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Come recita Anthony Hopkins, due esempi

7 minuti di lettura

Il teatro inglese, sin dalla fondazione del celebre Globe e dal primo dramma di Shakespeare, è stato in grado di forgiare una solida e longeva scuola attoriale. Nella carriera di ogni attore e attrice di origine inglese non può mancare un’esperienza alla ribalta teatrale, che sia di un opera del Bardo o di un drammaturgo inglese contemporaneo: vale anche per chi abbia frequentato l’ambiente dell’avanspettacolo e del musical. Anthony Hopkins, da oggi 85enne, può vantare diverse esperienze nel campo della recitazione e altrettanti riconoscimenti, ed è il più anziano interprete ad aver ottenuto l’Oscar per il miglior attore. Ecco cosa lo rende unico e quali sono i film di Anthony Hopkins da vedere e conoscere.

La cifra teatrale e la versatilità nei ruoli

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Hopkins, fin dalla giovane età, mostra una passione e una predisposizione unica. Nel corso della sua carriera riesce ad attingere a diversi metodi di recitazione, grazie anche a varie esperienze nel teatro, nella televisione e a Broadway. Ciò che rende le sue performance uniche è proprio l’impostazione teatrale: Anthony Hopkins riesce a immedesimarsi nel ruolo con una disciplina innaturale e una leggerezza tale da perdersi nel personaggio, replicandone anche gli errori che farebbe nel quotidiano e i vezzi che lo contraddistinguono. È uno dei pochi attori che riesce a sovraccaricare e svuotare l‘espressività di un ruolo in poco tempo, restituendo un ritratto multiforme. Una caratteristica che distingue Anthony Hopkins è riuscire a perdere e mantenere l’equilibrio in breve tempo, modulando anche le parole con grazia ed una certa elegante disinvoltura.

Il ruolo che lo introduce al grande pubblico nel 1992 è quello del granitico e spietato serial killer, Hannibal Lecter, che aiuta la giovane e inesperta detective Clarice ne Il Silenzio degli Innocenti: in poco più di venticinque minuti di presenza sullo schermo, Anthony Hopkins restituisce un terrificante ritratto di una mente manipolatoria. Assieme impassibile e freddo come la pietra, capace di scatenare una furia omicida e sarcastica verso chiunque tenti di fermarlo. I principali aspetti che hanno giocato a suo vantaggio sono la profondità degli occhi azzurri, fissi sull’obiettivo o sulla giovane agente, interpretata da Jodie Foster, e l‘assenza di qualsiasi movimento: l’obiettivo era di restituire un personaggio elegante, posato e imprevedibile nelle sue azioni, tanto da intimorire il pubblico nella sua dualità di colto e raffinato psichiatra e di omicida cannibale e gourmand.

Anthony Hopkins si limita a recitare quasi senza muovere un muscolo, e usa la sola voce o lo sguardo assente e fisso, concedendo qua e là qualche improvvisazione come versi sottili o battute fuori dal comune per arricchire il carattere diabolico del personaggio.

La performance valse a Anthony Hopkins il primo riconoscimento internazionale con l’ Oscar per il miglior attore e fu proprio ricordata per l’inespressività del corpo e l’aplomb dei suoi dialoghi ricchi di citazioni intellettuali, recitati in un tono gelido e spaventosamente calmo. Un modo di recitare figlio di un’esperienza teatrale forte.

L’arte di imitare dell’imprevedibilità

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Se con il ruolo del Dottor Lecter Anthony Hopkins dà prova di incredibili doti attoriali, è degna di nota l’interpretazione di un padre anziano malato di demenza senile in The Father- Nulla è come sembra. Hopkins, scevro della sicurezza e del senso di superiorità intellettuale che denota molti dei suoi personaggi, incarna nel lungometraggio, basato sulla pièce teatrale dello stesso regista, il senso di confusione e delle ferite del tempo. Il protagonista non riesce più a riconoscere una realtà stabile come una volta e vive diversi stati d’animo che variano dal sospetto allo spaesamento più totale, dalla rabbia al dolore di non riconoscersi più in sé stesso.

Il personaggio di Hopkins si lascia travolgere dal caos delle sue emozioni, che influenzano l‘ambiente e le persone attorno: il marito della figlia, interpretato da Rufus Sewell, davanti a un turbinio di emozioni e alla confusione, reagisce con violenza e distacco, a causa dell’incomprensione di un carattere singolare e imprevedibile.

La sensibilità verso i personaggi e la cura della parola

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L’attore inglese abbraccia la sensibilità e lo stato di allontanamento delle persone dal reale, restituendo un senso di fragilità e pathòs profondo. Hopkins trova l’equilibrio tra improvvisazione e immedesimazione, che restituisce proprio l’imprevedibilità dell’animo umano, costellato da errori e manie. In The Father è da notare l’uso che fa del respiro e dell’affanno che spezza le parole e da un senso di realismo, attinente al personaggio e alla sua malattia che lo condanna a convivere con i ricordi e i falsi ricordi nella vita reale, che è resa più insicura e incerta davanti ai suoi occhi.

Qualunque personaggio che porti sullo schermo, che sia televisivo e cinematografico, Anthony Hopkins riesce ad arricchirlo, renderlo più affascinante. L’esperienza più formante è senza dubbio quella di Laurence Olivier, ma riesce a discostarsi dagli insegnamenti ricevuti, donando espressività e una dose misurata di improvvisazione. Nella sua carriera è riuscito a farsi notare per la sua capacità di adattare i personaggi in ogni genere di film: la scuola inglese, di cui è degno rappresentante, insegna a portare in scena un personaggio al massimo delle sue possibilità, senza cadere nell’overacting o nel profilo basso. Essere distinti e riconosciuti come un vero gentleman.


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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè con il sottofondo di una colonna sonora sognante o il nuovo singolo delle KDA.

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