Due eventi hanno scosso il Lido nella giornata di venerdì 6 settembre: l’esordio di M – Il figlio del secolo, l’attesa Serie TV tratta dal Premio Strega Antonio Scurati diretta da Joe Wright e interpretata da Luca Marinelli nel ruolo di un Mussolini inedito, e le dimissioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
In un certo senso due storie connesse, quella dello scandaloso rapporto di Sangiuliano con le istituzioni e quella della Serie TV che, ironicamente, riporta nei titoli di testa con non poca fierezza la sigla: Ministero della Cultura. Le risate, anche prima di iniziare una delle opere che ci ha più sorpreso dalla selezione ufficiale veneziana, sono d’obbligo.
M – Il figlio del secolo arriverà su Sky nel 2025.
M – Il figlio del secolo
Luca Marinelli è Mussolini. M, appunto. Che già a partire dal titolo evoca mostri, inquietanti apparizioni che infestano il cinema dai tempi di Fritz Lang. E, come nel famoso romanzo di Scurati, M – Il figlio del secolo racconta in otto episodi, da 50 minuti circa l’uno, l’avvento del fascismo: dai fasci di combattimento, formatisi nei mesi successivi alla Prima guerra mondiale, fino al famoso discorso di Mussolini al Parlamento, quello in cui si prende la responsabilità del delitto Matteotti (momento che sancisce la nascita della dittatura in Italia).
M – Il figlio del secolo però non è solo il ritratto di un dittatore, la rappresentazione – grottesca e satirica – di un regime in formazione, ma anche lo specchio di una nazione incapace di farci i conti. Il «Siamo ancora in mezzo a voi» pronunciato da Marinelli nel prologo è la frase che riecheggia per tutte le 6 ore e 52 minuti di durata totale della Serie. La persecuzione di una realtà mai conclusa, una questione incompleta ancora total(itaria)mente aperta (il caso Scurati e il discorso censurato alla Rai lo scorso 25 aprile per rimanere in tema).
Il fascismo passa dai suoi attori
In un gioco di rimandi, tra il passato e il presente, Wright imbastisce un’opera Mastodontica: un Make Italy Great Again dalla portata storica, dove la continua ricerca di potere si trascina dietro la dissacrazione che fino a oggi colpisce la politica; e dove, guarda caso, in certi frammenti registici e attoriali, Marinelli-Mussolini ricorda vagamente un certo cavaliere di Arcore. È la maschera gettata a terra, la verità dentro la statualità di un busto vuoto, ricolmo di cadaveri in decomposizioni, e circondato dai volti complici, non semplici marionette del sistema: Cesare Rossi (Francesco Russo), Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli), Rachele (Benedetta Cimatti), Amerigo Dumini (Federico Majorana), Italo Balbo (un inaspettato Lorenzo Zurzolo).
Sono solo alcuni dei numerosi e ben ricostruiti interpreti della favola fascista costruita sulla base non di una personalità sola, ma di un popolo, del morbo pandemico di un’ossessione intrinseca allo stesso odio e sete di potere.
M – Il figlio del secolo, M e i suoi padri
M – Il figlio del secolo, in parole povere, è il Secolo breve. La modernità spiegata, narrata attraverso gli occhi e le parole del suo protagonista più rappresentativo. Ma è anche la reiterazione futurista che diventa realtà, la macchina che si ripete, l’intrattenimento che si industrializza e si organizza a favore della stessa serialità televisiva, che anche a Venezia ora spaventa i difensori della forma “classica” dell’occhio cinematografico.
Al Lido sono 4 le Serie TV presentate in selezione ufficiale, la forma seriale del racconto sbarca anche ai festival. «E l’anno prossimo?» – si sente commentare in giro – «Saranno tutte Serie TV, il cinema è morto». «In realtà a essere morti siamo noi» , replica qualcun altro.
Ne sa qualcosa Joe Wright che riempie M – Il figlio del secolo di riferimenti e forme di rappresentazioni del passato. Anzi, si può dire di tutto! La colonna sonora futurista, tra intromissioni techno e montaggio ritmato, i tagli di luce e ombra dell’espressionismo tedesco, il surrealismo e le ambientazioni metafisiche, l’animazione lynchiana. Sperimenta lo sfondamento della quarta parete e il discorso diretto con lo spettatore, che garantisce, all’interno di una narrazione scorrevole, il ritratto storico e umano di un Mussolini in costruzione, nella sua intimità svestita dalla propaganda.
Il tutto facendo ben attenzione a non tralasciare i dettagli anche più piccoli (Mussolini che si barrica nel suo ufficio durante la marcia su Roma, e Matteotti che rompe il vetro della macchina in cui è stato rapito).
M – Il figlio del secolo è un’operazione di stigmatizzazione che cerca di dare un volto ineluttabile (sempre parte costante del nostro bagaglio culturale) al secolo più simbolico della politica contemporanea. La traccia tutta “italiana” della tendenza «Politica, morale, storica» di un tumore maligno in veloce espansione. Il fascismo come mai visto, raccontato, riflesso da Marinelli (ingrassato e pelato) che grida nelle stanze degli edifici fascisti, prima vuote e altissime, sarcofagi di un’era sempre lì, scomodamente presente, e ora riempite dal suo eco assordante e rivoluzionario.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Facebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!