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Nostos, nel futuro la nostra sopravvivenza sarà racchiusa in un chip?

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Molti giovani filmmakers italiani che si devono misurare con la propria opera prima scelgono di raccontare una storia ambientata in un lontano futuro o in una dimensione surreale della realtà che stanno vivendo: basti pensare ai primi corti del duo Resinaro e Guaglione o alle atmosfere steampunk di The Nostalgist di Giacomo Cimini. Ciò denota un forte interesse per quello che ci attende; è un tentativo di prevedere il futuro non privo di timori e preoccupazioni, specialmente nei confronti di una crisi energetica e climatica causata dallo spreco delle risorse e dal crescente inquinamento dell’ambiente in nome di un progresso tecnologico sfrenato e incontrollato.

Le nuove generazioni sono attanagliate da ecoansia e FOMO e vedono il futuro in modo tutt’altro che roseo. Questo si traduce in prodotti cinematografici nei quali se non siamo controllati da un governo distopico o invasi da una specie aliena, spesso siamo lasciati alla deriva in un ambiente sporco, abbandonato e deserto in cui la sopravvivenza è in mano a chi controlla le ultime risorse disponibili e viviamo secondo la legge della giungla (sia essa fatta di liane o di cemento).

Nostos s’inserisce in questo filone di visioni post-apocalittiche: l’idea di Tommaso Renzoni e Mauro Zingarelli è di dipingere un futuro in cui il silicio è diventato il materiale più prezioso del pianeta e la principale moneta di scambio tra i sopravvissuti. Un uomo e una ragazza sbarcano il lunario cercando microchip tra gli apparecchi tecnologici del vecchio mondo per scambiarli con acqua e cibo. Durante le ricerche, l’uomo ritrova una reliquia del tempo passato dalla quale non riuscirà a separarsi: travolto da un’ondata di nostalgia, non riesce più a percepire i pericoli in agguato tra le macerie. Toccherà alla ragazzina occuparsi dei predoni e dell’uomo, immerso nei ricordi.

Nostos, una produzione giovane e attenta al particolare

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Nostos, realizzato con una campagna di crowdfunding lanciata e seguita su Twitch, offre uno sguardo senza sentimentalismi sull’uomo, ridotto a pezzi come i palazzi tra i quali si nascondono vecchi computer e console. La produzione, targata SlimDogs, ha preferito l’artigianalità per la costruzione degli oggetti di scena e l’allestimento dei set, dando forte risalto ai reparti costumi e scenografia. Gli effetti speciali sono stati realizzati con sapienza e cura da un team che è evidentemente affezionato alla cultura dei practictal effects.

Emerge un gran lavoro – di ricerca e di ideazione – sugli oggetti di scena incrostati e sporchi (come il vecchio Gameboy o i piccoli chip). I costumi dei sopravvissuti, logori, spesso privano la figura umana della sua silhouette e la rendono inquietante (si guardi ai personaggi del Mercante e del Predone).

La direzione della fotografia è stata molto attenta a una resa cruda ma morbida della scena, ottenuta anche per mezzo di una color correction non troppo scura, calda e polverosa. È stata posta un’attenzione particolare sugli spazi angusti e stretti, sui protagonisti che si muovono in un ambiente urbano e desertico che richiama Serie TV come The Walking Dead o classici dello stesso filone come Codice Genesi dei fratelli Hughes e Le Dernier Combat di Luc Besson.

Nostos è la prova che il cinema sci-fi può essere fatto anche in Italia

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Gli attori – specialmente la giovane Aurora Giovinazzo, già nota per Freaks Out – si mettono in prima linea per rappresentare lo spirito spietato di quel mondo: se Francesco Foti è l’incarnazione perfetta della nostalgia, Aurora è lo spirito di sopravvivenza fatto persona, non ha tempo di soffermarsi sui sentimenti e agisce per difendersi dai pericoli con decisione e scaltrezza. Alla fine, Aurora impara anche pietà e compassione, valori che l’uomo (Foti, appunto) gli ha mostrato e che lei conserverà.

La scelta dell’assenza di dialoghi dà modo di far risaltare l’azione e l’espressività degli attori. Inoltre, concede maggiore spazio ai suoni dell’ambiente e alle musiche, che vanno a braccetto con gli stati d’animo degli interpreti. Dal punto di vista simbolico, sembra che in Nostos si sia voluto raffigurare un’umanità ammutolita e svuotata, ridotta quasi allo stato animale, spinta ad agire o dal bisogno di nutrimento o da memorie recondite.

Il cortometraggio utilizza anche alcuni elementi cari al regista Mauro Zingarelli, come la componente action – fortissima nelle scene di combattimento, seguite per mesi dal regista e da uno stunt coordinator. Questo non significa che manchino scene cariche di pathòs: sono brevi ma vengono rese molto efficaci dall’impiego del fuoricampo, che le fa risultare cariche di crudezza al punto giusto.

Nostos è già su Rai Play, reduce dalla partecipazione alla Settimana della Critica della 79esima Mostra del Cinema di Venezia. Tutt’ora il corto sta facendo un lungo giro tra festival nostrani e internazionali. L’opera di Mauro Zingarelli è un grande esempio di come il cinema di fantascienza in Italia può evolversi e rimanere flessibile, giovane e aggiornato.


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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè.

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