Su Amazon Prime Video sono arrivate dal 3 giugno le prime tre puntate di The Boys 3. Un ritorno in grande stile, che non cancella però qualche ingenuità e una trama che inizia a ripetersi.
Leggi il nostro riassunto delle prime stagioni di The boys
Come solito di Prime video, ci vengono presentati i primi episodi in gruppo, per creare una specie di mini evento che attiri ancor di più prima dell’uscita a cadenza settimanale. Con The boys ci eravamo lasciati con uno status quo apparentemente ristabilito, con un cliffhanger finale interessante e con, di nuovo, l’ennesima miccia di trama che esploderà nella stagione successiva.
The Boys è una delle perle degli ultimi anni. Ha saputo discostarsi dal fumetto da cui è tratta, ma è riuscita a trovare un modo per esprimere gli stessi concetti.
Ed anche in questa terza stagione si parte con il botto. Subito ci vengono mostrate le ipocrisie della mondanità dei super, il loro essere fuori luogo e sbagliati in questo mondo che prendono come il loro parco-giochi. Non mancano le citazioni alla realtà, come per esempio la satira fatta sulla snydercut di Justice League.
Iniziamo un anno dopo gli eventi della seconda stagione. Patriota è gestito a fatica dalla Vought e ricattato dai The boys con il video di lui che rinuncia a salvare un intero aereo sul punto di schiantarsi, dopo aver ucciso il pilota in modo fortuito nel tentativo di salvarli da un terrorista. Patriota è sul punto di esplodere ma schiavo ancora del meccanismo di popolarità e consenso che abbiamo imparato a conoscere, sottostà agli ordini di Edgar e della Vought.
Hughie è entrato a far parte del Bureau, un organizzazione governativa di controllo dei super gestita dalla senatrice Victoria Neuman. In un anno è diventato una figura di riferimento, vista la passata esperienza con Butcher e i Boys. Butcher, insieme a Frenchie e Kimiko, collabora con il Bureau da esterno, cercando, mal volentieri, di non creare problemi. Ovviamente alcune carte si scopriranno e la situazione apparentemente stabile con cui ci eravamo lasciati si ribalterà.
The Boys 3, una conferma di livello con qualche riserva
Gli episodi sono costruiti bene. Con The Boys 3 si riconferma una serie stilisticamente e tecnicamente ineccepibile. Anche il cast è in stato di grazia, con Anthony Starr e Karl Urban perfetti nei ruoli di Butcher e Patriota. I primi tre episodi riescono quindi a convincere, rimescolando le carte e parlando dello star system, dell’America, e del meccanismo perverso e corrotto che sta alla base del consenso.
Sentiamo in alcuni momenti la ripetitività di alcune trame e situazioni; questo è però inevitabile dopo che si è riformata una situazione di stallo in seguito al climax finale della seconda stagione. La trama riesce quindi ancora ad interessare, anche se speriamo vivamente sia una avvia verso la fine della trasposizione. Le vere pecche sono appunto le ripetizioni di quelle dinamiche che si pensava fossero state superate. Se questa ripetizione riesce ad essere funzionale a un proseguo più improntato sullo scontro aperto tra i The boys e Patriota e un ragionamento sulla figura di Patriota come rappresentazione del volto cattivo e crudele che gli Stati Uniti hanno, la serie non può che essere promossa.
Cosa aspettarsi da The Boys 3
Le premesse di The Boys 3 sono quindi incoraggianti con qualche riserva su alcune dinamiche che non vorremmo più vedere reiterate. Dopo la fine dei primi tre episodi le sensazioni sono buone, il world building è solido e ci vengono approfondite delle curiosità sul passato dei super, che ci cambiano la prospettiva e arricchiscono il contesto del mondo.
Restiamo in attesa delle future puntate con la speranza di vedere più azione e confronto, ma con la consapevolezza che The Boys resta una delle serie di maggior spessore degli ultimi anni.
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