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Chi ha paura dei Ghostbusters

10 minuti di lettura

Con l’arrivo su Sky e NOW dell’ultimo capitolo della saga del franchise di Ghostbusters Ghostbusters: Legacy – concepita dalle menti di Dan Aykroyd e Harold Ramis, era d’obbligo tornare a parlare dell’intero universo narrativo degli Acchiappafantasmi di New York. Perciò munitevi di zaini protonici, di rilevatori di energia psicocinetica, di ghost-trap, di griglie di contenimento e salite a bordo dell’indimenticabile Ecto-1. Il viaggio potrebbe rilevarsi alquanto soprannaturale, ma se così fosse…tranquilli: sappiamo chi chiamare.

Sono arrivati per salvare il mondo!

Parlare della trama di Ghostbusters è a tratti un nodo imprescindibile ma, trattandosi di un viaggio ai confini del paranormale, ci limiteremo a dirvi che il tutto ha inizio quando Peter Venkman (Bill Murray), Raymond “Ray” Stanz (Dan Aykroyd) ed Egon Spengler (Harold Ramis), vengono chiamati dalla biblioteca pubblica di New York, per via di un ectoplasma che si aggira tra gli scaffali e i corridori.

Così ha inizio il viaggio paranormale dei nostri eroi, e anche il nostro. Il gruppo poi si amplierà ingaggiando un quarto membro, ovvero Winston Zeddmore (Ernie Hudson). Il film vanta poi le partecipazioni di due grandi attori:  Sigourney Weaver (Alien di Ridley Scott, 1979) e il celebre comico statunitense Rick Moranis (Balle Spaziali di Mel Brooks,1987; Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi di Joe Johnston, 1989)

Un quartetto che funziona

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Alla fine, il fantasmatico gruppo si troverà di fronte alla più classica delle missioni nei film d’azione e d’avventura: salvare il mondo da una terribile minaccia (nel nostro caso l’essere mutaforma Gozer il gozeriano).

Ghostbusters abbraccia infatti molteplici generi: la commedia, l’horror, la fantascienza, il fantastico, ma la sua vera forza risiede in un cast tutto d’eccezione. Entrambi i quattro protagonisti, infatti, non sono nuovi al genere della commedia poiché tutti e quattro hanno visto la loro partecipazione al celebre programma televisivo statunitense del Saturday Night Live (SLN).

La chimica tra i quattro attori, Murray-Aykroyd-Ramis-Zeddmore, sarà poi un metro di misura per le successive commedie corali affini, in estetica e forma, alla pellicola di Reitman negli anni a seguire. In un periodo storico in cui il panorama cinematografico d’intrattenimento vedeva spiccare solo le figure di Spielberg, Lucas, Landis, Scott, Reitman, con il suo gioiello fantascientifico, arricchì a tal punto lo spettro del filone dell’intrattenimento americano fino a diventare un vero e proprio campione d’incassi.

Ghostbusters: il passaggio al secondo capitolo

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Ghostbusters incassò quasi trecento milioni di dollari, restando in classifica al box-office per cinque settimane, fino a diventare un vero e proprio fenomeno di massa. Tale successo condusse, come molti di noi già sapranno, a un secondo capitolo: Ghostbusters II (1989).

In questo secondo capitolo la ricetta è pressoché identica a quella del primo film, stessa regia (Ivan Reitman), stesso cast, perché si sa: squadra che vince, non si cambia! Ma forse, la non tanto celebre fama del secondo capitolo della squadra degli Acchiappafantasmi più famosa di New York, è dovuta al fatto che, a distanza di cinque anni dal primo capitolo, Reitman tenta di replicare l’atmosfera del primo film ma senza innovarsi più di tanto: quello che ne rimane è un po’ di melma rosa.

