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Spider-Man: Across the Spider-Verse

Spider-Man: Across the Spider-Verse, un’esplosione di colori, azione ed emozioni

Un film capace di assorbire la bellezza del predecessore e di amplificarla all'ennesima potenza

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11 minuti di lettura

L’attesa è finita. Dopo l’enorme successo del rivoluzionario primo film, è arrivato il momento di Spider-Man: Across the Spider-Verse, secondo capitolo di una annunciata trilogia, nelle sale dal 1 giugno. Il sequel prende tutte le premesse e i temi di Into the Spider-Verse e li amplifica a un livello assordante: gli stili d’animazione sono ancora più eterogenei e colorati, i personaggi e le loro dinamiche vengono approfonditi, le varianti degli Spider-Men sono infinite, la posta in gioco è altissima.

Così alta da rendere necessaria la spezzatura di questa storia epica in due parti: Spider-Man: Across the Spider-Verse è solo il preludio di Beyond the Spider-Verse, che si preannuncia uno dei film più epici mai realizzati su Spider-Man.

Spider-Man: Across the Spider-Verse è all’altezza delle aspettative?

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Dopo l’uscita di Into the Spider-Verse, si sono visti molti film d’animazione che tentano di emulare l’innovativo stile del film, che unisce 2D, 3D e pattern diversi per creare un’estetica eterogenea e variegata: da I Mitchell contro le macchine a Entergalactic, dal Gatto con gli Stivali al prossimo film sulle Tartarughe Ninja. Dunque, le aspettative per Spider-Man: Across the Spider-Verse erano giustificatamente alte: come può il sequel superare se stesso, soprattutto in un periodo in cui lo stile che ha creato imperversa ovunque?

Fortunatamente, la Sony Pictures Animation non ha deluso: è riuscita nell’impossibile impresa, triplicando i diversi stili d’animazione. Dall’Avvoltoio rinascimentale del prologo allo Spider-Punk inchiostrato dalle Xerox (doppiato da Daniel Kaluuya), dal mondo pennellato rosa e fucsia di Gwen al raffinato futurismo della Spider-Society. Tutti questi diversi elementi, ciascuno distinto da una propria specifica estetica, splendono di luce propria se presi singolarmente, vista la cura davvero impressionante e la ricchezza dei dettagli.

Ma forse nelle scene d’azione risulta tutto un po’ troppo travolgente e caotico. Ovviamente le scene d’azione sono tra le sequenze più coinvolgenti, ma la sovrabbondanza di colori, personaggi, elementi grafici, dialoghi e battute spesso stroppia.

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Ma Spider-Man: Across the Spider-Verse non è solo un film pieno di azione e dinamismo: nel film sono presenti invece molti momenti di quiete, di riflessione, ricchi di dialoghi molto realistici ed emotivi. Le relazioni tra Miles e sua madre, tra Gwen e suo padre, e soprattutto tra Miles e Gwen, sono il punto focale del film. Come Into the Spider-Verse si concentrava sul mythos di Spider-Man, così Spider-Man: Across the Spider-Verse, pur non dicendo nulla di nuovo sull’argomento, lo approfondisce e lo arricchisce di sfumature, sempre molto toccanti.

Into the Spider-Verse, pur funzionando benissimo come storia a sé stante, si può adesso retroattivamente vedere come un primo capitolo, che ha trattato comprensivamente tutti i problemi di cosa voglia dire essere Spider-Man. Spider-Man: Across the Spider-Verse non è da meno, e si concentra molto sul concetto dell’identità segreta e su come questo peso gravi sulla vita di Miles e di Gwen. In modo un po’ tautologico, il film ripete il concetto della tragedia e della perdita, e di come queste siano condizioni determinanti, se non addirittura necessarie, per l’esistenza di Spider-Man.

Il mythos sempre più vasto di Spider-Man

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Un aspetto interessante (nell’ennesimo spiegone di cosa sia e come funzioni il Multiverso, o meglio in questo caso, lo Spider-verso) è l’introduzione del canone, un cenno vagamente metatestuale che indica il percorso ripetitivo e inevitabile che accomuna tutti gli Spider-Men di tutto il multiverso.

In questo senso, Spider-Man: Across the Spider-Verse ripete con toni più drammatici e altisonanti quello che era già stato stabilito nel film precedente: le vite degli Spider-Men sono segnate dalla tragedia e dalla perdita, sono inevitabili, e devono essere accettate in quanto tali.

Miles però non è d’accordo, e vuole rompere questo schema infinito di sofferenza. Nel farlo, però, potrebbe distruggere tutto il multiverso. Qui entra in gioco il conflitto principale con Miguel O’Hara (ovvero Spider-Man 2099, doppiato da Oscar Isaac) e la sua Spider-Society, ma anche con Gwen e Peter. Infatti, i suoi amici gli hanno tenuto nascosto uno sconvolgente segreto, in un colpo di scena che gira drasticamente le carte in tavola per Miles e per quello che rappresenta nel mythos di Spider-Man.

