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Ghosted, il comfort movie annunciato di Apple TV+

8 minuti di lettura

Piccolo, insignificante come molti altri, eppure capace di crearsi un proprio angolo d’interesse. Ghosted, il nuovo spy-action-drama movie di Apple TV+ con Chris Evans e Ana De Armas e diretto da Dexter Fletcher, non brilla certo per iniziativa, ma nel suo antro elitario da piattaforma si comporta bene e conferma la linea di qualità che tanto Apple decanta: nella botte piccola c’è, in fondo, il vino più buono, e Ghosted si dimostra un ricettario per il comfort movie perfetto. Prodotto, tra le altre cose, su cui Apple TV+ ha puntato maggiormente nell’ultimo periodo, e che gli abbonati alla piattaforma possono guardare a partire dal 21 aprile.

La trama di Ghosted

ghosted ana de armas chris evans

Cole (Chris Evans) è un contadino frustrato che ha dedicato tutta la sua vita all’azienda agricola di famiglia. Un giorno in un mercato locale incontra Sadie (Ana De Armas), misteriosa ragazza dal passato traumatico, che si scoprirà essere una spia della CIA. I due iniziano una relazione, fino a quando lei sparisce nel nulla. Cole, innamorato perdutamente, decide di rintracciarla e seguirla, ma così facendo rimane invischiato in un’autentica missione segreta.

Lui, gentile e intraprendente, lei, rude e analitica. In Ghosted è questo il punto di partenza da cui il genere della spy story si ribalta in salsa ventunesimo secolo: lui è quello innocente, invischiato in una vita semplice e famigliare, lei, è al contrario quella distaccata, che decide di ghostarlo (da qui il titolo), ed è sempre lei che svela i suoi autentici panni da agente segreto al servizio della CIA. Spara come John Wick e dissemina il pianeta Terra di amanti abbandonati come il più mascolino degli 007.

Ghosted è una boccata d’aria fresca

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Fletcher così prepara inconsciamente un’opera che flirta con le derive più politicamente corrette di oggi, tuttavia dividendo nettamente il contesto di fondo del film dalla narrazione. Non tutto in Ghosted è quindi giustificato secondo una logica meramente inclusiva.

Ana De Armas in veste di agente segreto ricorda molto la scanzonata Mrs. Smith nell’omonimo film di Doug Liman, tuttavia, a differenza di Angelina Jolie, la sottile psicologia di base della protagonista non viene ignorata. È una ragazza sola, sappiamo che ha un trauma legato alla morte di una cara collega e amica, sappiamo anche che deliberatamente non vuole affrontarlo: la sua è un’esistenza segnata dall’incertezza, a cui rimane appesa. Allo stesso modo, il personaggio di Chris Evans: archetipo ormai sfruttatissimo dell’uomo contemporaneo avvizzito, svuotato del suo ego virile e lasciato ai margini della società.

C’è quindi una cosa che rende Ghosted diverso da qualsiasi altro film e Serie TV sulla contemporaneità: non ha, e non pretende di avere, personaggi assoluti. La magnetica Armas e l’impacciato Evans sono entrambi vuoti e insicuri allo stesso modo; in questo, Ghosted lascia intendere, quasi schiettamente, una classicità diretta. La strana coppia che si forma quasi per caso, il rapporto tra i due protagonisti che parte col piede sbagliato, gli opposti che si attraggono, il conflitto dei sessi riposto in chiave comica. Ghosted non ha niente di originale, ma proprio per questo è una boccata d’aria fresca.

E nonostante i suoi molteplici errori (a partire da un montaggio che procede singhiozzando), attraverso la sua pura semplicità da comfort movie annunciato, introduce gli elementi di novità più ammirevoli.

Quando il politicamente corretto non è l’unica opzione

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Sadie è, infatti, l’unica donna nel cast, all’interno di un folto gruppo di uomini; anzi, si può dire che il suo lavoro è solo gestito e formato da uomini. I personaggi maschili, però, non sono altro che abbozzati, storie a metà irrilevanti che vengono appositamente lasciate morire di fronte alla trama principale.

Vale per esempio per gli svariati camei che frammentano il film, e subentrano nella vita di Sadie: Anthony Mackie, Sebastian Stan, il britannico Burn Gorman e altri (tra cui una guest star che non vogliamo anticiparvi), a contornare la vita triste, solitaria da scapolo del personaggio di Ana De Armas. Sono fantasmi, uomini-oggetto che funzionano con un duplice scopo: dare ritmo a una sceneggiatura altrimenti troppo scontata, e smontare, ironizzando, l’impalcatura che ha reso James Bond così iconico nel tempo; ovvero un’enorme platea di ragazze, tra amanti e nemiche sessualizzate, che ne circondavano la figura in ogni suo film.

Ghosted fa così un passo indietro per farne dieci avanti e, attraverso una chiave narrativa semplice ma ingegnosa, scredita il vecchio cinema nelle sue contraddizioni più evidenti. Gli stessi schemi narrativi però non vengono abbandonati, anzi in qualche modo subiscono una nuova rivitalizzazione. In un film dove il coraggio è tutto, la figura femminile di Ana De Armas si muove in mezzo a un’orda di maschi inetti e amputati, tra cui lo stesso Chris Evans. Lei è assoggettata, lo ghosta perché sembra non avere alternative, ma non si sa il vero motivo. Lui è preda e predatore allo stesso tempo, un semplice disgraziato che come tanti fa i conti con la propria mascolinità tossica.

Cosa rimarrà di Ghosted?

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Ma i pregi del film si fermano qua. Anzi, può essere che Ghosted non sia nemmeno un bel film. Del resto, è vittima della sua stessa natura da prodotto per la piattaforma, erede intransigente dei film tv, e quindi complice dei suoi errori più marginali: tra i tanti, anche una recitazione a tratti esagerata, che per Chris Evans sembra essere diventata ormai una regola. Tuttavia, è nei dettagli che va guardato Ghosted, o meglio, nella sua anima imperfetta e spinosa.

Come un cactus, a cui serve dare poca acqua e poche cure, abbastanza per lasciarlo vivere una vita dignitosa sul davanzale della cucina, anche Ghosted ha l’anima di un film della domenica, quando si ha voglia di cinema ma non di novità. Quel tipo di prodotto che esiste solo quando viene voglia di riguardarlo, suscita ricordi pigri ma piacevoli, disimpegna la mente, e accende la valvola dell’intrattenimento. Un perfetto comfort movie, che ha bisogno di scarse attenzioni, ma di rispettosa considerazione.


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Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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