Moonlight è la pluripremiata pellicola di formazione che cerca di spiegarci, con infinita poesia, quanto possa essere complicato amarsi ai margini di una società discriminatoria.
La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale “In Moonlight Black Boys Look Blue” di Tarell Alvin McCraney. Il regista, Berry Jenkins ha voluto rendere omaggio all’origine teatrale dell’opera strutturando la pellicola in tre capitoli. Ognuno di essi porta il nome con cui il protagonista si identifica in quel determinato momento della sua vita.
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Abbiamo Little per l’infanzia, Chiron per l’adolescenza e infine Black per l’età adulta. Ad ognuna di queste fasi, inoltre, corrisponde un differente volto del personaggio di Chiron (Alex R. Hibbert, Ashton Sanders, Trevante Rhodes) nonché un suo diverso approccio alla vita e a tutto ciò che ne fa parte.
«Moonlight»: storia di discrimine tra i discriminati
Chiron è un silenzioso bambino afroamericano figlio di una donna tossicodipendente e un padre inesistente. Fin da piccolo si ritrova ad affrontare la crudeltà della vita che si incarna in molteplici aspetti. Il primo punto di svolta arriva con l’incontro di Juan (Mahershala Ali), uno spacciatore del quartiere in cui, nonostante tutto, il bambino riesce per la prima volta ad intravedere una figura paterna.
Juan e sua moglie, Teresa (Jeanelle Monàe), lo accolgono a casa loro come se fosse di famiglia e si occupano della sua crescita turbolenta. Fin dalla tenera età infatti Chiron, soprannominato «Piccolo» (nella versione originale Little) dai suoi coetanei, viene preso di mira dai bulli della sua scuola.
Chiron e Kevin
La cupa esistenza del ragazzo viene momentaneamente rischiarata dall’amicizia con Kevin (Jaden Piner). È proprio grazie a lui che Chiron riesce a scoprire timidamente la sua sessualità. L’idillio fra i due viene però interrotto bruscamente dall’intervento dei bulli, capitanati da Terrel (Patrick Decile): Kevin, lasciandosi trascinare, diventa il protagonista del pestaggio di Chiron, abbandonandolo ferito, non solo fisicamente.
Indubbiamente l’amore che lega i due è il centro attorno al quale si sviluppa l’intera vicenda. Un amore tormentato e contrastato in ogni modo da una società discriminatoria, che però ha sempre la forza di tornare a fare capolino.
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Moonlight ci propone uno sguardo rinnovato su vicende, ambienti e persone che siamo abituati a percepire in maniera differente. In mezzo al degrado e all’abbandono più totale il legame tra Chiron e Kevin si lascia scalfire, ma mai spezzare. Questo film sembra volerci delicatamente aprire gli occhi su una realtà a cui ormai dovremmo essere avvezzi.: anche due ragazzi neri che vengono dai quartieri della droga possono amarsi.
Il diritto di poter vivere la propria vita
La sventurata esistenza di Chiron è costellata di negatività ed eventi catastrofici. La vera indole del protagonista sembra essere sempre latente all’interno delle vicende, ma senza avere mai la forza di riversarsi all’esterno. Moonlight ci fa intendere come alcuni eventi della nostra vita posseggano il potere di definire e modificare la nostra identità nel profondo e abbiano persino la capacità di disorientarci e farci perdere. I tabù e la violenza con cui questi vengono repressi sono la nostra condanna e ci trascinano in un’esistenza di solitudine.
L’amore avrebbe potuto salvare Chiron e Kevin dalle loro, seppur in maniera diversa, miserabili vite. Purtroppo quando la società dice No! spesso la si asseconda e non si trova la forza di reagire.
Moonlight si pone in maniera originale e reazionaria sia nella forma che nel contenuto, raccontando tramite immagini raffinate, delicate e studiate a fondo un mondo che siamo abituati a vedere raccontato in maniera cruda e realistica. Questo film vuole gridarci, tramite la sua dolcezza (a tratti amara), che l’amore è libero e va contro ogni convenzione sociale e, in quanto tale, dobbiamo lasciare che sia sempre libero.
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