Tra i film più intriganti di quest’ultimo scorcio di 2022 c’è Il Corsetto dell’Imperatrice, in uscita nelle sale italiane dal 7 dicembre. Diretto e sceneggiato dall’austriaca Marie Kreutzer, con protagonista assoluta Vicky Krieps (Il Filo Nascosto), il film è candidato a tre European Film Awards, ed è il titolo scelto dall’Austria per concorrere al premio Oscar come miglior film straniero.
Il Corsetto dell’Imperatrice riporta al cinema la figura di Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come principessa Sissi. Ammirata dal popolo per la sua bellezza ed eleganza, Sissi è entrata nella storia anche per una spiccata anti-convenzionalità su cui ancora oggi si interrogano molti storici. Kreutzer sceglie di raccontare una piccola parte della sua vita: alcuni mesi che vanno dal 1877 al 1878, quando Sissi, compiuti quarant’anni, comincia a mostrarsi sempre più insofferente verso il suo ruolo di imperatrice.
Molto più di un personaggio storico
Non è la prima volta che la settima arte celebra la leggenda dell’indimenticata monarca. Non poteva non essere così; la vita di Sissi si è talmente cristallizzata nell’immaginario popolare da rendere quasi inevitabile una versione cinematografica, il più delle volte fortemente romanzata. Oltre a vari film tedeschi di successo degli anni ‘20, è ancora oggi molto conosciuta al grande pubblico la Sissi interpretata da Romy Schneider in una trilogia degli anni ‘50. Edulcorata e raggiante, questa Sissi ha alimentato per molti decenni una specifica vulgata, un’immagine però stereotipata che ha idealizzato una monarca in realtà molto più complessa e sfaccettata.
Il cambio di rotta è avvenuto nel 1973 con Ludwig di Luchino Visconti. Nel racconto del regno di Ludovico di Baviera, c’è ancora Romy Schneider ad interpretare Sissi, ma questa volta, oltre a essere più in là con gli anni, l’imperatrice è disillusa, introversa, talvolta sprezzante. La giovinezza splendente della trilogia cede qui il passo a una maturità scontenta, con all’orizzonte una vecchiaia che si profila sempre più minacciosa. Del resto, il casting del grande regista italiano non è casuale; scegliere l’attrice che aveva incantato negli anni ‘50 è un’operazione perfettamente funzionale per il messaggio che si vuole dare a un pubblico più attento e meno generalista. Tutti devono inchinarsi al tempo che passa, pure le icone.
Un’interpretazione sontuosa
Ludwig può essere considerato un buon punto di partenza per analizzare la Sissi de Il Corsetto dell’Imperatrice; qui l’attrice lussemburghese plasma mirabilmente un personaggio che, trasudando tragicità da tutti i pori, tenta una lotta disperata contro una decadenza che incombe. Metafora calzante è quella sottesa dal corsetto, un tempo fondamentale per circuire le forme aggraziate della giovane Sissi, ora oggetto soffocante che provoca rabbia, risentimento, problemi alimentari che rasentano l’anoressia. L’avvento dei quarant’anni segna per Sissi, dunque, l’inizio di un declino irreversibile, una decadenza che Krieps rende finemente perturbante con un’interpretazione che da sola vale il prezzo del biglietto.
Ad alimentare lo spessore di un personaggio così moderno è la colonna sonora quasi interamente firmata dalla cantante francese Camille; i suoi brani fanno da contrappunto a una delicatezza irriverente, una sensibilità che, pur conservando una certa grazia, sa come essere spietata. Oltre alla magistrale interpretazione di Krieps, non emergono in Il Corsetto dell’Imperatrice altri pregi significativi. La regia di Kreutzer, forse ispirata dai manieristici La Favorita di Yorgos Lanthimos e Marie Antoinette di Sofia Coppola, non presenta guizzi rilevanti, mentre la fotografia poco incisiva di Judith Kaufmann non sembra esaltare adeguatamente gli ambienti tetri e stantii della corte austriaca.
Il cinema come possibile evasione
La sceneggiatura piuttosto lineare di Il Corsetto dell’Imperatrice presenta però una sola pregevole arguzia: in alcune scene Sissi interagisce con Louis Le Prince, l’inventore francese considerato il vero padre del cinema. Le Prince, desideroso di promuovere un macchinario in grado di catturare svariate immagini in movimento, propone alla principessa di figurare in una rappresentazione che, al contrario della pittura, non tenta di imprigionare l’essenza di qualcuno in una sola, inesorabile immagine. Le Prince, insomma, offre a Sissi una scappatoia puramente artistica. Il cinema che, nella sua declinazione più liberatoria, sa sprigionare di tutto. Bellezza, sogni, persino tormenti.
In definitiva, uno dei meriti del film di Kreutzer è aver colto il carattere intrinsecamente divistico della principessa Sissi. In un’epoca in cui il cinema stava soltanto nascendo come idea tanto prevedibile quanto rivoluzionaria, c’era già una diva capace di catalizzare l’attenzione di un determinato pubblico. Splendida, problematica, profondamente umana, la protagonista di Il Corsetto dell’Imperatrice giganteggia in un film di discreto valore, ma che a conti fatti non brilla di originalità.
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