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Tár, la Cate Blanchett di Todd Field è un mistero sinfonico

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7 minuti di lettura

Nel 2002 In the Bedroom veniva candidato a cinque premi Oscar, tra cui miglior film, andato poi a Ron Howard con A Beautiful Mind. Nel 2007, Little Children conquistava una nomination per la miglior sceneggiatura non originale, basato sul romanzo Bravi bambini di Tom Perrotta, co-sceneggiatore.  Eppure la promessa di Todd Field non è più comparsa sullo schermo, impressa tra i titoli di testa o di coda. 

L’eco febbrile dell’esordio prima, e dell’opera seconda poi, hanno ostacolato l’ascesa di quel nuovo, talentuoso, regista americano, dedito a progetti cinematografici mai portati a compimento: gli adattamenti di Blood Meridian, The Creed of Violence e Beautiful Ruins non hanno mai visto la luce della produzione, così come il progetto di una sceneggiatura thriller con Joan Didion o l’ingresso nella serialità, ragionato con uno Showtime scritto su Purity di J. Franzen.

Con Tár, presentato in anteprima mondiale nella 79ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il 1° settembre 2022, Field presenta la risultante dei suoi anni d’ombra, esaltando devozionalmente la figura di Lydia Tár (Cate Blanchett), nota direttrice d’orchestra e compositrice nel mondo della musica classica, da sempre in vantaggio maschile. 

Narciso del prestigio, del lusso e delle attenzioni, la figura di Lydia si fa preda oscura delle fiamme della controversia, analogamente al lungometraggio di cui è protagonista: un’intersezione analitica tra politica dell’identità e cancel culture. Attenzione alle sonorità, quelle maestose di Hildur Guðnadóttir, premio Oscar per la colonna sonora di Joker nel 2020.

In uscita il 7 ottobre nelle sale statunitensi, in Italia il rilascio è stato fissato al 9 febbraio 2023 con Universal Pictures.

Tár on Tár: l’autocrazia del narcisismo muove dalla bacchetta

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Cate Blanchett stars as Lydia Tár in director Todd Field’s TÁR, a Focus Features release. Credit: Focus Features

Lydia Tár (Cate Blanchett) è all’apice della sua carriera: prima direttrice di un’importante orchestra tedesca, si prepara al lancio di un libro autobiografico, Tár on Tár, e a dirigere la Sinfonia n. 5 di Mahler. Nelle settimane seguenti tuttavia, Lydia si trova costretta a destreggiarsi – in una declinazione piuttosto moderna – tra natura mutevole del potere e l’impatto dello stesso sulla società: l’ingresso nell’organico orchestrale della giovanissima, attraente, violoncellista Olga, il rapporto controverso con la compagna – e primo violino – Sharon Goodnow (Nina Hoss), l’adozione della figlia Petra, l’intima amicizia con Andris Davis (Julian Glover), suo mentore e predecessore, il legame altisonante con l’assistente Francesca, interpretata da Noémie Merlant.

L’impulsività di Lydia muove dalla tossicità corrotta della norma, dalla necessità di scardinare il pensiero collettivo da quel male endogeno che fa della posizione verticale di una donna un fatto socio-politico. A scontrarsi, inevitabilmente, la democrazia orchestrale – un corpo all’unanimità decisionale – e l’autocrazia favolistica di Lydia, convinta tuttavia che il narcisismo delle differenze esalti il più bieco dei conformismi. Sconvolta dalla morte di Krista, sua ex-allieva e intima amica, Lydia affronta in parallelo la lenta, ma vertiginosa dissoluzione delle proprie certezze e l’intimazione dell’uditorio, mai indulgente dei vizi femminili.

L’implicita ferocia di una dea umana: Field non sbaglia

Scritto per essere interpretato dall’attrice, il lungometraggio di Field deve tutto al “sì” di Cate: “se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce. Blanchett è una maestra assoluta”. Sbalorditiva e verosimile, l’attrice ha ricalcato ed esaltato la figura di Lydia Tár, un assoluto nella sequenza iniziale: l’intervista tra il saggista Adam Gopnik e la compositrice al The New Yorker Festival vaglia al mirino la professione della compositrice, laureata in pianoforte al Curtis Institute e specializzata in musica della valle dell’Ucayali con il suo dottorato in Musicologia a Vienna.

Vincitrice di quattro premi tra i più prestigiosi (Emmy, Grammy, Oscar, Tony), una EGOT master a tutti gli effetti, fondatrice dell’Accordion Conductiong Fellowship, opportunità preziosa per giovani direttrici d’orchestra, Lydia Tár ha scalato le Big Five (le cinque grandi orchestre americane) pur lontana dal completarne il ciclo consueto, virando il temperamento del sogno verso l’incubo violento dell’ossessione.

La figura enigmatica di Lydia, nella cangiante e puntuale espressività del suo volto scenico, rivela un’umanità sconfinata, fragile, guida inconsapevole del proprio io oltre la bacchetta, in un crescendo emozionale, tensivo e sussultorio, che connota il lirismo classico di “un’implicita ferocia”.

Il primo piano di Cate, poco prima di varcare la quinta in favore dell’ostilità pungente di Gopnik, ne ticchetta e delinea il rigore, concede all’occhio il piacere della sofferenza di una donna mediaticamente esposta ma stretta in una nobile e rigorosa autoconservazione. Il tic nervoso, la smorfia nel riso visibile dall’angolo destro, i riti e i formulari edificano la figura di Lydia Tár, compiaciuta del proprio ego eppur vulnerabile, maestra e padrona di una brutalità dolcemente scandita dalla bacchetta: non esistono compromessi, esiste solo Lydia dentro, sopra e al di là del podio, aracnide mortifero di una tela intessuta di complici favori, relazioni taciute, amore disinteressato. Lo sottolinea la regia di Field – sguardo elegiaco e attenuante prima dell’ambiguità della sua protagonista – nobilitando il percorso emotivo di un essere umano nel tentativo di affrancarsi dall’automatismo robotico, odierno e condiviso malessere.

Ascesa, declino e conservazione di una dea umana, demiurgo di suoni e consapevolezze, il lungometraggio di Field compensa il ventennio di riflessione, nella cornice di una Venezia silenziosa e riverente, dimentica dell’odio, fascinata dall’umano.


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25, Roma | Scrittrice, giornalista, cinefila. Social media manager per Cinesociety.it dal 2019, da settembre 2020 collaboro con Cinematographe per la stesura di articoli, recensioni, editoriali, interviste e junket internazionali.
Dottoressa Magistrale in Giornalismo, caposervizio nella sezione Revisioni per NPC Magazine, il mio anno ruota attorno a due eventi: la notte degli Oscar e il Festival di Venezia.

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