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«Una moglie», un ricordo per i 90 anni di Gena Rowlands

6 minuti di lettura

Gena Rowlands, pseudonimo di Virginia Cathryn Rowlands, compie oggi, 19 giugno, ben 90 anni. Un’attrice il cui valore è stato fin troppo misconosciuto. Capace di scrivere, con le proprie interpretazioni di grande forza artistica, un sussidiario delle vaste e uniche sfumature dell’universo femminile. Una moglie (A Woman Under The Influence, 1974) è considerato il suo film più iconico, che le ha permesso di ottenere i primi riconoscimenti. Nominata come migliore attrice protagonista ai Premi Oscar, vince il Golden Globe come Migliore attrice protagonista in un film drammatico.

Noto il sodalizio artistico e sentimentale con il regista John Cassavetes. Ha recitato per lui, oltre in Una moglie, nelle pellicole: Ombre (1959), Gli esclusi (1963), Volti (1968), Minnie e Moskowitz (1971), La sera della prima (1977), Gloria – Una notte d’estate (1980), Love Streams – Scia d’amore (1984).

Per Una moglie, la casa della coppia Cassavetes-Rowlands fu ipotecata, per poter finanziare le riprese. Inoltre Peter Falk, amico del regista, decise di investire di proprio pugno tutti i primi 500mila dollari avuti per l’interpretazione del Tenente Colombo. Il rientro economico fu però grandioso: undici milioni di dollari di incasso.

John Cassavetes e Gena Rowlands, simboli del cinema indipendente americano, vedono così, grazie al successo Una moglie, l’inizio del disgelo critico e commerciale nei confronti del loro lavoro, totalmente incompreso in vita, troppo fintamente compreso dopo la morte del regista.

Necessario diventa seguire dunque i temi di Una moglie, questo ritratto femminile indimenticabile.

«Una moglie», trama

Una moglie

Mabel Longhetti (Gena Rowlands) è la moglie dell’operaio edile, di origine italiana, Nick Longhetti (Peter Falk). Madre di tre bambini, Tony, Angelo e Maria, è una donna fragile, piena di nevrosi, smanie e gelosie patologiche. Le promesse non mantenute del marito e il carico della famiglia sulle proprie spalle la portano a un crollo psichico, fino al ricovero in clinica.

Una donna sotto gli influssi

Una moglie

Curioso constatare come, nel titolo originale, si parli di una donna sotto le influenze, gli influssi (A Woman Under the Influence) di una situazione famigliare e sociale. Mentre, nel titolo italiano, tutto viene riassunto nella funziona sociale della Moglie. Ma chi è allora, cosa rappresenta questa donna, Mabel Longhetti?

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Una lettura semplicistica potrebbe ridurre il suo personaggio alla stereotipata «donna nevrotica». In realtà c’è molto, molto di più. Una donna che vive angosciosamente la propria solitudine, sebbene abbia una famiglia. Una donna che riempie il silenzio di rumori e suoni, che le impediscano di sentire l’assordante brusio delle sue paure. Una moglie, il cui matrimonio vive svogliatamente di alcool e adulteri mai realmente desiderati. Moglie e marito che vivono un’impossibile comunicazione – elegante e raffinata lei, sempliciotto e dispotico lui – che svoglia ulteriormente ogni possibile dialogo. Allora, la relazione passa solo superficialmente dalle parole, mentre si rivela nei gesti, nelle smorfie, negli abbracci che consegnano il reale portato dei sentimenti.

Una moglie

Gena Rowlands diventa così il punto di vista cognitivo ed emozionale, in equilibrio precario tra tutti gli influssi che si addensano su di lei- in lei. Tra miseria e cura, tra triste rinuncia e aperta, inconscia accettazione della vita.

Un film performativo

Una moglie

John Cassavetes non realizza un film, bensì un’esperienza materica, corporea, tangibile. Diventa immediato ritrovarsi nel centro di un concerto polifonico, dove le voci concretizzano emozioni e sentimenti Il regista non impone la propria visione della vita famigliare, della psicologia femminile, maschile, infantile. Lasciando gli attori a briglia sciolta, permette loro di dare una connotazione unica allo stato d’animo. Non è infatti interessato alla successione degli eventi, quanto all’emersione costante, continua della condizione esistenziale. Non contemplazione dei personaggi, ma vita: pensiero ed azione raggiungono la coincidenza completa.

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Una moglie

Cinema che si fa vita reale, grazie a scelte coraggiose. La madre di Nick Longhetti (Peter Falk) è interpretata dalla vera madre di Cassavetes. Quella di Mabel Longhetti (Gena Rowlands) è proprio la madre dell’attrice. Un gioco di specchi con la realtà che mostra la volontà di aderire ad un cinema vitale, autentico, traboccante di sensazioni veramente esperite.

Un bagno di vita, un fiume che scorre ed è sempre diverso, emozioni sempre in primo piano. Immagini che segnano lo spettatore, il quale si lascia condurre in questo lento ma inesorabile fluire, verso una quiete finale che sa più di morte, che di riposo.


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Amo le storie. Che siano una partita di calcio, un romanzo, un film o la biografia di qualcuno. Mi piace seguire il lento dispiegarsi di una trama, che sia imprevedibile; le memorie di una vita, o di un giorno. Preferisco il passato al presente, il bianco e nero al colore, ma non disdegno il Technicolor. Bulimico di generi cinematografici, purché pongano domande e dubbi nello spettatore.

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