Questa rivelazione è la parte più interessante di Spider-Man: Across the Spider-Verse, poiché porta veramente un grande cambiamento nell’epica del personaggio, e porterà a svolgimenti molto interessanti nel sequel Beyond the Spider-Verse.

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Sicuramente il concetto di multiverso è molto più coerente qui che nel MCU, che continua a creare sempre più confusione sul suo funzionamento e sui propri collegamenti.

Spider-Man: Across the Spider-Verse ha una struttura molto simile a Doctor Strange nel Multiverso della Follia, poiché vengono “spezzati” a metà dalla parte multiversale piena di distrazioni, camei ed easter eggs. L’esempio è calzante, poiché nel film MCU quella parte è l’unica che stona, è inconsistente e non aggiunge nulla alla trama o ai personaggi, è una mera scena di auto-pubblicità, piena di feticci e di fan service fine a se stesso, non allo sviluppo del film.

In Spider-Man: Across the Spider-Verse invece la parte centrale dedicata al multiverso è funzionale alla trama, benché sovrabbondino anche qui le distrazioni dei numerosi personaggi e dei rimandi metatestuali, anch’essi comunque coerenti a livello tematico.

Il film finisce con un cliffhanger notevole, anzi lascia le porte di diverse trame e sottotrame spalancate, tra la seria minaccia di Spot, la nemesi doppiato da Jason Schwartzman, la caccia della Spider-Society a Miles, e un inquietante, pericoloso nuovo universo che metterà a dura prova la vita personale di Miles. Il film finisce con un letterale To be continued…, e segna l’appuntamento a Beyond the Spider-Verse, in uscita l’estate prossima. Stavolta l’attesa sarà veramente trepidante.

SPOILER: Tutti i camei di Across the Spider-Verse spiegati

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Ovviamente non potevano mancare gli innumerevoli camei dal multiverso, tra graditi ritorni e personaggi inaspettati.

Partendo cronologicamente, il primo cameo che ha sorpreso è stato quello live-action della signora Chen, l’impassibile commessa del minimarket dei film di Venom. Più una strizzata d’occhio che un cameo, la cui funzione è ovviamente quella di ribadire il concetto di multiverso, e di rinforzare il collegamento tra le IP Marvel della Sony.

Ma i camei più succosi arrivano ovviamente con l’introduzione della Spider Society: qui vediamo, oltre a versioni bizzarre e al limite del demenziale, molti volti (e voci) noti. Tra i più degni di nota ci sono lo Spider-Man del videogioco Insomniac e lo Spectacular Spider-Man dell’omonima serie animata del 2008, doppiati rispettivamente da Yuri Lowenthal e Josh Keaton.

Compaiono, ma non parlano, Takuya Yamashiro dalla serie giapponese Toei del 1978, Spider-Man Unlimited dall’omonima serie animata del 1999, e diversi Spider-Men dalle pagine dei fumetti, tra cui Superior Spider-Man, Mangaverse Spider-Man, Bag-Man, gli Scarlet Spiders, Iron Spider, e molti, molti, molti altri.

Spider-Man: Across the Spider-Verse

La ciliegina sulla torta è la caratterizzazione di Ben Reilly (doppiato dal comico Andy Samberg), uno dei personaggi più controversi della storia del fumetto: questa versione di Scarlet Spider è quasi una satira del personaggio, reso eccessivamente edgy e tragico, per evidenziare le critiche mosse dal fandom.

Non mancano i volti di Toby Maguire e di Andrew Garfield e dei rispettivi zii Ben e capitani Stacy, anche se vengono riciclati da immagini di film precedenti, per mostrare gli eventi canonici presenti nelle vite di tutti gli Spider-Men. Ritorna l’ormai onnipresente J. K. Simmons nei ruoli di tutte le versioni multiversali di J. Jonah Jameson, l’iconico direttore del Daily Bugle.

Uno dei camei più succosi è quello di Donald Glover, che riprende il suo ruolo dal MCU: l’attore infatti era comparso brevemente in Spider-Man: Homecoming, nel ruolo di un certo Aaron Davis, ovvero Prowler. Chissà se questo cameo preannunci un ruolo più grande nei prossimi film con Tom Holland, con la possibilità di introdurre una versione live-action di Miles Morales, e magari un’interazione tra i due Spider-Men.


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Nato a Roma, studia attualmente al DAMS di Padova.
Vive in un mondo fatto di film, libri e fumetti, e da sempre assimila tutto quello che riesce da questi meravigliosi media.
Apprezza l'MCU e anche Martin Scorsese.

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