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Paolo Villaggio

Fantozzi, giù la maschera! Perché Sordi si sbagliava su Paolo Villaggio

5 minuti di lettura

Tanti auguri a Paolo Villaggio che oggi, 30 dicembre 2021, avrebbe spento 89 candeline. Paolo Villaggio è certamente una delle icone della comicità italiana, ma non solo. Infatti, accanto all’immortale Fantozzi, è possibile ricordare alcuni ruoli drammatici, ma anche lavori in teatro, in TV e, ovviamente come scrittore.

Personaggio scomodo, spesso senza peli sulla lingua, amato e odiato, mal sopportato e osannato, sottovalutato e super celebrato, a detta di molti scrittore geniale.

Il Leone d’oro alla carriera nel 1992, prima ancora dei sessant’anni e soprattutto prima di Alberto Sordi, fece storcere il naso a molti, soprattutto a quest’ultimo che dichiarò in due occasioni distinte troppo presto per Villaggio e Mah, non credo che quella di Villaggio fosse una carriera da premiare, oltre Fantozzi non ha fatto granché. Albertone non le mandò certo a dire…

Altro pilastro del cinema e della comicità italiana, Nino Manfredi, andò giù ancora più duro: “è come se anziché dare un premio a Chaplin l’avessero dato ai fratelli Marx […] una comicità che non lascia segni, che non fa riflettere”. Villaggio non si è mai lasciato intimorire o condizionare da tali considerazioni tranchant, forte dei successi nel grande pubblico ma anche della sua grande consapevolezza: non aveva paura di definire “atroci” film come I pompieri o Scuola di ladri.

La Fantozziazione raccontata da Paolo Villaggio

Paolo Villaggio Fellini

I premi ricevuti soprattutto nella seconda parte della sua carriera – e per ruoli drammatici – dimostrano ampiamente la sua poliedricità. Nel 1990 un David di Donatello come migliore attore per La voce della luna di Fellini, nel 1992 il Leone d’oro alla carriera, nel 1994 un Nastro d’argento come miglior attore per Il segreto del bosco vecchio di Ermanno Olmi e nel 2009 un David speciale alla carriera.

È stato il più grande clown della sua generazione, un clown irripetibile, rarissimo come i grandi poeti. Con Fantozzi, Paolo ha creato la prima vera maschera nazionale, qualcosa che durerà in eterno

Queste le parole di Roberto Benigni il giorno della sua morte, il 3 luglio 2017. Le parole di Benigni, mai banali, parlano di una “prima vera maschera nazionale” e offrono un grande spunto di riflessione. Maschera è infatti il termine dal quale, con ogni probabilità, deriva la parola italiana persona e questo consente un primo fondamentale passaggio: Fantozzi è una persona, Fantozzi siamo noi. Ognuno di noi, nella propria vita, è stato Fantozzi – o continua ad esserlo – e ha assunto, suo malgrado, la sua maschera.

Questa considerazione descrive al meglio i nostri naturali processi di fantozzizzazione e, in qualche modo, li esorcizza e ci libera dal senso di inadeguatezza: è normale essere Fantozzi!

Non casuale la circostanza che questa considerazione coincida con la visione dello stesso Villaggio.

Paolo Villaggio faceva bene a rivendicare il suo ruolo

Paolo Villaggio Fantozzi

Infatti, curiosamente, in una vecchia intervista del 1976, Villaggio rivendicava, a dispetto di quanto affermato – successivamente – da Nino Manfredi, una satira politica e di costume dei suoi personaggi, Fantozzi e Fracchia.

Villaggio sosteneva che l’italiano è normalmente privo di satira e non accetta la critica diretta, motivo per cui utilizzava le iperboli: Fantozzi è rinchiuso in auto novantasei ore, oppure cade da centosettanta metri. Queste iperboli fanno si che nessuno si identifichi direttamente in Fantozzi, pur associando la sua immagine allo zio, al cognato, al vicino di casa o al capo ufficio.

È sufficiente ridimensionare i fantasiosi iperbolismi, per far cadere quella maschera e scoprire che Fantozzi siamo noi, perché il cognato, il suocero, il macellaio, il vicino di casa o il collega di ufficio siamo proprio noi.

Lo si può amare o odiare ma di sicuro, qualche volta nella vita, la nuvoletta di Fantozzi è stata esattamente sulla nostra testa.


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Maestro di scuola elementare, avvocato, cuoco sconclusionato, scacchista senza talento. Anamnesi: affetto da curiosite cronica, malato di cinema, insana passione per Eric Cartman e Mr. Hankey. Autori preferiti (impossibile citarli tutti) "Beat" Kitano, Lars Von Trier, Aki Kaurismaki, Kim Ki-duk, Buñuel, fratelli Coen, Tarantino, Hitchcock, Argento, Mario Bava, Fernando di Leo. Eroe preferito: Superman? Batman? Macchè! Arturo Bandini

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