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«Mele» apre la sezione Orizzonti | Venezia77

5 minuti di lettura

La sezione Orizzonti della 77° Mostra del cinema di Venezia si apre con un’opera prima: Mele (Mila) del greco Christos Nikou. Assistente alla regia del suo conterraneo più famoso Yorgos Lanthimos sul set di Dogtooth (Kynodontas), Nikou, col suo primo film, alza da subito l’asticella della sua categoria.

«Mele», la trama

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In un passato non molto lontano, imperversa su scala globale una pandemia che causa ai malati l’improvvisa perdita della memoria. Chi ne viene colpito è immediatamente trasportato in ospedale. Se il paziente non viene identificato tramite documenti o il contatto di famigliari o conoscenti, rimane sotto osservazione medica a tempo indeterminato. Vi è, però, un’alternativa: la partecipazione al programma “Nuova identità”, pensato per chi, persa la memoria del proprio passato, desidera rifarsi una vita. Il protagonista del film (Aris Servetalis), senza identità e senza nome, sceglie di sfruttare l’occasione per ripartire da zero.  

Identità e spersonalizzazione

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L’intento dichiarato di “Nuova identità” è permettere ai malati di amnesia di vivere da persone normali. In realtà, la condizione in cui essi si trovano assomiglia molto di più a quella di cavie da laboratorio: ospitati in appartamenti spogli e impersonali e dotati di un vestiario quasi uguale per tutti, i pazienti ricevono regolarmente indicazioni su cosa fare, tramite delle audiocassette. Simili a fantasmi, essi si fanno guidare da una voce senza volto e non hanno alcun controllo sulle proprie esistenze.

La rinascita che il programma si propone di offrire ha inizio con la creazione di nuovi ricordi. Essa dovrà essere documentata scattando foto polaroid, che i medici avranno cura di controllare periodicamente. Così, oggetti di norma carichi di valore affettivo come gli album delle fotografie diventano asettiche cartelle mediche e lo scatto di un’istantanea si fa procedura chirurgica.

Interessante notare come a ogni malato vengano date istruzioni identiche, così che il percorso verso la creazione di una nuova identità sembra da subito degenerare in una omologante spersonalizzazione.

Se dimenticare diventa una scelta

Quando il protagonista di Mele si scopre capace di ricordare una vecchia canzone a memoria o il proprio indirizzo di casa, sembra spaventarsi. Non appena il fruttivendolo gli rivela che le mele fanno bene alla memoria, lui, che ne è golosissimo, smette di mangiarle. Sembra quindi che l’uomo voglia dimenticare definitivamente quel passato perduto all’improvviso e il fatto che la sua malattia sia incurabile, invece di gettarlo nella disperazione, lo rassicura.

Con Mele, Nikou riflette sull’importanza della memoria e dei ricordi: è possibile dimenticare le cose che ci hanno ferito? E, soprattutto, è davvero ciò che ci si deve augurare? Oppure il dolore, per quanto intenso e lancinante, è comunque preferibile, in quanto autentico, a un’esistenza vissuta in una – quasi letterale – spensieratezza?

«Mele»: una distopia intimista

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Quello rappresentato in Mele è uno scenario senza dubbio distopico. Ma le scelte fatte da Nikou riguardo al tono e alla messa in scena rendono tutto ciò che accade inspiegabilmente plausibile, eludendo il distacco cui una narrazione surreale potrebbe portare. Lontano dal registro fortemente sarcastico e dalle atmosfere stranianti di Lanthimos, Nikou preferisce dare al suo film una vena intimista, rafforzata visivamente dall’inquadratura ristretta nell’immagine 4:3 – un evidente richiamo alle foto polaroid – che incornicia e confina il protagonista nel suo essenziale isolamento. Il volto dell’uomo, poi, è mostrato quasi esclusivamente di profilo, a voler evidenziare come l’amnesia renda impossibile – a lui come a noi – conoscersi – e conoscerlo – per intero.

Il film di Christos Nikou è il primo della sezione Orizzonti, che, da sempre tra le più stimolanti e variegate della Mostra, non mancherà di sorprendere anche nei prossimi giorni.


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Classe 1996. Laureata in Filologia Moderna, ama stare in compagnia degli altri e di se stessa. Adora il mare e le passeggiate senza meta. Si nutre principalmente di tisane, lunghe chiacchierate e pomeriggi al cinema.

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