Proprio così, avete capito bene. Fast X, decimo (ma non ultimo) capitolo della saga di Fast & Furious diretto da Louis Leterrier, è uscito nelle sale il 18 maggio, e anche noi non potevamo farci scappare l’evento. C’è però un problema: non abbiamo mai visto un capitolo della saga. Non per snobismo, chiaramente, piuttosto è la consapevolezza che Fast & Furious è un brand enorme, lungo e solidamente ancorato a tutto il corso del ventunesimo secolo. Non una bazzecola quindi: vent’anni di film, miliardi di dollari investiti, solo pochissime altre saghe cinematografiche possono vantare un simile impiego di forze.
E verrebbe da chiedersi: per cosa poi? Storie sconclusionate con dialoghi vuoti, effetti speciali assurdi, logiche fisiche interne alla narrazione ribaltate in continuazione.
La trama sconclusionata del nuovo capitolo della saga
La trama che abbiamo più o meno capito è questa: Dominic Toretto (Vin Diesel, ovviamente) e tutta la sua “famiglia”, compresa l’ex rivale Cipher (Charlize Theron), scovano a Roma un carico di microchip tecnologicamente avanzati che decidono di rubare sotto un lauto compenso. Verrà fuori dopo che in realtà i microchip non esistono e il tutto era una trappola architettata da Dante (Jason Momoa), il figlio di un villain ucciso da Dom Toretto in passato, e che ora vuole vendicare proprio la morte del padre.
I presupposti sono molto semplici, e classici addirittura, come lo schema della vendetta e del viaggio. Tuttavia, è assurdo pensare a Fast X come un film dalla trama lineare: guardandolo, infatti, si noterà che la linearità della narrazione è tutto fuorché una sua caratteristica. Piuttosto si dovrebbe pensare che gli sceneggiatori (ben sei mani hanno lavorato al film: Dan Mazeau, Justin Lin e Gary Scott Thompson) hanno preferito tralasciare gli aspetti caratteriali per far posto al puro e liberatorio gas esplosivo delle auto, che tutto distrugge e tutto modella a nuova forma.
Quanto ha incassato finora Fast X?
In breve: una narrazione che pare lasciata a sé stessa. “Eppur si muove”, scappa da dire a uno dei personaggi. Eppure, Dom Toretto e tutta la sua famiglia sfrecciano ruggenti e vivi da una sala all’altra per tutto il mondo, nonostante la tiritera vada avanti da venti lunghi anni. Un bel mistero, soprattutto considerando che Fast X è la dimostrazione contemporanea di questo fenomeno.
Qualcuno direbbe che il pubblico ultimamente sia diventato fesso e insensibile di fronte al cinema, almeno, i detrattori del nuovo cinema fumettistico sostengono proprio questa tesi: il pubblico è scemo, balordo, ignorante, è ovvio che poi questi film hanno successo. In realtà, basta anche solo dare un occhio in giro quando si è in sala, per rendersi conto che il pubblico medio non è mai stato così sveglio e attento.
Eppur si muove e muove la massa, Fast X, decimo film di una saga ormai svestita da ogni forma d’intrattenimento, al botteghino fa la voce grossa: siamo vivi e lo saremo sempre, nonostante tutto. 6.367.584 € solo nel primo weekend. Cinetel segnala che si tratta di un incasso incredibile, anche più alto dell’attesissimo Guardiani della Galassia Vol.3, e in questo modo le sale italiane nel weekend 18-21 maggio segnano un balzo del 79% in più di presenze rispetto a quello precedente.
Top 10 #Cinetel #BoxOfficeItalia 18/05 – 21/05
— Cinetel (@CinetelWeb) May 22, 2023
1 FAST X (€6367584)
2 GUARDIANI… (1191855)
3 SUPER MARIO… (289605)
4 LA QUATTORDICESIMA… (154804)
5 IL SOL… (142959)
6 MAURICE (137803)
7 BOOK CLUB 2 (116906)
8 RITORNO… (102194)
9 LA CASA… (100069)
10 LOVE AGAIN (75413) pic.twitter.com/mHDSofmQDB
Fast X e i semplici rimedi per capirlo
Ecco perché, dunque, guardiamo Fast X: sebbene la saga ufficiale abbia finito di esistere mediaticamente parlando, se non per qualche meme da mettere in vetrina, non è finita la sua attrazione fatale nei confronti del pubblico.
