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Cassandra, quando l’incubo di Hill House incontra l’IA

13 minuti di lettura

Nel 1959, Shirley Jackson, autrice americana di romanzi gotici e horror, scrisse L’incubo a Hill House, romanzo trasposto in serie tv da Netflix. L’incipit del romanzo recita nel seguente modo:

Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta.

Jackson ha scritto un romanzo in cui la casa si rivela essere un luogo in cui tutte le ossessioni e le paranoie dei protagonisti si incontrano, diventando per loro una vera e propria prigione. Se pensiamo a case famose come quella degli Usher per Edgar Allan Poe o dei Buddenbrook per Thomas Mann, sappiamo che la casa, alla fine, non è mai un porto sicuro, in quanto contenitore di paure, incubi e fantasmi provenienti da tempi remoti che influenzano le vite altrui fino a portarle alla loro rovina.

Cosa succede, però, se oltre a questo la casa di Hill House fosse dotata di intelligenza artificiale? Quest’ultima invenzione ormai è entrata a gamba tesa nei dibattiti culturali e scientifici, e parlando di narrativa o cinematografia sta rendendo sempre più attuali storie di fantascienza che, in realtà, avevano previsto tutto questo. Questo scenario lo ha immaginato Benjamin Gutsche, sceneggiatore e regista di Cassandra, miniserie tedesca in sei episodi in streaming su Netflix.

Cassandra, la trama

Cassandra ha per protagonista la famiglia Prill, composta da David (Michael Klammer), scrittore di romanzi gialli, sua moglie Samira (Mira Tander), artista visiva che pare abbia lasciato da parte la sua professione per la famiglia, e i figli Fynn (Joshua Kantara) e Juno (Mary Tölle), che da Amburgo si trasferisce alla città – fittizia – di Wühlheim.

Un frame dalla serie Cassandra.

La famiglia Prill si è trasferita in una casa in mezzo al bosco. Non una casa qualunque, ma una smart house costruita negli anni Settanta e inabitata da quando i coniugi Horst (Franz Hartwig) e Cassandra Schmitt (Lavinia Wilson) e loro figlio Peter (Elias Grünthal) l’hanno lasciata. La casa in cui i Prill vanno ad abitare è piena di schermi intelligenti alle pareti, ed è anche dotata di un robot intelligente dal nome di Cassandra che si occupa di dare supporto alle principali mansioni della casa.

Il robot, il cui schermo proietta l’immagine di una donna sulla cinquantina dalla faccia simpatica e rassicurante, mostrerà a poco a poco una realtà sempre più angosciante e perturbante. La smart house, infatti, assumerà sempre più vita propria e metterà la famiglia Prill di fronte alle proprie paure e ansie. Oltre a questo, però, la smart house nasconde una verità agghiacciante sulla famiglia che vi ha abitato prima.

Dove si colloca Cassandra?

Nel panorama televisivo seriale, Cassandra si inserisce assieme a Dark e a 1899 fra le serie televisive tedesche che più hanno riscosso successo a livello internazionale dimostrando come anche in Germania si riescano a fare produzioni televisive valide che riescano ad essere competitive con quelle anglofone.

Per Cassandra, Benjamin Gutsche sembra attingere a un immaginario già noto allo spettatore più attento, ma che, fra il buon livello del cast, una storia lineare ma efficace e la presenza dell’intelligenza artificiale risulta comunque attuale. Nonostante la presenza di note positive, non si possono non citare le componenti negative come una sotto-trama di amore adolescenziale che non aggiunge molto alla storia principale.

Cassandra e probabili influenze letterarie

L’immaginario a cui attinge Cassandra ha sicuramente qualcosa di letterario. Il nome del robot, per esempio, ricorda quello dell’omonima profetessa di Apollo che presagiva catastrofi e apocalissi a cui nessuno credeva. Il robot della serie, infatti, cerca di guidare i protagonisti alla scoperta dei segreti della casa, e di come questa sia abitata da ricordi e paure che possono mettere a repentaglio l’armonia dei Prill, lasciando dunque presagire una situazione che si farà sempre più asfissiante e claustrofobica.

Il posizionamento di questa smart house in mezzo al bosco e quasi isolata rispetto alla città ricorda molto non soltanto la Hill House di Jackson, ma anche la villa nella campagna dell’Essex di Giro di vite di Henry James. Come entrambe le case, anche quella di Wühlheim ha stretti legami con la psiche dei suoi inquilini e con il passato dei loro precedenti abitanti, che se nel caso di James e Jackson prende forma di fantasmi e visioni, nel caso di Cassandra assume le fattezze di un robot molto somigliante alla vecchia padrona di casa, animata da un senso di vendetta che vuole portare i Prill al collasso.

Immaginario fantascientifico, cinematografico e televisivo in Cassandra

Cassandra attinge, inoltre, a un immaginario fantascientifico, televisivo e cinematografico molto evidente individuato già da vari critici. Smart house del genere, ad esempio, le abbiamo viste in Bianco Natale, puntata speciale della terza stagione di Black Mirror, dove un chip di intelligenza artificiale chiamato cookie altro non è che la proiezione di una donna realmente esistita.

La famiglia Prill in Cassandra.