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Il tutto suona già visto agli occhi del pubblico e della critica, sebbene gli incassi lo consacrino come l’ottavo film con il miglior incasso dell’anno. Tuttavia, quando s’intraprende l’impervia strada della saga cinematografica, il secondo capitolo, così come quelli a venire, dovranno sempre fare i conti con l’inesorabile confronto con l’opera originaria. Tale nomea renderà difficile la produzione di un terzo capitolo, che vedrà la luce solo nel 2021, con il titolo originale Ghostbusters: Afterlife (in Italia tradotto con Legacy).

Ghostbusters Legacy: ne avevamo davvero bisogno?

Il terzo capitolo vede alla regia Jason Reitman, figlio del compianto Ivan Reitman, e un cast che unisce la vecchia e la nuova generazione. Sullo schermo affiorano giovani e talentuosi attori come Mckenna Grace (Ready Player One, fra i tanti, con la regia di Steven Spielberg) e Finn Wolfhard (reso celebre dalla famosa serie tv Netflix, Stranger Things, nata nel 2016 dalla mente dei Duffer Brothers).

Allo stesso modo scopriamo nuovi personaggi come la madre Carrie Coon, e l’eccentrico professore di scienze interpretato da Paul Rudd. Ciò che attira di più l’attenzione nello spettatore, però, è il ritorno del cast originale, a distanza di trentadue anni, ad eccezione di Harold Ramis (Egon Spengler), venuto a mancare nel 2014. Ed è proprio con questo triste evento che il terzo capitolo della saga si apre, quasi a voler creare un ponte tra il mondo filmico e quello reale.

La pellicola vede al centro della trama i nipoti e la figlia di Egon Spengler, che in tutto il film si ritroveranno a fare i conti con il passato, cercando ancora una volta di salvare il mondo da un imminente apocalisse. Ciò che desta subito l’attenzione dello spettatore è la nostalgia sulla quale si fa continuamente leva per tutta la durata del film. Tra battute riproposte, richiami (callbacks) ai precedenti due capitoli, e veri e propri camei dei vecchi personaggi, il tutto sembra aver una cornice più stabile ed affidabile per il fan che si approccia alla pellicola.

Questo, invece, non avviene con il dimenticabile reboot del 2016 firmato dalla regia di Paul Feig. Ghostbusters: Legacy sa benissimo che non potrà eguagliare i suoi predecessori, e neanche prova a farlo. Cerca però una propria identità, appellandosi allo stesso universo cinematografico e risultando un degno omaggio alla saga avviata nel 1984: il risultato è apprezzabile e godibile per lo spettatore.

L’eredità dei Ghostbusters

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Ormai gli zaini protonici sembrano essere stati appesi al chiodo, ma forse non in maniera definitiva. Con l’ultimo capitolo è alquanto lampante il passaggio di testimone dalla vecchia generazione a quella più giovane. Eppure, sebbene non sia stato confermato nulla riguardo per un ipotetico quarto capitolo, forse non ce n’è davvero bisogno, perché con Ghostbusters Legacy si è riusciti a chiudere un cerchio ormai iniziato decadi fa.

Dunque, che cosa ci rimane? Se c’è una cosa con cui la saga firmata da Ivan (e poi Jason) Reitman, ha lasciato il segno è la sua brillante autoironia. Questo approccio non sarebbe stato possibile se non ci fossero stati attori del calibro di Murray, Aykroyd, Ramis e Hudson: tutto in un contesto nel quale l’utilizzo dell’ironia e della commedia come vera e propria arma di difesa non era affatto scontato.

Ghostbusters ha davvero lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo, tanto che ormai, da vero e proprio fenomeno di massa, viene citato negli altri media (vedi la serie Netflix, Stranger Things). Se c’è quindi una cosa che Ghostbusters vi ha insegnato è che se qualcuno vi chiede se siete un Dio, la risposta che dovete dare è ”Sì”, e non pensate che andar contro un omino gigante di marshmallow sia una passeggiata…non sono così teneri come noi crediamo.


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