Dopo il rilascio del dodicesimo e ultimo episodio il 23 luglio, See You in My 19th Life si è finalmente conclusa, con l’illusione di aver regalato ai suoi fan le risposte che stavano aspettando da un paio di mesi; un’illusione perché, con il senno di poi, la serie non si è dimostrata così valida nonostante un’inizio più che incoraggiante. Questo Kdrama diretto da Lee Na-jeong a cavallo tra fantasy e mondo reale vanta infatti caratteristiche per cui essere apprezzato, ma abbonda di difetti che lo rendono non così bello da rientrare in quelli da non skippare assolutamente.
Di cosa parla See You in My 19th Life
Protagonista di questa favola moderna è Ban Ji-eum (Shin Hye-sun), una donna decisamente fuori dal comune poiché costretta (per ragioni sconosciute) ad avere memoria delle sue vite precedenti, inclusi i momenti più difficili e gli eventi che ne hanno decretato la fine. L’ultima vissuta, ovvero la diciottesima, è per lei particolarmente dolorosa da ricordare essendosi conclusa con la sua morte prematura e la brusca separazione dal suo amico Moon So-ah. Reincarnatasi per la diciannovesima volta poco dopo, Ji-eum decide di ritrovarlo ad ogni costo e riprendere il loro rapporto da dove il fato li aveva interrotti: e se la sua fosse una scelta non priva di conseguenze?
Un romance dal potenziale inespresso
I protagonisti di See You in My 19th Life meritano decisamente due paroline, a cominciare dal sempre più celebre Ahn Bo-hyun: un attore che già in Itawon Class aveva lasciato intravedere il suo potenziale e che dopo My Name speravamo di vedere scalare la vetta, magari assumendo un ruolo più centrale e in veste ancora diversa. In effetti è più o meno ciò che abbiamo ottenuto: per Moon So-ah non avrà sfociato la sua miglior performance, bloccato com’era nello stereotipo del protagonista bello e perfetto, ciò non toglie che il ruolo ne abbia provato la versatilità.
Lo stesso non si può dire di Shin Hye-sun, che dà l’impressione di essere sottotono e non solo rispetto a tutto il resto del cast. La sua aria grigia si può solo giustificare col peso delle vite vissute dal suo personaggio, ma troppo spesso finisce per spegnere l’intera serie: ciò non era accaduto in altri Kdrama come Hymn of Death dove il suo sguardo ricolmo di tristezza non solo rifletteva la malinconia del copione, ma la enfatizzava con una certa delicatezza.
See You in My 19th Life ha di stuzzicante che la trama ruoti attorno al tema della reincarnazione, molto caro alla cultura sudcoreana e favolistico dal punto di vista di un pubblico occidentale, seppure anche noi siamo ormai abituati a certi concetti. Rispetto all’approccio adottato in Kdrama come Tomorrow, l’esistenza delle vite passate è qui il fulcro dell’intera vicenda, e ciò predispone una trattazione tutt’altro che noiosa: in più, l’amore come forza che trascende lo spazio e il tempo mantiene la storia in bilico tra piano terreno e trascendentale rendendola appetibile a chi crede nella reincarnazione e ai più scettici.
Ma da biasimare è che See You in My 19th Life cavalchi l’onda della noncuranza per i dettagli e l’esaustività, tendenza consolidata da un annetto a questa parte e responsabile di aver fatto cadere molti Kdrama nel dimenticatoio. Non che la presenza di spiegoni fosse essenziale, ma chiarimenti sui meccanismi ultraterreni che dettano legge sono necessari in una serie che potrebbe conquistare il cuore del pubblico e non solo fungere da riempitivo del venerdì sera (possibilità in questo caso rimasta concreta fino alla terzultima puntata, o giù di lì).
See You in My 19th Life, un percorso in discesa
See You in My 19th Life è un Kdrama delizioso ma in modo banale, che come tanti altri intrattiene al meglio delle sue possibilità quando non ci si aspetta di essere stupiti; questo perché inizia col botto per poi procedere in discesa concludendosi con un finale prevedibile e un po’ scolorito.
Al pari di molte serie sudcoreane degli ultimi tempi quella di Lee Na-jeong trascura punti del copione o li lascia in bianco, contando sul fatto che i fan sapranno riempirli con l’immaginazione e la logica: quasi un modo di lavarsi le mani dalle responsabilità di eventuali falle, sempre meglio che sbagliare clamorosamente e rovinare un prodotto che fa sorridere, tutto sommato.
Qualche episodio in più di certo avrebbe giovato, o se non altro permesso di aggiungere dettagli significativi a una storia emotivamente potente che così gestita non ha potuto rendere al meglio. Invece di condurre a una sensazione di completezza a partire dall’iniziale sorriso a trentadue denti, See You in My 19th Life resta in bilico tra il genere fantasy e la realtà, non rivelandosi abbastanza magica da far sussultare il cuore e talvolta facendo alzare un sopracciglio: si può dire sia un altro tentativo promettente ma fallimentare di scansare i grandi classici dalle watchlist.
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