Tromperie, disponibile dal 24 febbraio sul catalogo MUBI, è il sesto adattamento cinematografico di un romanzo di Philip Roth, uno degli autori più difficili da trasporre per la sua scrittura così unica e atipica, così legata a una dimensione chiusa tra le pagine cartacee di un libro. Tromperie (in italiano Inganno), però, riesce a raggiungere quello che film come Pastorale Americana o La macchia umana avevano perso di vista: immergersi e tuffarsi senza paura nei temi cardine di uno degli scrittori americani più importanti del Novecento.
Quello di Inganno è un Philip Roth atipico, più essenziale e scarno, che non si immerge nelle infinite digressioni de Il teatro di Sabbath o negli sproloqui nevrotici de Il lamento di Portnoy. Tromperie, scritto e diretto da Arnaud Desplechin, trasforma le parole di Inganno in suoni che si muovono, accompagnati dall’immagine di un mondo capace di restare fedele all’immaginario rothiano, ma anche di relegarsi in una realtà precisa e personale. Poco più di centocinquanta pagine di solo dialoghi, incastri di parole e contrasti intellettuali che si muovono attorno a un ufficio, luogo dove due amanti giocano a rincorrersi e a riempire il vuoto che percepiscono nella loro vita.
Tromperie, un valzer di incontri e conversazioni
Londra di fine anni ‘80, un ufficio asettico, una libreria disordinata e una scrivania stracolma di annotazioni scarabocchiate e manoscritti incompleti; due amanti che lo riempiono con la loro distanza generazionale e un necessario bisogno di immergersi nel calore di un altro corpo. Lui (Denis Podalydès) è uno scrittore americano di originI ebraiche, felicemente sposato con una donna scialba e poco interessante; lei (un’immensa Léa Seydoux) una donna trentaquattrenne che odia il marito e non è molto legata alla figlia. Un legame costruito su rapporti sessuali consumati sul pavimento e parole sussurrate piano nel silenzio attonito di uno spazio fuori dal tempo.
Philip si ciba di questa relazione nascosta e clandestina, si nutre delle parole e degli spunti che emergono da quelle chiacchierate che si prolungano fino a sera; annota ogni movimento e ogni contrasto su quaderni che si trasformano in pagine battute a macchina. Philip non si intrattiene solo con l’amante inglese, ma si relaziona costantemente con tutte le donne che durante la sua vita lo hanno amato e desiderato. Una donna malata di cancro, una studentessa brillante ma caduta in depressione e una spia sovietica riempiranno le pagine incapaci di riempirsi senza quell’avvicinamento che si trasformerà in un ribaltamento di prospettiva, forse in un processo femminista contro di lui, forse in un castello di sabbia distrutto da una piccola onda.
Tromperie, il labile confine tra realtà e finzione
Tromperie è uno dei rarissimi casi (insieme solo a Il complotto contro l’America) in cui Roth ha chiamato il protagonista con il suo nome e non quello del suo storico alter ego Nathan Zuckerman, creando così quell’ambiguità narrativa sulla veridicità del contenuto letterario, se le esperienze descritte siano state vissute o inventate. Tromperie gioca sul mistero imbastito da Roth per riflettere sull’importanza dei ruoli relazionali, il rapporto realtà-finzione e il valore della creatività costruita sul narcisismo e sul tradimento.
È un film disegnato come un cerchio. Non ha un obiettivo, un punto di arrivo, ma gira minuziosamente intorno a sé stesso imbastendo discorsi sottili, in cui i suoi personaggi si scontrano, si amano, si odiano, vivono. Arnaud Desplechin inscena quadretti, piccole pièce teatrali fuori dal tempo e dallo spazio per costruire un film sempre chiuso in spazi angusti per costringere i suoi personaggi a guardarsi negli occhi, a parlarsi come se fosse un atto necessario, vitale.
Philip è un demiurgo che trasforma donne in oggetti e parole, esperienze in taccuini, che distrugge il confine tra fiction e vita reale, che ha bisogno di ingannare e mentire per creare una distanza di superiorità tra la sua vita e il suo lavoro, finendo così per non riconoscere più i confini sociali, non capire se è la realtà che disegna la finzione o il contrario, incapace alla fine del cerchio di capire se è lui che inganna o è lui a essere ingannato.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Twitch e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Bella recensione grazie ho visto il film è così