Altre analogie sono state riscontrate, inoltre, non solo con Lei di Spike Jonze, dove il protagonista Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) si innamora del software Samantha (Scarlett Johansson), ma anche con l’intelligenza artificiale Hal9000 di 2001: Odissea nello spazio, ma anche con la smart house di Nathan Bateman (Oscar Isaac) in Ex Machina. In questi ultimi due casi, l’intelligenza artificiale non solo ha assimilato emozioni e comportamenti umani, ma riescono ad assumere il controllo degli umani, a diventare parte della loro vita e ad indirizzare le loro azioni.

Cassandra, Presagi di una famiglia al collasso

Attraverso tutte queste analogie e probabili influenze, Gutsche affronta la vita di due famiglie: i Prill e gli Schmitt. A livello di montaggio, infatti, si alternano scene ambientate nel presente e scene ambientate nel passato, più precisamente agli inizi degli anni Settanta, il cui ponte è la figura del robot Cassandra.

Senza svelare troppi dettagli di questa serie, quello che si potrebbe dire è che la presenza di Cassandra ci fa capire quanto le due famiglie siano collegate fra loro, non soltanto per tragici eventi che le hanno coinvolte, ma anche per alcuni aspetti prettamente tipici delle famiglie. All’interno delle due famiglie, infatti, non solo abbiamo padri molto dediti al lavoro, ma anche figli che non riescono a realizzarsi e a comunicare con i propri cari, e madri che hanno sacrificato tutto per occuparsi della casa, e che nascondo dentro di sé una crescente frustrazione nel non veder riconosciuti i propri sforzi.

Come già anticipato, il robot Cassandra farà breccia e conquisterà la fiducia di due personaggi: David, verso il quale Cassandra vede il marito che pensa di non esser riuscito mai a soddisfare, ma allo stesso tempo il marito che non ha riconosciuto appieno il suo ruolo, e Juno, in cui riconosce Peter, il figlio che non ha mai avuto modo di realizzarsi in ciò che amava veramente e in cui la famiglia – soprattutto il padre – non ha mai creduto.

Colei verso cui, invece, Cassandra nutrirà più diffidenza sarà, invece, Samira. Quest’ultima è la persona in cui si riconosce di più, non soltanto come madre che ha sacrificato tutto, ma anche come donna che crede di aver fallito la sua missione di donna di famiglia. Cassandra non si fida di Samira, in quanto prevede che porterà la sua famiglia al collasso e sarà destinata, quindi, a provocare dolore.

Smart house come monumento a un amore familiare o come fine di esso?

Parlando di smart house e della presenza di un robot all’apparenza gentile, agli spettatori sembra di avere a che fare con una sorta di monumento a un amore familiare destinato a sopravvivere nel tempo. Le cure e le preoccupazioni che Cassandra ha inizialmente nei confronti dei Prill sembra un riflesso di un amore materno che vuole custodire e proteggere l’ideale della famiglia.

Un frame dalla serie Netflix Cassandra

A poco a poco, però, mentre si dispiega la vera storia della famiglia Schmitt e mentre Cassandra svela la propria vera natura, quello che emerge è che questa casa in realtà è un monumento che celebra il fallimento della famiglia come istituzione; c’è chi come Horst o David pensa ai propri interessi individuali, chi come Cassandra e Samira si sacrifica e tiene dentro di sé le proprie frustrazioni pronte a scatenarsi, e chi come Peter, Juno e Fynn, abbandonati a sé stessi, incompresi e incapaci di comunicare con la propria famiglia.

L’idea di Gutsche nel fondere immaginario letterario, horror e fantascientifico è quella di comunicare come, soprattutto con le nuove tecnologie che arrivano sempre più a conoscere i nostri sentimenti e a sostituirsi ai nostri affetti, diventi sempre più difficile mantenere in piedi dei legami affettivi. La sfida dei Prill, come quella di una famiglia che vive in un presente ormai tecnologicamente avanzato, è quella di non isolarsi e di difendere un rapporto autentico verso i propri cari.

Cassandra, una smart house specchio delle nostre paure contemporanee

La forza di Benjamin Gutsche e di Cassandra sta in questo: nel raccontare qualcosa di già noto con un immaginario già affrontato, ma farlo nel momento giusto. L’avvento dell’intelligenza artificiale ha difatti riportato al centro dell’attenzione l’importanza dei rapporti umani nella vita di tutti i giorni.

La smart house, ritratta sapientemente da Gutsche, si fa specchio della nostra paura di isolarci sempre più e di essere dominati da forze che ci condannano al collasso. Le vicende della famiglia Prill mostrano come con il progresso tecnologico sia sempre più necessario restare ancorati a quei pochi legami umani che ci restano e, allo stesso tempo, come sia importante ritornare ad ascoltare gli altri e a mostrare loro empatia.


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Laurea magistrale in Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee presso l'Università degli Studi di Milano con tesi in letteratura tedesca e allievo dell'edizione 2021 del Master "Il lavoro editoriale" della Scuola del Libro.
Crede fortemente nel fatto che la letteratura debba non solo costruire ponti per raggiungere e unire le persone, permettendo di acquisire nuovi sguardi sulla realtà, ma anche aiutare ad avere consapevolezza della propria persona e della realtà che la circonda

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