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Muti copertina

Muti è un maldestro e dimenticabile thriller

6 minuti di lettura

Muti, uscito in Italia lo scorso marzo e ora disponibile su Amazon Prime Video, è un thriller scritto e diretto a sei mani da George Gallo, sceneggiatore di Bad Boys, e dai registi italiani Francesco Cinquemani e Giorgia Iannone , la cui trama segue una scia inquietante di omicidi compiuti secondo dei riti di magia nera africana. Il killer è uno sciamano pagato da gente facoltosa che crede nella potenza degli elisir di lunga vita ottenuti dai rituali con le vittime. Sulla sua scia ci sono due detective di diversi paesi, intenzionati a fermarlo ad ogni costo. Il detective Lucas Boyd verrà aiutato dal professor Mackles, esperto in cultura africana, per inseguire e fermare l’assassino.

Girato tra gli Stati Uniti e l’Italia, Muti ha elementi d’azione e horrror che si dipanano tra casolari abbandonati, le vie della Città Eterna e quelle cittadine del Mississippi. Le sequenze romane hanno un’atmosfera molto hollywoodiana impostata tra Hannibal e Angeli e Demoni, specialmente le due scene d’inseguimento, mentre quelle statunitensi hanno un respiro molto televisivo che ricorda True Detective. Peccato che la storia non riesca ad avere una vera e propria presa sullo spettatore a causa del ritmo dell’investigazione e della scrittura dei personaggi.

Un cast internazionale di grandi nomi

Muti The ritual killer Prime video

Muti vanta sin dal trailer e dai suoi poster un cast internazionale con grandi nomi, a cominciare da quello del celebre Morgan Freeman, nei panni dell’antropologo, fino a Cole Hauser e Peter Stormare come agenti di polizia. Il primo interpreta il detective tormentato mentre il secondo il suo disilluso superiore. Giuseppe Zeno interpreta l’ispettore capo Lavazzi, il corrispettivo italiano del protagonista ma con meno back story. Quest’ultimo nel secondo atto passa quasi in secondo piano, funzionando da specchio del protagonista o da semplice cameo.

La scrittura dei personaggi è debole e trita e ritrita per essere una storia di suspence e azione che si ambienta tra due paesi: l’antagonista principale ha un modus operandi molto interessante dal punto di vista criminologico e viene rappresentato come la lama nascosta del potere occulto che, per mantenere il controllo e la longevità, si affida a qualsiasi credenza e medicina, anche quella eticamente proibita. Ma a parte il sottotesto anti-complottista, l’assassino di Muti compie sempre degli errori stupidi e dimentica di essere discreto, perdendo quasi tutte le sue motivazioni e riducendosi ad essere solo un tirapiedi molto bravo a correre e a tagliare la gola. Perde totalmente appeal.

L’assenza di un appeal vero in Muti si nota specialmente nei protagonisti principali: il detective è l’ennesimo uomo tormentato da due lutti che trova rifugio nell’alcool e nel lavoro e l’antropologo è un vecchio saggio che lo guida in territori ambigui e inesplorati, sebbene inizialmente non sia del tutto convinto ad aiutare il detective. Lo sforzo di recitazione massimo è proprio quello di Morgan Freeman che, in quanto uomo di cultura, è sia interessato che disgustato dalle pratiche di medicina e magia tradizionale del Muti, mantenendo quell’ambiguità che lo ha sempre contraddistinto nei suoi ruoli di genere thriller.

Muti, un’occasione mancata per una storia di tensione e orrore

Muti The ritual killer

Se nel primo atto di Muti si presentano i personaggi con i loro difetti e punti di forza, nel secondo pochi hanno una crescita o un cambiamento vero e proprio. C’è una perdita di carisma e di focus che finisce per rendere la visione piatta e senza adrenalina. La regia, vittima di una scrittura poco curata, si perde e inquadra scenografie prive di personalità e altari con candele rosse e teschi posticci che sembrano usciti da un tunnel degli orrori. C’è poca cura in tutto ciò che circonda i personaggi, nonostante gli intriganti presupposti incentrati su pratiche di magia del sangue e collegamenti con le vette del potere.

Muti ha molti elementi interessanti per una storia che combinerebbe l’azione e l’horror, ma purtroppo non riesce a metterli a fuoco, proprio perché gli stessi personaggi risultano freddi e privi di carattere. Nonostante ci sia un risvolto pessimista e terrificante nel finale, il film non lascia comunque alcuna emozione ma risulta al contrario prevedibile e di cattivo gusto. Si può definire Muti un’occasione sprecata a causa di una scrittura maldestra e del poco controllo sugli elementi principali della storia, malgrado le sue buone premesse.


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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè con il sottofondo di una colonna sonora sognante o il nuovo singolo delle KDA.

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