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Il Gatto con gli Stivali 2 - L'ultimo Desiderio NPC Magazine

Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio: il sequel che conquista contro ogni previsione

13 minuti di lettura

A ben 11 anni di distanza dal primo film, il mitico Gatto delle favole e del mondo di Shrek torna al cinema con il secondo capitolo: Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio. Antonio Banderas torna a prestare la voce e il carisma al Gatto (anche se stavolta non in italiano, ahinoi) insieme a Salma Hayek, mentre le new entries Florence Pugh, Olivia Colman e Wagner Moura interpretano nuovi personaggi. Nuovi per modo di dire, poiché ovviamente si tratta di personaggi delle favole: stavolta è il turno di Riccioli d’Oro e i tre orsi, di Jack Horner (una filastrocca inglese estranea alla nostra tradizione) e del grande e grosso Lupo Cattivo.

Il Gatto con gli Stivali, 11 anni dopo

Il Gatto con gli Stivali 2 - L'ultimo Desiderio NPC Magazine

Dopo aver esaurito le sue 8 vite, il Gatto si rende conto di essere rimasto con una sola vita, e comincia a essere terrorizzato dalla morte. Decide quindi di ritirarsi dalla sua vita di avventuriero fuorilegge, ma quando scopre che la leggenda su una stella cadente magica che esaudisce desideri è vera, decide di tornare alla ribalta per desiderare 9 nuove vite.

Nel suo viaggio incontrerà Perrito, un cane un po’ tonto ma buono, e rincrocerà la strada con Kitty Zampe di Velluto, sua storica compagna di avventure e flirt. Lungo la strada per la Stella, oltre a scontrarsi con gli altri interessati a ottenere i propri desideri, dovrà affrontare la sua paura più grande: la Morte stessa.

Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio devia fortemente dal primo film: quello che era un film leggero e, se vogliamo, un po’ vuoto vede invece nel seguito un tema forte e una direzione precisa. Una scelta coraggiosa quella di affrontare il tema della morte (e della sua paura) in un film destinato ad un pubblico molto giovane, nonostante anche i più adulti possano apprezzare la qualità del film.

Eppure Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio, arrivato in ritardo di più di 10 anni, funziona, anche se il nuovo pubblico giovane non si ricorda più (o non sa chi siano) i personaggi di Shrek o del primo Gatto con gli Stivali. Questo anche grazie al fatto che non si tratta di proprietà intellettuali appartenenti esclusivamente a un franchise, ma a quelle del repertorio culturale occidentale che ancora perdura (anche se si potrebbe discutere di quanti bambini al giorno d’oggi conoscano ancora le fiabe e le favole tradizionali).

Inoltre Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio funge intelligentemente da sequel a sé stante, senza fare riferimenti espliciti a eventi avvenuti in altri film con il Gatto, nonostante la presenza di Kitty, introdotta nel primo film. In questo il film funziona, poiché rimane godibile anche a chi non abbia mai visto nulla con il Gatto con gli Stivali: questo è il suo punto di forza.

La paura pedagogica che non si vede da un po’ nei cartoni

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Oltre alla sua comprensibilità per i neofiti, Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio è un buon film d’animazione anche per i temi che tratta: la morte non è mai stata un argomento estraneo ai film destinati ai più piccoli (basti pensare alla quantità di morti genitoriali e non solo nei vecchi cartoni Disney), eppure negli ultimi decenni sembra che certi temi, considerati forse troppo adulti o complicati, siano diventati una sorta di tabù in film del genere (a parte qualche eccezione, come Coco e, in parte, Big Hero 6).

In un panorama popolato da cartoni che cercano di accomodare e proteggere i bambini da ogni possibile argomento spinoso, film come questi aiutano invece i più giovani a crescere, a esplorare le proprie emozioni, a capire che non sempre il mondo è una favola, ma anzi che anche le emozioni negative, come la paura e l’ansia (probabilmente temi mai più attuali per i bambini che hanno dovuto vivere il lockdown nel 2020) possono essere catartiche e, soprattutto, pedagogiche: la paura della morte è naturale, non bisogna fuggirne, ma accettare la sua esistenza e apprezzare la vita per quello che è, senza sottovalutare o dare nulla per scontato.

Lo diceva anche Jim Henson, padre dei Muppets e regista di Labyrinth e The Dark Crystal, che non è sano per i bambini sentirsi sempre al sicuro: la paura è benefica, poiché li costringe ad affrontarla. Questo è quello che impara il Gatto con gli Stivali nel corso del film, ma è ovviamente anche il messaggio che si vuole trasmettere al pubblico, giovane o meno: l’universalità del tema è un altro pregio del film che contribuisce al suo apprezzamento da spettatori di tutte le età.

