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Brothers, un grottesco colpo finito male

Brothers, un grottesco colpo finito male

5 minuti di lettura

Disponibile su Prime Video dal 17 ottobre 2024, Brothers è una commedia d’azione diretta da Max Barbakow, già regista di Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani, basata su un soggetto di Etan Cohen (sceneggiatore di Tropic Thunder) e sceneggiata da Macon Blair. Protagonisti del film sono Josh Brolin, Peter Dinklage, Glenn Close, Brendan Fraser e Marisa Tomei, calati nell’assurda sregolatezza di una storia grottesca e sconclusionata, tra dinamiche familiari surreali e quel contrasto tra protagonisti tipico dei buddy movie.

Originale Amazon, Brothers avrebbe potuto essere per Max Barbakow l’occasione di confermarsi dopo l’ottimo esordio con Palm Springs, che nel 2020 fu veramente una delle rivelazione cinematografiche dell’anno. Le premesse d’altronde c’erano tutte, partendo ovviamente da un cast eccezionale, e senza dimenticare i chiari riferimenti a I gemelli, commedia di culto con protagonisti Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito. A differenza però del film con Andy Samberg e Cristin Milioti, Brothers è un vero e proprio buco nell’acqua.

Brothers, quando il crimine è di famiglia

Peter Dinklage, Josh Brolin e Glenn Close in un'immagine di Brothers

Moke (Josh Brolin) e Jady (Peter Dinklage) sono due fratelli gemelli completamente diversi, non soltanto nell’aspetto, ma soprattutto dal punto di vista caratteriale. La loro è una famiglia disfunzionale. La madre (Glenn Close) è una criminale, e tutto ciò che gli ha insegnato nella vita si riduce a due cose: rubare e scappare. Almeno finché a fuggire non è stata lei stessa. Crescendo, i due fratelli iniziano a compiere i primi furti e, proprio durante uno di questi colpi, Jady viene arrestato.

Cinque anni dopo Moke si è rifatto una vita, onesta finalmente, ed è sul punto di diventare padre, mentre Jady, grazie a un accordo con un secondino corrotto (Brendan Fraser), riesce a ottenere una riduzione della pena, promettendogli in cambio degli smeraldi. Uscito di prigione, cercherà quindi di convincere il fratello ad aiutarlo in questo ultimo colpo, che si rivelerà un viaggio on the road in cui sarà coinvolta anche la madre, scomparsa ormai da 30 anni.

Con Brothers Max Barbakow inserisce quindi le classiche dinamiche da buddy movie all’interno di un contesto familiare piuttosto complicato e grottesco, che possiamo dire essere senza ombra di dubbio il fulcro intorno al quale ruota la narrazione della pellicola. Man mano che proseguiamo con la visione del film, comprendiamo infatti quanto, nella testa dei protagonisti, la buona riuscita del colpo passi in secondo piano, lasciando spazio alla ricerca di un equilibrio familiare che è sempre mancato.

Una commedia di occasioni sprecate

Peter Dinklage e Brendan Fraser in Brothers di Max Barbakow

Ammettiamolo senza troppi giri di parole, Brothers è una grandissima occasione persa. In primis perché, come già accennato, Max Barbakow aveva l’opportunità di confermare quanto di buono era riuscito a fare col suo lungometraggio d’esordio, e in seconda battuta perché il parterre di attori a disposizione meritava decisamente una scrittura più sagace.

Le interpretazioni e l’abnegazione di Josh Brolin, Peter Dinklage, Glenn Close e Brendan Fraser, la loro straordinaria capacità di calarsi perfettamente nell’atmosfera tragicomica che caratterizza il film, con un’espressività atipica rispetto ai ruoli che hanno segnato la loro carriera, sono senz’altro le note positive di una pellicola che tuttavia non soltanto non riesce a valorizzarle, ma le inserisce all’interno di un contesto che quasi le ridicolizza. L’intesa tra gli attori, che c’è ed è evidente, rende ancora più frustrante una scrittura fin troppo superficiale, che non riesce a rimanere in equilibrio su quel confine tra assurdo e grottesco che ha fatto la fortuna di moltissime commedie come Brothers.

La regia di Max Barbakow, vivace e dinamica, non è sufficiente a risollevare un film troppo prevedibile, poco avvincente nel suo intreccio e, soprattutto, raramente divertente. Un problema non da poco per una commedia, dovuto principalmente a un umorismo eccessivamente demenziale. Tra furti, fughe e piani improbabili, Brothers è esattamente quello che promette di essere: un colpo finito male.


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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