Ma ha senso vedere Fast X senza aver neanche visto la prima trilogia (quella, per intenderci, in cui le macchine erano solo macchine e non congegni in grado di volare nello spazio)? In una parola, sì, e senza mezzi termini, aggiungiamo che dipende da come vi atteggiate nei confronti del film. La “medicina” ideale è la stessa che consigliano di usare per vedere i film di Transformers, ovvero lasciarsi andare al trash, ignorare la trama, concentrarsi maggiormente sulle abilità pirotecniche piuttosto che sulle sottotrame romantiche. Abbiamo seguito il consiglio, e possiamo sostenere che, senza ombra di dubbio, vedere in questo modo Fast X lo rende più un divertissement estetico che un film d’azione.
Ed è proprio quello su cui – per noi che abbiamo ignorato fino a quest’oggi la saga di Fast & Furious – il film fonda le sue basi. Certo, fa strano vedere una bomba di ferro rotolante per le strade di Roma, e fa ancora più strano vedere la fuga verticale su una diga di Dom Toretto a bordo della sua auto, però sarebbe scorretto e prepotente (qui sta lo snobismo di alcuni) sostenere che non ci si è divertiti guardando queste scene. Per non parlare del personaggio di Jason Momoa, una figura kitsch baldanzosa che getta caos e tritolo in faccia a un Vin Diesel confuso, distratto dai propri affari di famiglia e, addirittura, depresso e frustrato.
Il cinema (a modo suo) della saga di Fast & Furious
Un film, insomma, che oltre ad essere mandato avanti da reazioni esplosive e benzina, è sostenuto dalla solitudine e dalla nostalgia del suo protagonista. I motivi poi di questo suo comportamento autodistruttivo li ignoriamo, ma non sembra una causa che comunque sia centrale neanche per chi la saga l’ha seguita dall’inizio.
Questo perché i pretesti narrativi in Fast X sono sconclusionati e anche incoerenti: per esempio, che senso ha che Dante si vendichi di Dom Toretto per la morte del padre, se continua a ricordargli ogni trenta secondi che il suo punto debole è il fatto di essere troppo legato ai suoi parenti e amici? Ma poco importa! L’importante è che ciò serve a Dante per scatenare il suo personalissimo inferno (il nome, d’altronde, non è un semplice caso). Come sostenuto prima, non serve imbastire una storia di alcun tipo: macchine volanti, città eterne che saltano in aria, tecnologie fantascientifiche e sparatorie borderline. Ecco la ricetta scontata, ma ormai assimilata dal pubblico, del cinema d’intrattenimento.
Vengono, insomma, tante domande in testa, perché la trama regge talmente poco, che anche il fan più accanito di Fast & Furious la potrebbe smontare con un po’ di buona volontà. Ma perché rispondere, se poi tutte quelle domande vengono coperte dal fragore assordante del nos delle automobili e dalle esplosioni deliranti di Dante?
Una cosa è certa, finalmente abbiamo capito come mai così tanta gente adora dedicare due ore e venti della sua vita a Fast X. Senza dubbio, il problema di molta cinefilia critica – e nel mucchio ci buttiamo in mezzo anche noi – è la miopia costante di fronte a questo tipo di prodotti: ignora che per molti Fast & Furious è sinonimo di cinema, come per noi può esserlo Damien Chazelle. Non si fa questo nome per caso, perché in fondo, ammettiamolo, non c’è nulla di diverso tra esercizio di stile e stile di esercizio. La sottile linea rossa che divide Fast X da Babylon è solo negli occhi di chi guarda.
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