Nyad – Oltre l’oceano è un film dei registi statunitensi Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi (vincitrice agli Oscar 2019 al Miglior Documentario per Free Solo) distribuito sulla piattaforma Netflix a partire dal 3 Novembre.
Tratto dall’autobiografia “Find a Way” di Diana Nyad, il film racconta la vera storia dell’atleta nota per le sue maratone marine, che l’hanno portata ad essere l’unica persona ad aver percorso a nuoto l’oceano che divide Cuba dalla Florida. Circa 52 ore in mare aperto, trascinata da correnti, circondata da cubomeduse fatali e squali affamati, Diana Nyad deve essere all’altezza della sua impresa, perché sente di essere nata per riuscire a fare qualcosa che tutti hanno sempre ritenuto impossibile prima di allora.
Nyad – Oltre l’oceano, non è mai troppo tardi per rimettersi in gioco
La protagonista di Nyad – Oltre l’oceano è Diana (Annette Bening), una donna di 61 anni figlia di un passato che l’ha consacrata regina del nuoto. Non entra in acqua da ormai più di 30 anni a causa del fallimento della spedizione tra Cuba e la Florida, che l’ha portata a tagliare i ponti con la sua passione. Bonnie (Jodie Foster), sua più cara amica, condivide con lei la vita di tutti i giorni da ormai trent’anni e sono l’una la famiglia dell’altra. Durante uno dei soliti pomeriggi, Diana confida a Bonnie il desiderio di rimettersi in gioco e portare a termine quella che è la sua missione di vita: attraversare finalmente la lingua d’oceano che divide Cuba da Key West.
Tra incredulità e perplessità, Bonnie aiuta l’atleta a reclutare i migliori esperti nel campo per assicurare la riuscita di questa titanica impresa e soprattutto garantire l’incolumità di Diana e di tutto l’equipaggio. Tra gli esperti c’è John Bartlett (Rhys Ifans), profondo conoscitore delle acque del golfo e della loro imprevedibilità, un uomo un po’ burbero e solitario ma che ha fatto dell’avventura il suo motivo d’esistere. Il suo aiuto si rivela fondamentale e ben presto diventa parte integrante del team, fungendo da vero e proprio punto di riferimento.
Più introspezione non avrebbe guastato
Nyad – Oltre l’oceano intreccia il presente con dei flashback provenienti dal tormentato passato della protagonista, portando alla luce quello che era, e continua a essere, una piaga nel mondo sportivo femminile e non: gli abusi sui minori. Come successo a tante altre ragazze, Diana ha subito violenze sessuali dall’allenatore che si sarebbe dovuto prendere cura di lei durante le lunghe sessioni sportive.
Queste immagini sono spesso rievocate durante le logoranti nuotate, quando la donna è sola con se stessa e circondata soltanto dal blu più assoluto. Ci sono quindi delle questioni in sospeso nella vita di Diana Nyad, che spesso passano in secondo piano, offuscate dalla patina scintillante del successo e dei riconoscimenti. Sarebbe stato interessante se Nyad – Oltre l’oceano avesse lasciato più spazio a questo grande trauma che lei si porta dietro da sempre e approfondito lo stato psicologico durante le grandi traversate oceaniche. Ci avrebbe mostrato una Diana meno focalizzata sui suoi obiettivi, ma forse più umana, più in contatto con se stessa di quanto non venga poi mostrato nel film.
Anche la figura paterna sembra ricoprire un ruolo cruciale nella formazione personale della Signora Nyad, ma sappiamo poco di quanto la sua dipartita abbia influenzato la visione del mondo della piccola Diana. Al netto di ciò, Nyad – Oltre l’oceano è un film molto godibile, in cui spiccano le interpretazione delle due protagoniste che riescono a risultare molto in sintonia tra di loro, quasi come fossero veramente amiche da tutta una vita.
Dopo 52 ore di tragitto, tre sono le cose che la donna si sente di dire sulle spiagge di Key West, circondata da una folla acclamante. Questi sono i tre messaggi che Nyad – Oltre l’oceano vuole veicolare e intorno ai quali tutto il film ruota.
Prima cosa: Mai mollare. Mai e poi mai.
Seconda cosa: Non si è mai troppo vecchi per inseguire i propri sogni.
Terza cosa: Sembra uno sport solitario, ma ci vuole una squadra.
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Splendido film che forse non approfondisce il rapporto col padre ma da’una profonda e ricercatissima visione dell’amicizia tra le due protagoniste e il team. Attori ottimi e regia sempre attenta e senza momenti di rilassatezza. Giudizio molto favorevole