Lux Santa, primo documentario di Matteo Russo in concorso al Torino Film Festival nella sezione dei documentari italiani, è uno spaccato sulla realtà giovanile nella provincia di Crotone. Una realtà, seppur molto segnata dalla criminalità e dall’abbandono, viva e solidale, sostenuta dagli abitanti che ammirano lo spirito di fratellanza dei ragazzi che tengono viva una tradizione sentita e simbolica. Per dimenticarsi, anche solo per un breve momento, tutto quello che si trascinano dietro, come la malinconia e la rabbia verso contesti violenti o immobili.
Il gruppo dei ragazzi del rione Fondo Gesù comincia a raccogliere la legna e a preparare il falò per la festa di Santa Lucia: più grande e più visibile sarà il fuoco, più porteranno in alto l’onore e il prestigio del quartiere. Durante la preparazione ci sono contrasti, momenti di vicinanza da parte della gente dei caseggiati, festeggiamenti e il tempo per condividere le loro pesanti situazioni famigliari e confidarsi sulle paure di non rivedere più i propri padri.
Lux Santa, una storia di riscatto tra reportage e spiritualità
La macchina da presa entra nella quotidianità dei protagonisti e li segue nelle loro giornate per documentare un gruppo vivace di giovani, costruendo un racconto che intreccia la contemporaneità e la spiritualità della tradizione. La finzione e il reportage si scambiano continuamente nella durata di Lux Santa e ci immergono nel quartiere cittadino con uno stile di ripresa delicato e sincero. C’è un forte elemento di autenticità e di purezza già dalle prime immagini.
L’obiettivo di Lux Santa è sempre stretto sui primi piani dei volti dei ragazzi e li segue anche nei loro luoghi e nei momenti più intimi dove si scambiano racconti e s’incoraggiano durante la costruzione della piramide di legno, atto esorcizzante e liberatorio, mirato a creare qualcosa che li allontani dai loro problemi personali e confessi le loro fragilità. La festa è simbolica perché accentrata sulla storia di Santa Lucia che, totalmente accecata, riesce a vedere la luce nell’oscurità che la circonda.
Lux Santa, il cinema del reale che scopre e rivela lati nascosti
Il contatto con la realtà è l’elemento che conduce in Lux Santa all’avvicinamento tipico del documentario, al quale, però, si somma la necessità di costruire una storia attorno al contesto. La struttura narrativa si fonde con lo scenario documentaristico del film. La tradizione e il mito di Santa Lucia sono narrati proprio attraverso le gesta degli adolescenti del rione Fondo Gesù. Il muro tra realtà e finzione però è invisibile, gli elementi documentaristici scompaiono ogni qual volta la struttura narrativa ,che racconta i problemi dei nostri protagonisti, prende il sopravvento.
Matteo Russo, l’autore di questo reportage, con la collaborazione dello co-sceneggiatore Carlo Gallo, è stato a stretto contatto con i ragazzi e le loro famiglie per ben due anni, partendo da un approccio narrativo di carattere antropologico dell’evento che poi con il tempo, stabilendo un forte legame con i giovani del quartiere e collaborando con loro, si è trasformato radicalmente. L’esperienza del set per i ragazzi, sebbene all’inizio non li coinvolgesse molto, li ha aiutati a raccontarsi e ad attrarre altri coetanei che hanno contribuito anche alla colonna sonora del film, curata da Ginevra Nervi, che contiene canzoni di artisti della scena rap e trap locale.
Lux Santa ha un tono vivace e delicato e porta in scena una storia dal gusto neorealista e contemporaneo: attraverso un evento e un lavoro con i ragazzi ci si riavvicina a certe realtà, spogliate di tutta la cronaca nera e luoghi comuni, i cui sogni e speranze sono riposti in riti religiosi e tradizionali capaci di raggruppare una comunità locale e intergenerazionale.
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