa sappiamo delle gare di piccioni viaggiatori
Ma cosa sappiamo delle gare di piccioni viaggiatori? Ce ne parla in parte Susan Orlean nel suo articolo, descrivendone gli albori come sport competitivo nel Belgio di inizio ‘900. Prima, i piccioni sono sempre stati utilizzati come messaggeri, tra gli estesi confini dell’Impero Romano, fino ai campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale. Li contraddistinguono velocità e resistenza, unite all’instancabile desiderio di rincasare. L’istinto li guida sulla strada del ritorno, aiutato da un intenso allenamento che insegna ai piccioni a considerare casa il luogo dove vengono nutriti costantemente.
Subentra quindi il primario bisogno alimentare a definire la chiave del loro orientamento, oltre alla certezza di trovare qualcuno che si prenda cura di loro. Non è un caso, dunque, rievocare nel panorama cinematografico figure di donnine buone circondate dai piccioni, come le signore di Mamma Ho Perso L’Aereo e Mary Poppins. Il loro fare benevolo compensa la solitudine con la compagnia di stormi di piccioni, associati dall’immaginario collettivo a creature sporche e infette. I piccioni da gara, però, sono addestrati e curati, e il loro valore può arrivare a 30.000$ e molto di più. Come riporta «Internazionale» , infatti, nel 2020 un imprenditore cinese ha speso circa 1.200.000$ per uno di questi uccelli. Per questo la protagonista di Little Wing non esita un attimo a rubare un celebre piccione da gara.
Sebbene gli allenatori di piccioni vivano d’altro, coltivando le gare come hobby, alcune di queste hanno sostanziosi premi in denaro. D’altro canto, oltre al costo del volatile, questo sport non è particolarmente dispendioso. Basta poco per il nutrimento animale, circa 250$ per l’iscrizione annuale alle gare e un centinaio di dollari per il timer elettronico di tracciamento della velocità. Quest’ultima può arrivare fino a 145 km/h, tanto che gli allenatori non hanno fisicamente il tempo di raggiungere casa prima dei loro concorrenti. Lontani da casa, i piccioni viaggiatori sono prigionieri di un posto che non appartiene loro.
Un uomo che sta per morire, mio fratello muto ed io
Little Wing ritrae questa peculiare realtà, diffusa anche in Italia, con un tono fiabesco e la colonna sonora punk delle Bikini Kill, band anni ’90 capitanata dall’alter ego della protagonista, Kathleen Hanna . Sebbene vengano trattate tematiche pesanti come il pensiero suicida, il film trattiene una delicata amarezza che sposa la certezza di una risoluzione positiva degli eventi. Così quando Kaitlyn si interfaccia con la mafia russa dei piccioni viaggiatori o quando Matt e Arthur, il migliore amico della protagonista, rischiano la vita per salvare Granger, la tensione sospesa profuma già di lieto fine.
Per tutta la durata del film, il voice over di Kaityln aiuta a leggere la storia con la sua prospettiva cinica, ironica e corazzata di indifferenza per nascondere la malinconia. Quest’ultima, però, emerge tra le righe, sviscerando il lato umano e genuino dei personaggi in momenti più convincenti rispetto a quelli ironici. Little Wing aiuta quindi a ribaltare la prospettiva dello spettatore. Connota di saggia immaturità lo spirito d’intraprendenza e il coraggio della protagonista e dà valore a creature che per l’eternità dei loro giorni sono state chiamate “i ratti del cielo”.
L’impressione finale è quella di una storia che sa equilibrare momenti tensivi e drammatici con la schiettezza e la sincerità di un’adolescente. La stessa che definisce “un uomo che sta per morire, mio fratello muto ed io” durante la sequenza finale per liberare Granger dalla mafia russa. Quest’ultima, costruita come villain d’appoggio e non realmente pericolosa, ci porta a chiederci: perché si dovrebbe comprare un piccione viaggiatore addestrato solo a tornare a casa propria e non altrove? Ma questa è un’altra storia.
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