Non solo la paura della morte fisica, ma anche di quella metaforica, la morte di quella parte di noi che abbiamo paura di abbandonare, ma che prima o poi, crescendo, bisognerà lasciare andare: il Gatto, pur di continuare a vivere le sue avventure, è isolato da tutti, e dovrà scegliere se abbandonare la sua vita da avventuriero e restare con le persone che gli vogliono bene o se continuare la sua vita solitaria.

Tutto questo raccontato comunque in maniera piuttosto veloce e sommaria: sarebbe stato meglio approfondire tutti questi temi per darne più importanza e profondità. Ma, come vedremo, la produzione de Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio è stata molto travagliata, e può aver influito su queste dinamiche.

La produzione e l’animazione de Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio

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Quello che molti avranno probabilmente pensato è, perché un sequel sul Gatto con gli Stivali dopo così tanto tempo? D’altronde è passato un decennio dal primo film, e ancor più dall’ultimo capitolo di Shrek, film a cui il Gatto è strettamente legato. Infatti la produzione di questo sequel è stata molto lunga e incerta: annunciato nel 2014, il film doveva chiamarsi Puss in Boots 2: Nine Lives & 40 Thieves, ma da allora non venne più fatto alcun passo in avanti, se non per un commento di Banderas un anno dopo, in cui disse che la sceneggiatura stava subendo molte riscritture.

Silenzio radio fino al 2018, in cui Chris Meledandri, fondatore della Illumination e regista dei film di Cattivissimo Me, non salì a bordo come produttore esecutivo sul sequel del Gatto con gli Stivali. Un anno dopo Bob Persichetti, uno dei registi di Spider-Man: Into the Spider-Verse, viene annunciato come regista, per poi essere sostituito nel 2021 da Joel Crawford, già regista per la Dreamworks del sequel dei Croods. Finalmente il film ha trovato il suo team creativo, e l’anno successivo vengono confermati anche gli attori che prestano le voci.

Questa serie di passaggi della palla è necessaria per comprendere non solo la distanza d’uscita da un film all’altro, ma anche la scelta stilistica dell’animazione: i più attenti avranno notato come Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio ricordi molto lo stile di Troppo Cattivi, l’altro film Dreamworks uscito quest’anno. Infatti, sembra che la casa d’animazione si sia ispirata proprio allo stile unico di Spider-Man: Into the Spider-Verse, che unisce animazione 3D a quella 2D.

Sembra che questo tipo di animazione stia prendendo il sopravvento in praticamente tutti gli studios che non siano la Disney (vedasi Entergalactic e The Mitchells vs. the Machines, ma anche molti recenti cortometraggi, come alcuni presenti nella serie antologica Love, Deaths and Robots).

L’effetto di Spider-Man: Into the Spider-Verse è molto simile a quello che aveva provocato la Pixar, quando tutti cercavano di replicare quel fotorealismo che ha reso famosa la casa d’animazione (la Disney stessa adotta tutt’oggi quello stile nei suoi film). Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio non è da meno, e riesce anche a non rendere quest’ovvia scopiazzatura pesante: pur imitando lo stile unico ed irripetibile di Spider-Verse, il sequel del Gatto lo concilia con un aspetto pittorico, che conferisce un’atmosfera fiabesca consona al mondo del Gatto e di Shrek.

La nostalgia e la possibilità di un ritorno a Molto Molto Lontano

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Inevitabile per i più grandi, che sono cresciuti con i film di Shrek, non provare un po’ di nostalgia nel rivisitare quell’ironia di fondo, quel sarcasmo che un po’ decostruisce i personaggi e le dinamiche delle fiabe: dalla gang criminale di Riccioli d’Oro e i tre orsi, al Grillo Parlante che accusa Jack Horner di essere un mostro disumano insalvabile, fino alla stanza piena di artefatti e strumenti magici provenienti da fiabe e racconti tradizionali (oggi si potrebbe parlare facilmente di easter eggs).

Sono dettagli che faranno sorridere i più nostalgici, anche se ovviamente manca quel leggero velo di political incorrectness, quell’umorismo pungente che pervadeva i film originali di Shrek. A questo proposito, sembra che la Dreamworks sia nuovamente interessata a riprendere le redini del franchise dell’orco più amato del cinema: non solo Shrek, Fiona e Ciuchino compaiono nel nuovo logo animato della Dreamworks (realizzato in occasione dell’acquisizione della Universal della casa d’animazione), ma, in una scena post-credits, vediamo il Gatto, Kitty e Perrito arrivare su una nave a Molto Molto Lontano, dicendo di andare a trovare dei vecchi amici.

Una promessa, o una strizzatina d’occhio? Forse dipenderà tutto dal successo al botteghino de Il Gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo Desiderio, un film che, nonostante le basse aspettative, si rivela un ottimo film d’animazione, che vale la pena di vedere al cinema.


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Nato a Roma, studia attualmente al DAMS di Padova.
Vive in un mondo fatto di film, libri e fumetti, e da sempre assimila tutto quello che riesce da questi meravigliosi media.
Apprezza l'MCU e anche Martin Scorsese.

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