A trent’anni esatti da Il Corvo, film cult di Alex Proyas, arriva finalmente nelle sale il travagliato remake The Crow – Il Corvo, diretto da Rupert Sanders, con Bill Skarsgård e FKA Twigs nei ruoli che furono del compianto Brandon Lee e di Sofia Shinas.
La lunga incubazione di The Crow – Il Corvo
Eric (Bill Skarsgård) e Shelly (FKA Twigs) si conoscono e s’innamorano in un centro di recupero. La ragazza, in particolare, si trova lì per aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto: i due si danno alla fuga quando il suo passato arriva a presentare il conto, ma non è sufficiente, venendo entrambi barbaramente uccisi da un’organizzazione capeggiata dal misterioso Vincent Roeg (Danny Huston). Eric, però, viene riportato in vita dall’entità Kronos (Sami Bouajila) tramite un corvo – che in alcune culture veniva considerato il tramite con l’aldilà – dal quale ottiene immortalità e poteri sovrumani, con il compito di trovare vendetta sui suoi assassini.
Di un remake del Corvo si parla già dai primi anni del decennio scorso e il progetto è rimasto in development hell per diverso tempo, alternando rumors sul protagonista: sembrò fosse fatta prima per Luke Evans e poi addirittura per Jason Momoa, ma nulla andò in porto. Con il sì di Bill Skarsgård le premesse sembravano ottime, ma a risultato ottenuto, una domanda sorge spontanea: con tutto il tempo che ci è voluto, è davvero il meglio che si potesse fare?
The Crow – Il Corvo sa solo quello che non è
The Crow – Il Corvo è stato pubblicizzato come un remake in chiave moderna dell’opera originale. A questo punto il dubbio potrebbe sorgere, considerato che del film capostipite conserva solamente i nomi dei due protagonisti, la presenza del corvo e una katana. La storia infatti è quasi totalmente diversa, arrivando a somigliare più ad un reboot della saga, o ad uno dei sequel apocrifi che si sono succeduti al film del 1994.
Di per sé non sarebbe un problema, ma venduto come un rifacimento, i confronti sono inevitabili, oltre che impietosi. Il Corvo, infatti, aveva un’estetica ed uno stile metal immediatamente riconoscibili e distintivi che lo hanno reso un cult: questo The Crow, invece, oltre a non avere un grammo del carisma dell’originale, è tremendamente anonimo, arrivando a somigliare a un generico film action-fantastico di Netflix e concentrandosi più a fare colpo su un pubblico adolescente, con momenti che avrebbero fatto grandi numeri su Tumblr una decina d’anni fa.
Il rimpianto aumenta quando si pensa che sarebbe stata l’occasione per avere una versione del Corvo più fedele alla bellissima graphic novel di James O’Barr da cui è tratto, rispetto alla quale lo stesso film di Alex Proyas si prendeva svariate libertà. Il simbolo dell’appiattimento è lo stesso Kronos: rappresenta lo Skull Cowboy che nel 1994 non compariva e che nella graphic novel era – come il nome potrebbe suggerire – un cowboy scheletro che fungeva da guida per Eric; qui, invece, è… un generico uomo.
The Crow, quindi, decide di andare per una strada totalmente diversa (e contromano).
The Crow – Il Corvo è un’occasione sprecata
Sia chiaro: non si tratta di critiche che lasciano il tempo che trovano, del tipo “certi film non si toccano!“. Un remake può essere sempre un’opportunità interessante per dare una nuova lettura ad un film del passato, esplorandolo in un’ottica diversa e avvicinando ad esso nuove generazioni che potrebbero non conoscerlo.
L’idea stessa di rivisitarlo in chiave moderna avrebbe avuto un suo perché, piuttosto che riproporre la copia carbone trent’anni dopo: la stessa atmosfera metal-grunge, pienamente anni Novanta, caratteristica de Il Corvo, oggi avrebbe potuto non avere la stessa presa. Tutto questo, però, avrebbe avuto un senso rimanendo fedeli al cuore della fonte, una storia struggente sull’amore, l’affrontare il lutto e il lasciar andare: temi che qui vengono ignorati e banalizzati.
Per correttezza, però, cerchiamo di considerare The Crow come film in sé, e non solo in quanto adattamento. Il problema è che non funziona neanche così.
The Crow dà il suo meglio nelle (troppo poche) sequenze d’azione – in particolare in quella del teatro, che è sicuramente la parte migliore del film, non lesinando su violenza grafica e impatto visivo. Solo che per il resto della durata va ad impelagarsi in una sceneggiatura confusa e in dei dialoghi piatti, che abbattono pesantemente il ritmo di un film che ci mette già parecchio a partire, dedicando tutta la prima parte alla conoscenza di Eric e Shelly: il Corvo vero e proprio non arriva che ben oltre la metà della pellicola, che ristagna nella noia fino a quel momento.
Bill Skarsgård ci prova anche e salva il salvabile quando è in scena, ma con il materiale a disposizione non può fare molto di più, bloccato in una caratterizzazione concentrata unicamente sul bello e dannato. Poco da dire sul resto del cast, tra cui un villain per cui si prova la novità sovrannaturale, ma che risulta decisamente dimenticabile e che a conti fatti si vede davvero poco.
Resta il rimpianto per quella che poteva essere un’opportunità interessante, soprattutto con un interprete del calibro di Skarsgård, ma che invece è stata abbandonata alla mediocrità.
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