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Nicolas Cage: 5 film senza overreacting

8 minuti di lettura

Nicolas Kim Coppola, meglio conosciuto come Nicolas Cage, compie oggi 58 anni. Attore iconico e longevo, conta ad oggi 109 comparizioni in lungometraggi. Quinto attore più giovane a vincere un Oscar con Via da Las Vegas (1995) e collaboratore di grandi registi come David Lynch, Martin Scorsese, Brian de Palma e altri. Più volte accusato di una recitazione troppo enfatica e iperbolica, Nicolas Cage ha però anche vestito panni di personaggi che poco hanno a che vedere con film come Vampire’s Kiss (1989) o The Wicker Man (2006).

Nicolas Cage è un attore caduto spesso vittima di cattivi registi o di cattive parti. Esistono però casi che testimoniano una brillante sensibilità attoriale, lontani dalle scene per cui è diventato un meme o oggetto di scherno sul web. Lontano da quell’enfasi emozionale che tanto sembra caratterizzarlo nei discorsi critici. Per il giorno del suo compleanno, ecco quindi 5 film che Nicolas Cage ha interpretato senza cadere nell’overreact.

Arizona Junior, dei fratelli Coen

Arizona Junior Nicolas Cage

Secondo lungometraggio dei fratelli Coen, datato 1987, è nella classifica AFI delle migliori cento commedie di tutti i tempi. Commedia grottesca e a tratti demenziale, nella quale Nicolas Cage veste i panni di un criminale che rapina supermercati con pistole scariche perché, in fin dei conti, ha il cuore buono. Scapigliato e a disagio col mondo, Hi (Nicolas Cage) viene tenuto al guinzaglio dalla moglie poliziotta.

Cage indossa questo ruolo comico con grande maestria e riporta un personaggio divertente ma anche a tratti malinconico. L’enfasi recitativa qui è del tutto assente, o almeno trattenuta in alcune brevi sequenze d’azione. Anche in questi casi, però, data la natura surreale del film, le iperboli emotive non sono mai fuori luogo. Importante, nel film, è il linguaggio degli occhi. Cage riesce qui, grazie a due occhi allucinati e ridicoli, a trasmettere tutta l’insicurezza e la comicità di un neo padre criminale che cerca solo di fare la cosa giusta.

Il ladro di orchidee, di Spike Jonze

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Due Nicolas Cage per uno dei film più stravaganti e complessi di Charlie Kaufman. Un film che parla della stessa realizzazione del film e che ha come protagonista lo stesso sceneggiatore del film, appunto Charlie Kaufman e il fratello gemello (interpretati entrambi da Cage). Charlie è uno sceneggiatore insicuro, con pochi capelli e a tratti raccapricciante; Donald, il fratello, è invece più intraprendente e allegro.

Nicolas Cage interpreta qui un personaggio complessato e depresso, tenero e disgustoso. È certo strano vederlo in questi panni così bizzarri ma la recitazione anche qui funziona. Occhi bassi in perenne conflitto col mondo, balbuzie, paralisi da ansia sociale e movimenti del corpo gobbi. Un personaggio drammatico quello di Charlie, e uno comico per quello di Donald, molto simile al fratello ma senza tutta la parte dei complessi e insicurezze. La recitazione è qui composta e sottile, si nota un certa ricercatezza dell’uso del linguaggio del corpo e una stessa attenzione per la voce.

The weather man – L’uomo delle previsioni, di Gore Verbinski

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Nel 2005 Nicolas Cage diventa un meteorologo che non sa leggere il tempo, divorziato e con una sfilza di problemi famigliari. Dal regista dei Pirati dei Caraibi e dalla penna dello sceneggiatore de I sogni segreti di Walter Mitty (Steve Conrad), ritroviamo il nostro attore nei panni di un padre triste che rovina tutto ciò che tocca e che si trova a fare un bilancio della propria esistenza.

Ancora un ruolo dolceamaro e un ruolo comico. Cage fa ridere dentro i suoi completi da presentatore televisivo così come ogni volta che prende oggetti in faccia dai passanti. Recita una parte che non gli richiede chissà quale sforzo camaleontico ma che riesce a portare bene, senza eccessi o false stucchevolezze. Il film testimonia che Nicolas Cage è un attore che non si traveste da personaggio ma che ne riporta lo spirito, l’anima, come un nostro Marinelli. Recitare non significa qui diventare un’altra persona ma riportare con empatia le sue emozioni e i suoi sentimenti.

City of Angels – La città degli angeli, di Brad Silberling

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Remake americano del capolavoro di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino (1987). Nicolas Cage ruba la parte, da storia del cinema, di un Bruno Ganz. Difficile remake di un capolavoro e difficile prova per un attore che deve interpretare una parte già perfetta nel passato. Nicolas Cage è un angelo che si innamora di una splendida Mer Ryan, cade dal cielo e diventa umano per lei.

Una parte silenziosa quella di questo Cage, una parte difficile ma che riesce a gestire dimostrando pacatezza ed empatia. Ci riporta un uomo-angelo pieno di stupore fanciullesco, bontà e sensualità. Tanto riprende dalla recitazione di Ganz ma è solo un punto di partenza, una base su cui costruire un personaggio nuovo e brillante. Mai qui Cage potrebbe essere più lontano dalle recitazioni overreact che tanto lo screditano sul web.

Via da Las Vegas, di Mike Figgis

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E per concludere non poteva mancare il film per il quale Nicolas Cage vinse l’Oscar nel 1996. Via da Las Vegas racconta di un incontro, un incontro essenziale. È una storia d’amore tra un alcolizzato e una prostituta. Entrambi soli e disperati, i due si completano e si capiscono. Cage centra la parte come in pochi altri suoi film e ci porta un’interpretazione a dir poco scioccante. È uno di quei film in cui tutto gira attorno a una performance e a un attore.

I tremori da alcolizzato e la disperazione che spingono un uomo al suicidio, la tristezza e l’ilarità di chi non ha più niente da perdere. La rabbia improvvisa per i giudizi altrui e la tenerezza per l’affetto tanto necessario quanto lontano. Questo e molto altro riesce a gestire Nicolas Cage in questo bellissimo film. E pochi sono i film che descrivono l’alcolismo in modo così duro e profondo. Sicuramente una delle sue migliori interpretazioni (se non addirittura la migliore) e la prova lampante che Nicolas Cage sa regalare al cinema grandiose performances.


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