Uno degli eventi più attesi della stagione è l’approdo dei Ferragnez sulla piattaforma Prime Video, nell’omonimo docu-reality in 8 episodi, di cui i primi 5 rilasciati il 9 dicembre e gli ultimi tre in arrivo il 16 dicembre.
Così Chiara Ferragni e Fedez portano la loro idilliaca oasi familiare sul piccolo schermo, in un ritratto corale di godibile coinvolgimento. The Ferragnez è prodotto da Banijay Studios e Amazon Studios e vanta una distribuzione in oltre 240 Paesi, con la proiezione sull’ampio bacino di pubblico che ha seguito e supportato la coppia nella sua evoluzione familiare e professionale. Tra dimensione privata e pubblica, il progetto attraversa la fascinazione fiabesca di una realtà quotidiana che si sposa con la sua spontaneità rappresentativa.
A introdurre il pacchetto patinato una sigla trainante firmata da Chiara e Fedez e alla cui genesi si assiste tra i primi episodi caricati in streaming. E già dall’incipiente assaggio di The Ferragnez si respira un’atmosfera colloquiale e lontana dall’ostentazione dello sfarzo.
Un rifugio che rinuncia alla drammaticità finzionale e ai dissapori a cui si piega uno sguardo voyeuristico per cercare una genuinità espressiva, nonostante l’imposizione del filtro della telecamera. L’appello è quindi allo spettatore che conosce e segue la coppia, ma anche al visitatore occasionale che cerca evasione in una diversa dimensione familiare. Il tutto impacchettato nella città dei sogni che vive e respira l’anima dei Ferragnez, la Milano cantata da Dargen D’Amico.
The Ferragnez: due tasselli complementari
La storyline della serie segue una temporalità e una direzione narrativa precise. Ogni episodio si apre con una seduta della terapia di coppia che guida Chiara e Fedez in un periodo di importante transizione familiare. A cavallo tra il 2020 e il 2021 Chiara aspetta l’arrivo della secondogenita Vittoria, mentre Fedez si accinge a calcare per la prima volta il palco di Sanremo accanto a Francesca Michielin.
Tale sipario diventa il terreno di confronto emotivo di due personalità diverse, ma votate a quella che recepiamo come una complementarietà imperfetta nella sua perfezione. Così il dialogo mostra i volti più intimi di una vita di coppia pervasivamente fagocitata dal mondo social.
I ritmi frenetici, la costante visibilità pubblica, la dimensione collettiva di amici e famiglie uniscono e separano al tempo stesso due percezioni di vita sociale. Da un lato quella centrifuga di Chiara, che si rafforza nel dinamismo relazionale che la circonda, abbracciando volti familiari e professionali in un’unica cerchia emotiva vivificante, dall’altro quella centripeta di Fedez, che cerca nella moglie e nel figlio Leone un riparo distensivo dalla polifonia di stimoli e pressioni in cui è costantemente coinvolto. La loro relazione risponde quindi alle fragilità più o meno invasive che la contraddistinguono con la costruzione e il mantenimento di un equilibrio che non appare in alcun modo artefatto.
“Ma tu mi levi i fari dalla faccia”
Il docu-reality è sicuramente un prodotto di mediazione tra la realtà e la finzione, che si basa su un’autorialità necessariamente direzionata su una precisa scelta narrativa. Quella di The Ferragnez rafforza la percezione aspirazionale dello spettatore, che gioca sull’immedesimazione emotiva e sulla ricerca di un modello a cui aspirare. L’impatto è quindi positivo, ottimista, ammaliante strumento di evasione dalla propria quotidianità per vederne un’altra rappresentata sullo schermo, secondo l’invito estetico del reality. La visione però non si appaga nell’invidia annidata tra le righe, in quanto la cornice familiare invita a lasciarsi apprezzare per quello che naturalmente è.
L’abitudine dei protagonisti a vivere sotto i riflettori crea così uno spazio di condivisione talmente spontaneo da sembrare troppo onirico, ma vividamente convincente. L’effetto ultimo è quello di una familiarità che avvolge lo spettatore nella sua dimensione privata, a partire dalla nonna di Fedez, Luciana detta Ciana, che legge le carte e non ha mai abbandonato il Giambellino, fino alla madre di Chiara, Marina, che scrive alle figlie delle lettere manoscritte per manifestare loro il suo affetto.
In questo modo si allarga la cerchia di pubblico che può assistere allo show, bilanciata da una narrazione modesta e autoironica. Quest’ultima soprattutto mediata dalla verve comica di Fedez, che tempera la magia principesca senza prendersi sul serio, così che i protagonisti arrivino al pubblico senza la patina di sovrastrutture incanalate nella comunicazione multicanale. “Ma tu mi levi i fari dalla faccia” cita una delle ultime canzoni di Fedez, Meglio Del Cinema.
The Ferragnez, niente di più niente di meno
E sembra davvero una realtà migliore del cinema quella che ci raccontano i Ferragnez, laddove Sorrentino, nell’ultimo suo capolavoro È Stata La Mano di Dio ci dice che la realtà è scadente e per questo cerchiamo rifugio oltre la barriera protettiva dello schermo. Questo media tra il punto di vista del suo autore e ciò che lo spettatore sceglie di accogliere e rendere suo dagli stimoli plurimi che riceve. Nel caso del docu-reality la mediazione è minima ed è per questo che il rapporto con il suo pubblico è più immediato.
The Ferragnez traspone l’immaginario visivo delle quotidiane storie di Instagram in un pacchetto onnicomprensivo che si dispiega tra i 30 e i 40 minuti a episodio. Un respiro temporale adatto e non boriosamente autocelebrativo che si mostra per quello che è, in una leggera e tiepida trasposizione del reale incanalata su due filoni tematici, il percorso di genitori di Chiara e Fedez e il bisogno di sentirsi importante l’uno per l’altro. Due realtà universamente comprensibili che non cercano di mediare valori educativi o di promuovere un determinato stile di vita e che in tale ottica devono essere percepiti.
Il tutto è incorniciato in una rete di personaggi e attività che si raccontano in maniera inedita sullo schermo, pur mantenendo graficamente visibile il parallelismo tra quello che i protagonisti mostrano sui social e le naturali abitudini quotidiane, tra cui molto tempo passato davanti agli schermi degli smartphone.
Lo spettatore non avverte quindi una forte deviazione dalla modalità narrativa in cui i Ferragnez si raccontano attraverso i social e per questo la sua incursione domestica non è brusca e invadente e non si assuefà a uno sguardo viziato, pur consapevole della distanza da un mondo per pochi. Per questo i Ferragnez sono così come appaiono e non ci importa vedere i nostri drammi quotidiani riflessi nei loro, perché altrimenti sarebbe un’altra storia.
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