Ormai sono tantissimi i film sul cambiamento climatico che escono ogni anno; se ci si pensa bene saranno almeno una decina divisi tra piccole produzioni indipendenti (La Crociata di Louis Garrel) e tra grandi produzioni hollywoodiane (Don’t Look Up di Adam McKay). Tra i molti si annoverano anche, ovviamente, i documentari, da sempre strumenti amici del pianeta.
Di recente uscita è ad esempio il docu-testamento dei coniugi vulcanologi Krafft, riportati in vita dal film di Sara Dosa Fire of Love. Un’operazione del genere la fece nel 2015 anche il cineasta francese Luc Jacquet, che portò sugli schermi l’assurda vita di Claude Lorius in Ice and Sky: documentario che racconta le scoperte scientifiche portate avanti nella seconda metà del Novecento in Antartide, disponibile esclusivamente sulla piattaforma streaming NPC Watch, il portale pay-per-view curato dalla redazione.
Vi sveliamo un dietro le quinte: la scelta da parte della redazione di inserire anche Ice and Sky all’interno della nostra piattaforma (rigorosamente senza algoritmi di gradimento) fu in realtà presa con ferma adesione generale, e senza troppi giri di parole. Non tanto perché il tema del cambiamento climatico sia importante o molto discusso, bensì perché la sezione dedicata al documentario, riccamente adornata con film di tutte le tasche (musica, arte, meta-cinema, architettura) non poteva essere completa senza l’ipnotico film di Luc Jacquet.
Ice and Sky: la trama
Ice and Sky ha la capacità di far conoscere ai comuni mortali l’esistenza di Lorius, scienziato sconosciuto che altrimenti, senza il film del regista francese, rientrerebbe in quella massa informe di teste che i media generalizzano sempre chiamandoli con l’etichetta di “scienziati”.
“Gli scienziati hanno fatto una nuova scoperta”, “il mondo, secondo gli scienziati, si sta scaldando a un ritmo impressionante”, “il cambiamento climatico, prevedono gli scienziati, sarà una grave minaccia agli ecosistemi”. Tutte frasi con cui abbiamo imparato sostanzialmente a conoscere il tema principe che ormai costeggia la nostra quotidianità: tra talk televisivi, chiacchiere da social e dibattiti improvvisati durante le pause caffè tra colleghi. Ebbene, tra quegli “scienziati” c’è anche Claude Lorius, glaciologo ormai novantenne, che già nel 1965 avvertì l’opinione pubblica sul problema del riscaldamento climatico. Otto anni prima della presa di coscienza globale sul tema.
La grossa responsabilità di Ice and Sky, racchiusa in un minuscolo spazio vitale
Ice and Sky, infatti, ha la grossa responsabilità di far conoscere al mondo la figura di Lorius, in una vita dedicata completamente ai ghiacci dell’Antartide e a spedizioni al limite dell’umano, lo scienziato francese all’interno del film narra lui stesso le sue avventure e le sue ricerche con una ritrovata passione che va aldilà del bene comune. Da quando ha ventitré anni la vita di Lorius non è più la stessa, e forse non saremmo nemmeno qui a parlarne se non fosse stato per ricerche fondamentali che donò al sapere e alla scienza.
Fu il primo a battere zone di ricerche nell’entroterra antartico, il primo a condurre una spedizione per studiare i cosiddetti “carotaggi” del ghiaccio, il primo a capire l’importanza dell’estrazione delle bolle d’ossigeno intrappolate nel ghiaccio da migliaia di anni. Per lui l’Antartide non è solo una terra amata, un focolare gelato simile a una seconda casa, ma anche un vero e proprio saggio storico che il pianeta Terra ci ha donato attraverso la stratificazione dei ghiacci.
Tavole di sapere concesse dalla nostra casa fondamentali per raccontarci le mutazioni climatiche nel corso dei decenni e secoli passati. Nevicate su nevicate, inverni su inverni, glaciazioni e riscaldamenti: in ogni singolo fiocco di neve Lorius ci intravede una storia di migliaia di anni.
Ice and Sky: la vita di un genio tra i ghiacci
Jacquet lo lascia narrare meravigliato del suo rapporto con una terra biologicamente inospitale, ma che agli occhi di Lorius diventa la meta finale del proprio viaggio terreno. Attraverso dronate spettacolari e filmati d’archivio originali, Ice and Sky racconta non solo la vita e le scoperte dello scienziato probabilmente più importante dei nostri tempi, ma ne esamina anche lo scheletro: la sua pazzia agli occhi di molti diventa per Jacquet un’opportunità fondamentale atta a scrutare l’interno della pulsione emotiva umana.
Cosa spinge persone come Lorius nel dedicare un’intera vita a un qualcosa in maniera così maniacale, per non dire ossessivo? Pazzia o genio? Jacquet vuole dimostrare la seconda opzione: attraverso Ice and Sky vuole esporre sulla pubblica piazza l’intelletto umano elevato all’ennesima potenza.
Il nostro senso esistenziale che si intreccia con quello della natura, il venire a patti con le nostre ossessioni più recondite e coltivarle, senza anzi reprimerle per esigenze conformiste; Lorius ci insegna, attraverso il suo lavoro, che una società funziona quando tutti noi contribuiamo nel nostro piccolo per cercare di fare qualcosa di grande.
Il problema della modernità, in qualche modo, è proprio che questo concetto è spesso preso sottogamba, confuso con l’ossessione patologica e nevrotica. Un mondo, insomma, in cui i geni sono rinchiusi nei manicomi e i mediocri sono seduti sul trono. In questo contesto, la crisi climatica può accompagnare solo.
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