Non solo il nuovo e già chiacchieratissimo Killers of the Flower Moon; Martin Scorsese, vero e proprio totem della cinematografia mondiale, ritorna quest’anno al cinema con uno dei suoi film più rappresentativi: Toro scatenato. Distribuito da Lucky Red e disponibile dall’8 al 10 maggio in alcune sale selezionate, Toro scatenato sarà per la prima volta visibile al grande pubblico in una splendida edizione rimasterizzata in 4K.
Toro scatenato, la trama
Basato su Raging Bull: My Story, l’autobiografia ufficiale del pugile Jake LaMotta, Toro Scatenato è un film spartiacque della storia del cinema. Racconta, appunto, la parabola ascendente – e poi drammaticamente discendente – del suddetto campione italoamericano dei pesi medi (Robert DeNiro), tra vittorie schiaccianti e accentuati problemi personali.
Carattere violento, legami con la mafia e gelosie insopprimibili sono qui ganci pesantissimi che neanche una leggenda del pugilato come LaMotta può schivare. E così, lento ma inevitabile, un declino che tocca tutti gli aspetti del personaggio interpretato dal grande attore americano: da quello sportivo, con la perdita del tanto desiderato titolo, a quello personale, con l’allontanamento dal fratello Joey (Joe Pesci) e dalla moglie Vickie (Cathy Moriarty).
Si potrebbe dire molto sull’importanza artistica di un film come Toro scatenato. Si parta da alcuni fatti non proprio banali: l’American Film Institute, nella classifica aggiornata dei migliori film della storia del cinema, ha inserito il capolavoro di Scorsese al quarto posto, mentre il National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ha ritenuto opportuno conservare ufficialmente il film; un onore, quest’ultimo, che la National Film Preservation Board riserva a cadenza annuale solo a quei titoli “culturalmente, storicamente o esteticamente significativi”.
I meriti del film non terminano qui, e di certo non possono essere enumerati tutti in tale sede. Resta però da sottolineare la necessità di un titolo che non può – e nemmeno deve – stancare lo spettatore moderno.
Un nuovo film sul pugilato
È il 1977. L’insuccesso di critica e pubblico del musical New York, New York getta in una profonda depressione Martin Scorsese. Droghe, alcol e psicofarmaci congelano la creatività del regista americano, che ha all’attivo già 6 film, incluso un capolavoro come Taxi Driver. Ed è proprio il cinema, più nello specifico la possibilità di girare personalmente un film, a salvare la vita di Scorsese: il punto di svolta è quando Robert DeNiro legge l’autobiografia di Jake LaMotta.
Deciso a interpretare la parte del pugile, l’attore ha in mente una sola persona in grado di dirigere la storia di un uomo così conosciuto e controverso. Ed è così che DeNiro fa leggere l’autobiografia e Scorsese, il quale incarica subito Paul Schrader di stendere una prima sceneggiatura. Il resto è storia.
Eppure, l’approccio di Scorsese non è tra i più consueti. Anche se amante di film “sportivi”, il regista newyorkese vuole raccontare – e inquadrare – il pugilato in modo assai innovativo. Un film che ha scolpito un certo immaginario su questo sport è già uscito: Rocky. Le vicende di un pugile dal cuore d’oro hanno conquistato subito lo spettatore americano medio, gettando poi le basi per un franchise molto prolifico.
Toro scatenato, secondo Scorsese, deve essere diametralmente opposto al film con protagonista Sylvester Stallone; oltre al protagonista non esattamente positivo, lo spettatore deve essere coinvolto in modo diverso. Deve salire con LaMotta sul ring, assistere molto più da vicino al combattimento. Ne deriva un montaggio rivoluzionario, curato dalla collaboratrice storica di Scorsese: Thelma Schoonmaker.
Quando lo sport incontra l’arte
L’essenza di Toro Scatenato può essere percepita già durante gli indimenticabili titoli di testa. In un bianco e nero fortemente artistico – merito della splendida fotografia di Michael Chapman -, il protagonista è sul ring in attesa del suo avversario. È da solo, e non è un caso.
Come sottolineerà più volte la scrittura asciutta ed essenziale di Schrader, il vero antagonista di LaMotta è infatti LaMotta stesso: non Sugar Ray Robinson, la sua nemesi sportiva, ma il suo carattere violento e imprevedibile, che lo porterà a perdere tutto e a reinventarsi, infine, come mediocre uomo di spettacolo. Perché, oltre ai titoli di testa, anche l’ultima scena del film è esemplificativa: LaMotta che parla da solo davanti a uno specchio dopo aver perso da tempo lo scontro più importante di tutti: quello contro sé stesso.
Ma tra i titoli di testa e l’ultima scena ci sono più di due ore di sequenze magnifiche che hanno consacrato sia l’estro creativo di Scorsese sia uno degli attori americani più talentuosi degli ultimi cinquant’anni; Toro Scatenato, infatti, non sarebbe stato lo stesso senza l’impressionante performance di Robert De Niro, il quale, ricorrendo al metodo di recitazione creato da Stanislavskij e perfezionato in seguito da Stella Adler e Lee Strasberg, presta corpo e voce ad un personaggio respingente, moderno, con una sua innata tragicità. Un’interpretazione, questa, che non solo ha impreziosito un film già di per sé sontuoso, ma che gli è valso pure un meritatissimo premio Oscar come miglior attore protagonista.
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