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Promises: una storia d’amore sospesa tra scorci di memoria

8 minuti di lettura

Promises è il titolo con cui la scrittrice, sceneggiatrice e regista Amanda Sthers porta su Sky On Demand il suo omonimo romanzo. Dopo aver già calcato la piattaforma con il film del 2017 Madame, guidato dal protagonismo femminile di Toni Collette e Rossy De Palma, la Sthers si avvale di altre importanti firme internazionali per una pellicola che ha incontrato le sale il 18 novembre 2021 e che ora è disponibile anche in streaming. Un viaggio nella memoria del protagonista, Salvo (Pierfrancesco Favino), dove l’amore e il tempo si incontrano in una dimensione spiralica guidata dal fascino della letteratura.

Così l’onnipresente attore di punta italiano, nel 2020 anche nell’ultimo film di Gabriele Muccino, Gli Anni Più Belli, si affianca alla bellezza enigmatica di Kelly Reilly (Yellowstone) e al talento senza tempo di Jean Reno. Ne affiora un film sperimentale, incastonato in un labirinto di suggestioni come una delle opere letterarie a cui rimanda, Se Una Notte D’Inverno Un Viaggiatore di Italo Calvino. La prova registica della Sthers ipnotizza e respinge il suo spettatore, in un percorso narrativo intriso di fascino ma che cade vittima del suo trasporto in una cornice confusionaria.

Promises: la vita è come una spirale

Promises

La prima opera che apre Promises è La ricerca del tempo perduto di Marcel Proust: un colosso letterario che riflette l’intera esistenza umana e racchiude una consapevolezza su cui il film costruisce le sue fondamenta. La vita è come una spirale, tutti gli eventi che la contraddistinguono non si collocano in una cronologica linea temporale perché ciascuno non vive le cose nell’ordine corretto, ma come la mente le organizza in modo che abbiano un senso. Così passato, presente e futuro si mescolano in un immaginario dove un adulto potrebbe uscire di casa e ritrovarsi improvvisamente bambino.

In questo modo la Sthers racconta la vita di Salvo, che ha ereditato dal nonno la professione di commerciante di libri antichi. Indissolubilmente legato all’Italia della sua infanzia, che lui chiama terra dei fantasmi Salvo vive il suo presente a Londra, accanto alla moglie Bianca e alla figlia. Tuttavia una sera la sua vita rimane avvolta dalla figura di Laura, affascinante sconosciuta da lui incontrata a una festa. Da quel momento, la Ladispoli degli anni ’50 e la metropoli londinese degli anni ’90 si scindono in una continua oscillazione temporale, attraverso cui conosciamo Salvo nel passato e nel presente.

Tuttavia, “la nostalgia è solo il desiderio che il passato e il presente si incontrino nel futuro”. Per questo i momenti vissuti e non vissuti, le scelte prese e quelle mai affrontate e i diversi punti di vista che scrivono un’esistenza sboccano in uno scorcio di futuro, o meglio di più futuri possibili, che ci raccontano anche il domani di Salvo e Laura. Il loro amore non trova sfogo sullo schermo, ma rimane sottinteso, velato, abbozzato, in un labirinto di possibilità non scritte.

Raccontalo con un libro

Promises

Uomo sbagliato, donna giusta, storia d’amore: la combinazione di questi tre elementi è come Laura sintetizza lo sguardo sull’amore di Jane Austen. La celebre autrice è celebre per i suoi lieti fine che non sono mai retorici in un’idealizzazione rosa, ma riflettono tra le righe la realtà di un finale imperfetto. Non tutte le storie d’amore seguono la canonizzazione dell’altalenante giostra sentimentale del genere romance, alcune muoiono ancora prima di nascere, semplici vittime di una combinazione di cause ed effetti che non permettono loro di fiorire. Solitamente l’ordine cronologico di una successione di eventi permette allo spettatore di capire cosa non funziona e di empatizzare maggiormente con i personaggi.

In Promises, invece, non esiste una successione temporale, ma gli eventi si incontrano, scontrano e intersecano nel flusso di coscienza che attraversa la memoria di Salvo. L’effetto è quello di una destabilizzazione emotiva e intellegibile attraverso cui lo spettatore può solo catturare alcuni momenti e suggestioni di cui gioisce e soffre per un breve arco temporale. Come il granitico romanzo di Calvino citato in apertura, Promises è una storia che contiene altre storie, un labirinto di possibilità in potenza che non si sviluppano, ma rimangono aleatorie in una costellazione di ricordi accennati.

La Sthern sceglie quindi di adottare uno sguardo combinatorio sulla realtà, trasponendo un romanzo che non sceglie la linearità, ma si avvolge e riavvolge continuamente in una spirale temporale. Così il film è il risultato di una frammentazione di citazioni letterarie che spiegano come la vita, continuamente, si lasci ispirare dalla letteratura. E allora, raccontiamolo con un libro.

Una promessa ambiziosa che non trova il suo spazio narrativo

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A volte una storia perde il suo fascino se trasposta in uno spazio che non le appartiene. Così Promises lo immaginiamo inviolabilmente legato alla pagina scritta, a un universo di stimoli che racchiudono la magia di un’evocazione, sfumata nella traduzione in immagine. L’ultima pellicola della Sthern risponde a questa involuzione, soprattutto nel caso di un prodotto vicino intimamente alla regista poiché è lei stessa ad aver condotto il passaggio dalla carta alla pellicola. Quello che recepisce lo spettatore è un ingranaggio di storie possibili che inizialmente rimandano al magnetismo di Mr. Nobody (2009) di Jaco Van Dormael, ma non raggiungono una conclusione.

L’appetito da cinematografo non viene soddisfatto e rimane sospeso come la storia d’amore tra Sandro e Laura, racchiusa nell’emblematica frase: Non siamo mai stati bravi a dirci quello che provavamo l’uno per l’altra”. Allo stesso modo Promises cerca di raccontarci più di quello che può incanalare sullo schermo: una vita che vive di ricordi passati, sensazioni presenti e illusioni del futuro. Una vita come tante, che però vediamo scomposta attraverso le memorie del protagonista, così vicine al nostro modo di incasellare i pensieri, da risultare destabilizzanti.


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Classe 1996, laureata in Comunicazione e con un Master in Arti del Racconto.
Tra la passione per le serie tv e l'idolatria per Tarantino, mi lascio ispirare dalle storie.
Sogno di poterle scrivere o editare, ma nel frattempo rimango con i piedi a terra, sui miei immancabili tacchi.

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