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I Racconti delle quattro stagioni di Eric Rohmer: perché riscoprirli tutti

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8 minuti di lettura

Si chiama ciclo dei Racconti delle quattro stagioni, ma a noi piace chiamarla la Tetralogia di Rohmer, perché, un po’ come Le quattro Stagioni per Antonio Vivaldi, Eric Rohmer congegna una quadrilogia autoriale di grande impatto e allo stesso tempo di incommensurabile leggerezza.

Il genio della Nouvelle Vague negli anni ’90, all’ormai tramonto della sua cinquantennale carriera come regista e sceneggiatore, colleziona quattro film: Racconto di Primavera (1989), Racconto d’Inverno (1992), Un ragazzo Tre ragazze (Conte d’été, ovvero Racconto d’Estate del 1996) e Racconto d’Autunno (1998). Le pellicole non hanno una trama in comune, ma come filo rosso li lega il tema dell’amore, narrato nel cuore dell’Europa di fine Novecento, attraverso le sedicenti storie di protagoniste di tutte le età e classi sociali.

Dove vedere I Racconti delle quattro stagioni in streaming

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L’amore raffigurato nei Racconti delle quattro stagioni è carnale, sentimentale, nostalgico, giovane ma anche vecchio. La stagionalità, con la sua meravigliosa metamorfosi quadrimestrale, si riconferma al cinema (e non solo) la metafora tipica del sentimento. Non tanto perché nelle relazioni più intime esiste il bello come il cattivo tempo, bensì perché Rohmer narra l’amore coniugandolo in un’insieme di sfaccettature imprevedibili e irrazionali: sarebbe infattibile e inutile da spiegare, ma magnifico da ritrarre.

Da qui la scelta del team di NPC Watchla piattaforma Streaming curata interamente da NPC Magazine – di creare una lista appositamente dedicata a Eric Rohmer e ai suoi Racconti delle quattro stagioni.

Prendetevi quattro ore della vostra vita. Rilassatevi, sedetevi davanti allo schermo di casa e godetevi (in completo stile voyeur francese) lo spettacolo dell’amore che fiorisce e sfiorisce, nella completa incertezza dettata dal fin de siècle. Su NPC Watch è infatti disponibile, in formato pay per view, tutti e quattro i film.

Eric Rohmer: un Maestro all’opera

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Nonostante non fosse un unico e saldo agglomerato di film, e nonostante Rohmer non abbia lavorato in modo lineare alla tetralogia, i Racconti delle quattro stagioni attraversano una fase di maturazione sul tema dell’amore che non è comune a molti registi. Come un vero autore, Rohmer cresce insieme al proprio cinema, lo usa sempre per imparare e riflettere su qualcosa di nuovo. E a differenza di gran parte della sua filmografia, nei Racconti delle quattro stagioni, si vede una crescita stilistica e di scrittura, che man mano rivela una presa di coscienza maggiore, contemplatrice dell’amore nelle sue moltitudini forme.

Dal Racconto di Primavera, adolescenziale e immaturo, in cui una ragazza appena diventata adulta cerca in tutti i modi di accoppiare una donna più grande con il proprio padre, e in cui l’amore è ritratto come un fiore appena sbocciato e menefreghista delle conseguenze; al Racconto d’Autunno, dove Rohmer riprende la stessa dinamica del prequel, ma maturando e crescendo in tutte le forme.

La scrittura è più complessa, decisamente meno abbozzata e più sicura di sé, la struttura ricca di dialoghi – tratto autoriale di tutte le pellicole di Rohmer – è oltremodo riempitiva e passionala ma meno filler rispetto alla sceneggiatura dei capitoli precedenti; la camera è più ferma, la stabilità dei rapporti è maggiormente rimarcata, e anche gli attori sfuggono meno di fronte allo schermo. L’occhio dello spettatore è in grado di studiare meglio l’anima pacata e disillusa della vedova Béatrice Romand nel Racconto d’Autunno, piuttosto che la sfuggente e iperattiva Charlotte Véry in Racconto d’Inverno.

I Racconti delle quattro stagioni hanno, dunque, un’evoluzione continua, che passa dal cinema autentico di strada, a quello più introspettivo. Se, insomma, l’inizio della tetralogia riprende un pochino di più la tradizione della Nouvelle Vague, la sua evoluzione porta coi piedi per terra Rohmer risvegliandolo come da un grande sogno, e ricordandogli dell’esistenza dei primi piani.

I Racconti delle quattro stagioni: l’amore secondo Eric Rohmer

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Abbiamo necessità di grandi storie, come abbiamo bisogno di quelle piccole e quotidiane. Il maestro della Nouvelle Vague è sicuramente uno dei pochi al mondo in grado di unire entrambi i tipi: da piccole storie di tutti i giorni, si arriva all’assurdo ironico. Figlie che cercano di sistemare i genitori vedovi con altri loro coetanei, madri di famiglia che abbandonano i padri di famiglia per rimbalzare tra due amanti, giovani adulti con più tresche che anni. A Rohmer piace giocare, si sa, e distribuisce i suoi personaggi nello spazio come un bambino: crea giochi di potere, altri di sovversione, unendo coppie e sciogliendone altre.

I sogni più reconditi degli amanti si vedono realizzarsi in tutte le opere dei Racconti delle quattro stagioni, o almeno così pare. Come un colpo di coda stagionale, Rohmer cambia radicalmente marcia dalle prime alle seconde parti di ogni pellicola, dove ogni personaggio viene riposizionato al posto in cui lo abbiamo conosciuto. se infatti, nelle prime mezz’ore, tutti i racconti mostrano l’evoluzione di un protagonista qualunque alle prese con scelte difficili, tutto ciò viene completamente stravolto andando a intaccare quell’equilibrio fino a quel momento statico.

La conclusione più nobile per Eric Rohmer nei Racconti delle quattro stagioni non può che essere, non a caso, il nulla di fatto, con un’evoluzione caratteriale dei personaggi però cambiata. L’amore è un’aria effimera che va e viene, non si comanda al destino. E Rohmer non ha nessuna intenzione di controllarla.

La scelta delle stagioni sta proprio nel raffigurare un fenomeno che cambia, prende forma (l’inizio di una stagione nuova, la frenesia della prima neve, del primo caldo, dei primi fiori sugli alberi o delle prime piogge autunnali) poi fa fatica a stabilizzarsi (cambiamento climatico, le mezze stagioni ancora più frammentate, decomposte dall’inquinamento umano) e infine decade, dove niente è accaduto ma in cui tutto è in realtà trascorso (lo sciogliersi della neve sulle montagne, il cappotto che diventa giacca, il sole torrido che si trasforma in quieto tepore).

Un po’ come le stagioni, l’amore è sinonimo attesa, scelta, istantaneità e imprevisto. E tutto questo lo si può godere su NPC Watch.


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Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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