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Immagine tratta dal film Blitz. George (Elliott Heffernan) e Rita (Saoirse Ronan) uno accanto all’altro; intorno altri bambini.

Blitz, la storia di un popolo tenace e di un legame indissolubile

5 minuti di lettura

Blitz, il nuovo film di Steven Rodney McQueen (vincitore del premio Oscar con il film 12 anni schiavo) e meglio noto come Steve, racconta la storia di una madre, la giovane Rita (Saoirse Ronan) che decide di far evacuare il proprio figlio George (Elliott Heffernan) per sfuggire ai bombardamenti dei soldati nazisti. Ambientato in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, il film è uscito su Apple TV il 22 novembre 2024.

Il dramma storico in Blitz

Immagine tratta da Blitz. In primo piano George (Elliott Heffernan), intorno a lui un ammasso di persone.

Il termine blitz non è stato scelto casualmente, poiché venne usato nel 1940 per indicare una fase abbastanza delicata della seconda guerra mondiale, definita come guerra lampo (blitzkrieg), già applicata dai tedeschi durante la prima guerra mondiale. Più precisamente, tra il 1940 e il 1941 ci furono una serie di bombardamenti sul territorio britannico ad opera dei nazisti, il cui esito finale però si risultò vano per loro.

Nel film, Rita decide di mettere in salvo il figlio, nonostante quest’ultimo non volesse assolutamente lasciare lei e il nonno Gerald (Paul Weller). Da qui, inizia il tentativo disperato di ritornare a casa dopo essere scappato dal treno, costellato da una serie di incontri con persone malvagie che gli faranno comprendere la gravità della situazione. Questo genererà in lui un coraggioso istinto di sopravvivenza, affinché non si arrenda dinanzi agli ostacoli.

Blitz, non solo la guerra

Immagine tratta da Blitz. Rita (Saoirse Ronan) disperata, accanto a lei il treno in partenza.

In questa odissea, però, c’è spazio anche per altri personaggi i quali mettono in mostra le proprie emozioni sullo sfondo di uno scenario straniante che lascia macerie e orrori difficili da dimenticare.

Nonostante l’ambientazione principale sia la guerra, nel film Blitz viene messo in risalto il lato più umano con tutte le sue sfaccettature, anche quello della banalità del male. Infatti, il clima di oppressione e di terrore si respira anche in personaggi abietti, che, approfittandosi di un bambino come George, si danno allo sciacallaggio senza mostrare alcun rispetto verso i morti. Così, George abbandona l’ingenuità, in funzione di uno sguardo che percepisce la cruda realtà di uno scenario che non fa sconti.

Rita, ancora ignara della condizione di suo figlio, lavora in fabbrica insieme ad altre donne, le quali non devono fare altro che concentrarsi sulla costruzione di bombe e intrattenere il pubblico maschile, elemento che testimonia la concezione della donna vista come strumento di distrazione senza possibilità di emanciparsi. Questa scelta del regista, costruita con un senso critico, è stata determinante al fine di fornire allo spettatore una precisa rappresentazione di quel contesto, poiché spesso vi è la tendenza a mettere da parte certi dettagli, soprattutto se mostrano un segno tra i tanti di una cultura dove era proibito alle donne di autodeterminarsi.

Oltre a ciò, il film mostra una popolazione che vive sospesa tra il suono delle sirene d’allarme e momenti conviviali, dove sembra che il senso di comunità consenta di mettere da parte l’angoscia per un breve lasso di tempo.

Blitz, l’amore che mantiene in vita la speranza

Immagine tratta dal dietro le quinte di Blitz. Elliott Heffernan dialoga con il regista Steve McQueen.

Un momento determinante del film è l’incontro tra George e il soldato britannico Ife, il cui nome in nigeriano significa “amore“. È proprio l’amore il vero leitmotiv del film, poiché in George non vi è la volontà di cedere il passo alla paura e alla rassegnazione. Nonostante la violenza e il caos, sia la madre che il proprio figlio conducono strade parallele che prima o poi si incroceranno per ricongiungersi.

Con uno stile dinamico, pieno di effetti speciali, e l’interpretazione magistrale di diversi attori, Blitz assurge ad essere non soltanto uno dei tanti film di guerra, bensì propone, con una precisione ferrata, una narrazione che trova il fulcro nel punto di vista delle persone. Negli occhi e nei gesti di una comunità risiede la memoria, che viene messa in luce grazie alla sensibilità del regista, da sempre attento a determinate tematiche.


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Classe 2000, vivo a Milazzo e sono dottore magistrale in Scienze dello spettacolo. Ambisco a diventare giornalista specializzato in critica cinematografica. Ho anche una vita sociale quando non sono immerso nella visione di qualche film e/o nella lettura di libri.

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