Bodies bodies bodies

Bodies bodies bodies, l’insolito horror di Reijn arriva finalmente su Netflix

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Otto giovani amici si riuniscono nella lussuosa villa di uno di loro in attesa del passaggio di un violento uragano. Qui festeggiano il pericoloso fenomeno metereologico nel modo più americano possibile, cioè organizzando un party all’insegna di alcol, droghe e un’immancabile gioco mortale – il tutto condito da sentimenti di antipatie e rancori reciproci. Comincia così Bodies bodies bodies, la pellicola horror del 2022 arrivata su Netflix insieme alle novità di luglio.

Si tratta di un film che, a primo impatto, sembra non aggiungere nulla di più alla trama di un banale e scontato horror americano. E di fatti è così, ma solo per la prima mezz’ora! Dopodiché Bodies bodies bodies, la seconda pellicola diretta della regista e attrice olandese Halina Reijn, inizia a prendere una piega interessante, rendendosi degna di esser prodotta dal noto Studio A24 (lo stesso di Past Lives, The Whale, Lady Bird, Il sacrificio del cervo sacro per citarne alcuni).

Bodies bodies bodies, storia di un party finito in tragedia

Frame di Bodies bodies bodies

Bodies bodies bodies è la storia di un gruppo di borghesi ventenni formato da David, Emma, Jordan e Alice accompagnata da Greg, un fidanzato di vent’anni più vecchio. A loro si unisce Sophie, appena uscita da un centro di riabilitazione, seguita da Bee, la sua nuova e timida ragazza che nulla ha da spartire con un gruppo di spocchiosi ricconi. La presenza delle due disturba immediatamente parte del gruppo, generando un mormorio di sottofondo che lascia intendere quanto sia vicina la distruzione della loro amicizia. Solo Alice si mostra sinceramente felice di rivedere Sophie.

La sera stessa decidono di dar inizio al folle party tramutato presto in tragedia e, per acuire ancor più un clima già abbastanza teso, decidono di giocare a “bodies bodies bodies”. Si tratta di una specie di Lupus in Fabula che, invece di intrattenere e divertire, alimenta il rancore e l’invidia già presente nel gruppo e lascia intravedere la tossicità di un’amicizia ormai al capolinea.

I personaggi interagendo tra loro danno inizio ad un escalation di tensioni, azioni immature, comportamenti narcisisti e complessi d’inferiorità, il tutto mentre cercano di indovinare l’assassino nel gioco. La situazione però prende una piega ancora più aspra quando uno di loro viene ucciso sul serio, gettando tutti nel panico e spingendoli a diffidare di ciascuno dei presenti.

Perché dare una chance a Bodies bodies bodies

Frame di Bodies bodies bodies

Reijn mette in scena uno spettacolo slasher al limite del grottesco, sviluppando al meglio una storia tratta da un racconto della scrittrice Kristen Roupenian (divenuta famosa in seguito alla pubblicazione di Cat Person, racconto comparso sul New Yorker nel 2017) e sceneggiato dalla drammaturga Sarah DeLappe. Una direzione quasi esclusivamente femminile è data anche dal cast, dove spiccano Rachel Sennott – che conferma le sue superbe doti attoriali mostrate in Shiva Baby, non a caso le sono affidati i dialoghi migliori – e Maria Bakalova di Borat 2.

La regista cerca di spingersi oltre proponendo un horror/thriller in grado di sfumare nella black comedy e in una sorta di una satira (ahimè piuttosto debole) a più livelli: innanzitutto critica il prepotente e vuoto ambiente borghese, dipingendo i protagonisti come individui insopportabili, privi di ambizioni, crogiolati nel loro privilegio e nella loro frivolezza in modo da appiattirli nel classico stereotipo di chi vive nell’agiatezza.

Alla satira di classe accosta una satira generazionale, rivolta in particolar modo alla generazione Z e al tipo di relazioni che essi intrattengono nell’era digitale. Tuttavia la Gen Z non compare solo come mero oggetto di critica, ma è anche il principale target a cui Bodies bodies bodies si rivolge. Ed in questo la presenza della casa produttrice A24, da sempre attenta agli interessi del suo pubblico, sembra aver giocato un ruolo cruciale: ecco infatti che il linguaggio di Bee, Alice, Jordan e tutti gli altri risulta fresco e attuale, mai macchinoso o forzato, divenendo – insieme ad un finale che spiazza amaramente lo spettatore – il vero punto di forza di tutto il film. 

Se all’inizio risulta piuttosto difficile resistere alla tentazione di cambiare programma, magari anche genere, Bodies bodies bodies promette di riscattarsi subito dopo. Con un ritmo via via più incalzante – reso tale dalla colonna sonora di Disasterpeace, Azealia Banks, Charli XCX e da un cast ben scelto – accompagna lo spettatore verso una verità tutt’altro che scontata.

Articolo a cura di Rachele Liuzzo


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