Uno stravagante scienziato riporta in vita una giovane donna suicida. Il risultato è Bella Baxter, bambina nel corpo di un’adulta, che scopre piaceri e dolori della vita in un viaggio appassionante verso la libertà.
Presentato in concorso nell’80ma edizione della Mostra, Poor Things di Yorgos Lanthimos si conferma uno dei titoli più attesi (e divisivi!) della rassegna. L’opera, adattamento cinematografico del romanzo di Alasdair Gray Vita e misteri della prima donna medico d’Inghilterra (1992) ha suscitato sin da subito interesse nel regista per la complessità dei temi e l’originalità umoristica del linguaggio utilizzato.
Non c’è da stupirsi dunque se la trasposizione del regista greco, già noto per The Lobster e La favorita, incanti per soluzioni visive e smalto nei dialoghi: ciascun personaggio ha un carattere e un ruolo precisi, enfatizzati da un diverso uso del linguaggio, delle inflessioni della voce, delle movenze gestuali. “Ho sempre ammirato il modo in cui Lanthimos e McNamara riescono a intrecciare meravigliosamente umorismo e sofferenza, perché la vita è proprio così” – spiega Emma Stone, produttrice del film. È l’esperienza del dolore che ci rende complessi.
La bellezza di Bella Baxter (la protagonista interpretata dalla stessa Stone) risiede proprio nel suo viaggio verso la complessità. Un viaggio autonomo costellato da una kermesse di personaggi stravaganti che incarnano, ciascuno con le proprie peculiarità, occasioni diverse per misurare la propria legittima libertà.
Poor Things arriva nelle sale italiane il 25 gennaio 2024.
Emma Stone è l’esperimento Bella Baxter in Poor Things di Yorgos Lanthimos
Il Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) riporta in vita una giovane suicida con il nome di Bella Baxter (Emma Stone) e con l’aiuto dell’assistente Max McCandless (Ramy Youssef) ne monitora i progressi, affezionandosi inevitabilmente alla sua “creatura”. Per non compromettere l’esperimento, Bella non ha mai visto il mondo fuori dalla casa del suo “God” finché l’insolenza del libertino avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) la convince a fuggire con lui per assaporare ciò che la vita offre oltre le mura. Il viaggio di Bella attraverso i continenti, seppur idilliaco all’inizio, diventa presto un’occasione per trasformarsi in un essere umano complesso dotato di libero arbitrio.
Un brutto giorno per Bella Baxter
Povere creature inizia con una figura di schiena, in piedi su un promontorio a picco sul mare. È una donna, indossa un abito di raso blu. Improvvisamente si getta in mare. Lanthimos sceglie il bianco e nero per fare il suo ingresso nel presente: nella casa di Godwin Baxter (Willem Dafoe), Bella suona il pianoforte sbattendo mani e piedi sui tasti bianchi, in preda a un’insania infantile. Circondata da cani con il corpo da oche e capre con la testa di maiale – sollazzi a ragion di scienza per il Dottore – Bella cresce nella convinzione di essere la figlia di due esploratori, amici del “God”, morti durante una spedizione, e si rassegna all’idea di non poter scoprire cosa c’è dietro la porta che la tiene confinata in casa.
È un flashback – inusualmente a colori – a spiegarci la verità dietro le parole del God. Bella Baxter non è altro che una giovane donna, morta suicida, che il dottore ha rianimato impiantandole il cervello del suo stesso feto. L’evoluzione progressiva di Bella diventa cesura definitiva quando la ragazza scopre il piacere, ogni volta che vuole. Non asserisce, rigetta; non conviene, confuta. Si fa domande e diventa complessa, sempre di più.
Il God di Dafoe è diverso dal Christof di Ed Harris in The Truman Show: è un demiurgo, un uomo di scienza che ha, a tutti gli effetti, ridato vita al corpo. A distinguerli, la consapevolezza di God della necessità che Bella esperisca autonomanente ciò che la vita ha da offrirle. Nel suo viaggio circolare Bella conosce il piacere a Londra, ne diventa satura a Lisbona, lo rifiuta a Parigi, ma è ad Alessandria che diventa un essere dotato di coscienza ed è nel suo “dark period” che torna davvero in vita.
Siamo strane creature di Dio, con un corpo già adulto prima che la mente lo diventi. Siamo bambini alla ricerca di esperienze di vita e di dolore. Il linguaggio di Lanthimos, seppur eccessivo e saturato, non toglie nulla con la sua comicità al percorso evolutivo di una giovane donna che riconosce la sua prigione, prima di uscirne. La sintesi di tropi narrativi è estatica e inebriante, e nella pienezza strabordante restituisce totalmente la densità in fieri della personalità emotiva di Bella, che acquisisce vita e colore (oltre il bianco e nero) nel confronto con altri esseri umani, affamata di conoscenza e pronta ad assorbire ogni dettaglio, come una spugna.
Fondamentale è il lavoro che Lanthimos e Emma Stone hanno portato avanti sul tema della sessualità: è un personaggio disinibito, ingenuo, sfrenato, voglioso, libidinoso, semplice nella volontà di prendersi ciò che le provoca benessere. È un personaggio attuale, senza sensi di colpa, non osservante dei codici e dei linguaggi imposti dalle convenzioni sociali. È pura, meravigliata. È una creatura meravigliosa.
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