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3 versioni di Pinocchio che rivelano gli errori del Live Action di Zemeckis

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7 minuti di lettura

Se c’è qualcosa che ci ha insegnato il nuovo live action Disney su Pinocchio è che i problemi fondamentali di trasporre un racconto così celebre risiedono nel riuscire a trasmettere lo spirito dell’opera originale.

Per creare un prodotto interessante lo spettatore necessita di essere stimolato, di assistere a qualcosa di diverso, ma al tempo stesso è importante rispettare il messaggio principale che ha reso immortale il racconto di formazione di Carlo Collodi. Lo stesso film d’animazione Disney ha rivisitato la storia originale, ma lo ha fatto mantenendo il suo spirito, creando una nuova meravigliosa versione in grado di ampliare il suo pubblico attraversando le epoche e tenendo in vita un racconto che si sarebbe potuto perdere nel tempo.

Il film di Zemeckis imita il film animato e non dà nulla alle nuove generazioni, tanto meno alle vecchie che conoscono la storia e la sua potenza che qui risulta enormemente indebolita. Ma la storia cinematografica di Pinocchio è già ricca di adattamenti riusciti e non ha intenzione di fermarsi qui.

Le avventure di Pinocchio, lo sceneggiato Rai di Comencini

Pinocchio Comencini NPC Magazine

Tra i più riusciti adattamenti dell’opera di Collodi c’è senza dubbio lo sceneggiato Rai di Luigi Comencini (scritto con Suso Cecchi D’Amico), una serie di sei episodi disponibile su RaiPlay.

Quella di Comencini è la perfetta unione tra il film d’animazione Disney e il racconto di Collodi, con quello stilema da sceneggiato Rai anni ’70 che si adegua bene a una storia dolce e genuina come quella che va a raccontare. Comencini trasmette tutti gli insegnamenti chiave dell’opera, ma anziché utilizzare il pericolo e la paura, crea una fortissima empatia tra lo spettatore e mastro Geppetto (interpretato magistralmente da un Nino Manfredi in stato di grazia), un padre esemplare dalla bontà unica di cui è impossibile non innamorarsi. Sentimenti opposti per il Pinocchio più disobbediente mai messo su schermo, che però rafforza gli insegnamenti che la storia vuole trasmettere.

Il mezzo televisivo dà più tempo per caratterizzare i personaggi e consente di raccontare fedelmente tanti passi dell’opera originale che non figurano nelle altre trasposizioni. L’epoca e il mezzo fanno perdere qualcosa sul lato estetico per dei naturali limiti tecnici, ma l’ambientazione rurale e la colonna sonora di Fiorenzo Carpi creano un’atmosfera sublime mai replicata con nessun altro adattamento.

Il Pinocchio dark e fiabesco di Garrone

Pinocchio Garrone NPC Magazine

Matteo Garrone ha due facce: quella del cinema di borgata, reale, decadente, pasoliniano, e quella del cinema fiabesco, barocco, dark, simil burtoniano.

Seppur all’annuncio di un nuovo film su Pinocchio tanti storsero il naso, quello di Garrone risulta essere un approccio interessante e mai visto fino alla sua realizzazione. Nessuno aveva mai adattato così fedelmente i passi più dark del racconto di Collodi, ma soprattutto nessuno aveva mai realizzato un adattamento live action così esteticamente curato: scenografie e ambientazioni naturali da brividi, con costumi e trucco impressionanti tanto da aggiudicarsi due candidature ai Premi Oscar (non una cosa così frequente per un film italiano degli ultimi anni).

Il film ha ricevuto una buona distribuzione internazionale, complice anche la presenza e il ritorno sullo schermo del grande Roberto Benigni, qui nel ruolo di Geppetto e decisamente più in parte di quanto lo è stato nel ruolo di Pinocchio nel suo omonimo adattamento.

I sogni di Pinocchio, il sequel creepy di Hal Sutherland

Pinocchio sutherland NPC Magazine

Nel 1987 la Filmnation produce un vero e proprio sequel del Pinocchio della Disney: I sogni di Pinocchio (titolo originale: Pinocchio and the Emperor of the Night), diretto da Hal Sutherland.

Nonostante il risultato sia più che imperfetto, questo film è l’esatto opposto di quello di Zemeckis in quanto originale e d’impatto, nonché impossibile da dimenticare. Sutherland non fa leva sulla nostalgia e porta in scena un sequel, qualcosa di diverso per cui appassionarsi (come ha fatto Tim Burton con il suo live action di Dumbo), girando un film terrificante, obiettivamente catalogabile come horror. Chiunque l’abbia visto non ha più dimenticato la scena dei burattini e quella del Paese dei Balocchi, immagini costruite da un’animazione grezza e creepy, dove anche la colonna sonora e le voci dei personaggi (l’Imperatore è doppiato da James Earl Jones) influiscono sull’angosciante risultato finale.

Il prossimo Pinocchio targato Guillermo del Toro

pinocchio del toro

I film citati sono la prova che alcune storie immortali possono ricevere più adattamenti senza essere ripetitivi, innovando lo stile e mantenendo gli insegnamenti che ancora oggi risultano attuali dopo ben 139 anni.

Il prossimo – in uscita su Netflix il 9 dicembre 2022 – sarà quello del grande Guillermo del Toro (co-diretto con Mark Gustafson). Nonostante sia prematuro parlare dell’effettiva qualità del film, quello del regista messicano ha tutte le carte in regola per diventare una nuova interessantissima rivisitazione del romanzo di Collodi.

Guillermo Del Toro ci ha già deliziato con delle favole non convenzionali, con il suo spirito gotico e la sua mente immaginifica creatrice di mostri artistici e originali. L’estetica dark dell’autore premio Oscar potrà influire in modo positivo sulla realizzazione dell’atmosfera, specialmente se contestualizzata nei periodi più bui della nostra storia dal momento che sarà ambientato nell’Italia fascista. Il film sarà animato in stop-motion, la tecnica più complessa e affascinante del mezzo cinematografico, palpabile e artiginale, in netta opposizione con l’abuso di CGI visto nell’ultimo adattamento targato Disney.

Le premesse per un bel film ci sono tutte, non ci resta che aspettare, nella speranza di vivere un’altra grande esperienza grazie all’opera di Collodi che ancora oggi ispira innumerevoli autori di tutto il mondo.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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