Dopo essere stato presentato alle Notti Veneziane delle 21esime Giornate degli Autori nel corso della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, La scommessa – Una notte in corsia, il nuovo film di Giovanni Dota, è arrivato anche in tutte le sale italiane. Lo diciamo fin da subito: non ci sono valide ragioni per non andare in sala a vedere questa commedia amara, tagliente e brillante.
Perché sì, La scommessa – Una notte in corsia vi rapirà fin dal primo fotogramma.
Quanto teniamo alla vita del paziente?
Al Santi Martiri di Napoli due infermieri, Angelo (Carlo Buccirosso) e Salvatore (Lino Musella) condividono il turno notturno della notte di Ferragosto. Angelo ha una moglie, alla quale non sempre è stato fedele, e dei nipotini con cui vorrebbe passare le sue vacanze estive; Salvatore, invece, vive ancora a carico della madre ed è invischiato nel mondo delle scommesse sportive che dilaga sotto i banchi dello stesso ospedale.
A rompere quella che sembrerebbe essere una delle tante notti di ordinaria amministrazione, arriva moribondo e non cosciente il vecchio Sig. Caputo (Vittorio Ciorcalo). Angelo, viste le condizioni del paziente, è convinto che il nuovo arrivato non arriverà alle sette dell’indomani, mentre Salvatore è pronto a scommettere il contrario. E così i due, per fuggire alla noia e alla monotonia della dimensione tra la vita e la morte in cui lavorano, decidono di giocarsi le ferie di Natale e Capodanno sulla vita del nuovo paziente del Santi Martiri.
Da qui hanno inizio le dodici ore più folli per i due infermieri de La scommessa – Una notte in corsia. Entrambi faranno di tutto per ottenere la tanto ambita ricompensa, e allo stesso tempo s’interrogheranno su quanto o meno sia stato giusto scommettere sulla vita di una persona a loro del tutto sconosciuta, almeno al di fuori della cartella clinica.
Ad arricchire la notte de La scommessa – Una notte in corsia ci pensano i vari personaggi che popolano l’ospedale, e che si relazionano con i nostri due eroi, rendendo ancora più animata la loro scommessa. Impossibile non citare il personaggio di Cammarota (Nando Paone), un paziente che arriva a fingersi un medico e dare medicinali ai poveri sfortunati; o il personaggio del chirurgo cocainomane chiamato d’urgenza e interpretato da Yari Gugliucci; così come anche la moglie di Angelo interpretata da Iaia Forte che, insieme alla sua rivale Rossana (Clotilde Sabatino), è in grado di regalare momenti brillanti che rendono omaggio a un grande periodo del cinema italiano, quello della commedia all’italiana.
La scommessa – Una notte in corsia, una commedia amara ma piena di vita
La scommessa – Una notte in corsia non solo regala situazioni degne di una vera commedia d’autore, ma è anche abile nel mantenere vivo l’interesse e l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine, stupendolo con momenti esilaranti e colpi di scena tutt’altro che scontati.
La vera forza de La scommessa – Una notte in corsia, in verità, sta nell’aver avuto il coraggio di portare nelle sale del cinema italiano una storia che non smette mai di sdrammatizzare ed ironizzare su tematiche alquanto drammatiche, come quella della morte stessa. E, al contempo, si dimostra in grado di farlo con un’eleganza che rende l’opera cinematografica di Giovanni Dota un grande esempio di come realizzare una commedia amara e allo stesso tempo piena di vita.
Perché, diciamocelo: ormai siamo abbastanza saturi del politicamente corretto, abbiamo il terrore di vedere ogni cosa attraverso la lente dell’edulcorazione esasperata, e forse ci siamo un po’ dimenticati che quando scegliamo di affacciarsi alla commedia l’obiettivo è sempre quello di ridere con la persona e non di ridere della persona. In tal senso, Giulia Magda Martinez, Matteo Visconti e Giovanni Dota hanno saputo intrecciare una storia che lavora bene su tale concetto, scrivendo per La scommessa – Una notte in corsia una sceneggiatura di ferro che scorre come un fiume in piena travolgendo il pubblico in sala.
Una regia tutt’altro che anonima
Guardando La scommessa – Una notte in corsia non si può fare a meno di restare stupiti dall’insolito e brillante utilizzo della macchina da presa del giovane regista partenopeo. Attraverso dolly shot, dissolvenze incrociate e primi piani lo spettatore non smetterà mai di osservare le vite di Angelo e Salvatore, i due (anti)eroi di questa storia. La messa in scena si appoggia e s’arricchisce grazie alla fotografia più che ispirata di Jacopo Caramella e alle musiche di Francesco Rita che colorano e battono il ritmo delle vite dei personaggi del Santi Martiri di Napoli grazie a giochi di luce e linee di basso e di batteria che elettrizzano e tengono svegli noi spettatori.
Quindi sì, non serve dirvi altro se non di correre in sala a gustarvi il nuovo film di Giovanni Dota che, dopo Koza Nostra, torna al cinema con un’opera che trasuda energia ed ironia.
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