Disney+, Apple Tv+, Amazon Prime Video, Netflix (ma ancora per poco), ormai modellano il cinema e i gusti del pubblico, si sa. Delle grandi saghe – Marvel, Lord of the Rings, Star Wars – la macchina motrice è il formato miniserie: pochi episodi, centralizzati su pochi personaggi, storie classiche, che al netto dell’hype, aggiungono poco o niente al panorama internazionale.
Dall’altra parte, esiste un sottosopra in cui parte della critica cinematografica rimane fedele a un certo modo di fare cinema autoriale, che sfrutta l’Occhio, la lente cinematografica, a favore di una visione soggettiva e artistica esistenziale. Dal 1951, questa parte di cinema è rappresentata dai Cahiers du Cinéma, rivista francese mensile fondata dai critici André Bazin, Jacques Doniol-Valcroze e Jean-Marie Lo Duca.
Il cinema, in fondo, è fatto così ed è nato per questo: aiuta a trovare, per ciascuno di noi, uno spazio nel mondo. Per farlo c’è chi segue Netflix e (o) chi la guida spirituale, saggia, illuminante, dei Cahiers du Cinéma.
Cos’è NPC Watch?
Tra i loro seguaci, ci sono anche i redattori di NPC Magazine, ed è proprio per questo che su NPC Watch, la nuova fiammante piattaforma streaming pay-per-view della rivista, non poteva mancare una scheggia dai Cahiers du Cinéma e in particolar modo dalla popolare e attesa Top 10 list che ogni dicembre decreta i migliori film usciti nell’arco dell’anno, secondo la rivista.
All’interno di NPC Watch, abbiamo instillato così una nostra visione di cinema che trascende il classico catalogo dal regime algoritmico, ma che affonda a piene mani nel catalogo infinito dei registi “protetti” dei Cahiers du Cinéma. Ogni singola pellicola è stata studiata, scelta, e divisa in una lista dal nome simbolico: Il meglio del meglio, secondo i Cahiers du Cinéma. Oltre Godard, oltre il realismo fenomenico del dopoguerra italiano, la fervente esperienza della rivista francese è soprattutto concentrata nella sua ricerca impegnatissima del cinema d’autore, qui condensata in sette film.
Truffaut e Rohmer secondo i Cahiers du Cinéma
Sette film dal profilo realistico, quotidiano, in puro stile Cahiers du Cinéma. Spazio prima di tutto a François Truffaut, e al suo classico, intramontabile, inutile da presentare, Jules et Jim (1962), ma anche il minore ma non meno importante Stolen Kisses (1968), temporalmente vicino al film di Truffaut probabilmente più amato dai cinefili: La nuit américaine, Esterno notte del 1973.
François Truffaut è impossibile da ignorare se lo scopo è quello di presentare il meglio dei Cahiers du Cinéma. Soprattutto pensando ai film che abbiamo voluto inserire: se Jules et Jim mostra una tendenza più sperimentale, d’altronde affine al periodo della Nouvelle Vague, dove Truffaut si diverte a perscrutare il mondo dell’innocenza, del fanciullo (da guardare anche I 400 colpi del 1960) e dell’adolescenza, Stolen Kisses vede un Truffaut più maturo, affine al cambio di rotta politica degli stessi Cahiers du Cinéma verso il “nouveau cinéma” e la Semaine des Cahiers.
Il gioco dei personaggi viene sostituito – ripensando a I 400 colpi – dal gioco con gli stessi personaggi: l’impersonificazione nel protagonista del film, Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud), rende non solo lo stesso personaggio un affascinante poeta maledetto col punto di vista di Truffaut, ma anche uno degli alter-ego più riusciti nella storia del cinema.
Lungo questa direttrice, che vede il cinema come espressione esistenziale, non poteva mancare un altro grande esponente dei Cahiers du Cinéma, Jean Marie Maurice Schérer, nome reale di Éric Rohmer. Invitando a dare uno sguardo anche alla tetralogia che abbiamo dedicato a Rohmer su NPC Watch, nella lista dei Cahiers du Cinéma, Rohmer è presente ben tre pellicole: Il bel matrimonio (1982), Four adventures for Reinette and Mirabelle (1987) e uno dei suoi più grandi capolavori, Full moon in Paris (1984). Esplodono gli anni ’80 su NPC Watch, e la quotidianità viene dissacrata da fughe d’amore passionali.
Full moon in Paris è a questo proposito l‘eccellente summa dell’estetica rohmeriana, nella quale le protagoniste donne invadono lo schermo con un fervente realismo sintomatico del regista francese. Un consiglio? Guardare questa (non)trilogia partendo proprio da Full moon in Paris: autentica chiave che apre le porte nel mondo di Éric Rohmer.
Un po’ di contemporaneità: il passaggio di testimone dal Novecento a Bruno Dumont
In conclusione, non poteva mancare l’interprete contemporaneo per eccellenza del cinema francese. Bruno Dumont si è fatto recentemente notare con l’irriverente France (2021), apprezzato particolarmente dai critici dei Cahiers du Cinéma.
Prima di France, però, Dumont già sfornava piccoli capolavori, due dei quali presenti su NPC Watch: Hadewijch (2009) e Outside Satan (2011). Curiosità: Dumont è un ateo convintissimo; eppure, riesce a mettere in scena due pellicole sul tema della religione in maniera variopinta, trattando pezzi della Bibbia e del Corano con un occhio al dettaglio non indifferente. Bruno Dumont è niente poco meno di che uno (tra i tanti) dei rappresentanti della corrente francese affine ai Cahiers du Cinéma oggi, ma è anche un realista puro.
La sua estetica, i temi che tratta, i personaggi che porta, sono essenzialmente realisti; a Dumont – e France conferma – interessa particolarmente quello che succede qui, sul nostro mondo, nella nostra società, e cosa c’è di meglio di un “ultra-terreno” come Dumont per raccontare qualcosa di metafisico come la religione?
Vi aspettiamo su NPC Watch! Lo streaming senza algoritmi.
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