Cerimonia degli Oscar 1995, miglior regista. Steven Spielberg fa il tuo nome, prima di quello di Woody Allen per Pallottole su Brodway, dopo quello di Tarantino per Pulp Fiction (si… P-U-L-P–F-I-C-T-I-O-N–T-A-R-A-N-T-I-N-O), poi Robert Redford per Quiz Show ed infine Krzysztof Kieślowski per Film Rosso. Insomma, sei in ottima compagnia.
And the oscar goes to…Alex your father just won the Academy Award: Robert Zemeckis for Forrest Gump!
Se agli Oscar ti capita di battere Allen, Redford e Kieślowski (Tarantino non era ancora una parola che incuteva timore ma di certo Pulp Fiction si era fatto notare) vuol dire che hai fatto qualcosa di incredibile, che rimarrà nella storia. E questo è certamente il caso di Robert Zemeckis e Forrest Gump. Il regista non era nuovo all’apprezzamento di pubblico e critica, avendo all’epoca già diretto la trilogia di Ritorno al Futuro e Chi ha incastrato Roger Rabbit?, ma mancava la conferma dell’Academy. All’Oscar come miglior regista vanno aggiunte altre cinque statuette tra cui Miglior Film e Miglior attore, nonché un’incetta di altri premi tra cui tre Golden Globe per miglior film drammatico, miglior regista e miglior attore. Forrest Gump, infine, è inserito nella lista dei migliori 100 film dell’AFI (American Film Insitute). Insomma: un film che, piaccia o non piaccia (e a noi piace), è entrato nell’immaginario sociale e nella storia del cinema. Ma se per caso non l’aveste ancora visto, è possibile trovarlo su Netflix e su SKY a partire dal 15 febbraio.
Forrest Gump in breve
Tratto liberamente dall’omonimo romanzo di Winston Groom (morto nel 2020), la pellicola narra la vita di Forrest Gump (Tom Hanks), da bambino sino all’età adulta. Forrest è un bambino ipodotato la cui vita viene segnata dall’incontro con Jenny (Robin Wright), di cui subito si innamora. Forrest Gump, sullo sfondo, ripercorre gli eventi della storia americana dagli anni ‘50 fino agli ‘80. In realtà è lo stesso Forrest che racconta la sua vita incredibile aspettando l’autobus su una panchina.
Nonostante la sua condizione, di cui è consapevole, Forrest diventa campione di Football e riesce a laurearsi, diventa eroe di guerra, campione di pingpong, imprenditore di successo, conosce e ispira personaggi come Elvis e John Lennon, incontra personalmente tre presidenti americani.
I filoni narrativi
La sceneggiatura, curata da Eric Roth, contiene due filoni narrativi, uno principale e uno secondario. Quest’ultimo è quello prettamente storico, complementare al primo, nel quale si ripete ciclicamente lo schema stupid man does amazing things. Forrest Gump ispira i passi di Elvis, grazie alla corsa – dote che scopre fuggendo dai bulli – diviene campione di football ed eroe nella guerra del Vietnam, milionario grazie alla vendita di gamberetti, intrapresa per una promessa a un amico morto in Vietnam (Bubba).
Il primo filone di Forrest Gump, quello principale, è caratterizzato da un conflitto narrativo e da una risoluzione finale: amore richiesto (quello di Forrest) / amore rifiutato (quello di Jenny). In realtà, Jenny vuole bene a Forrest ma ritiene impossibile un amore passionale impossibile da coltivare, impossibile da ricambiare. Tutto questo può essere sintetizzato nel dialogo:
Forrest: Io ti amo.
Jenny: Forrest, tu l’amore non sai che significa…
Questo binario narrativo viene risolto con la “vittoria” di Forrest che dimostra a Jenny (e al pubblico) che aveva ragione lui, che lui può dirci cos’è l’amore, più e meglio di Jenny. Il cambiamento finale di Jenny e il conseguente matrimonio con Forrest costituisce la perfetta risoluzione del conflitto narrativo di cui sopra.
Presente anche il tema della diversità e del pregiudizio, anche questo però accessorio.
Forrest Gump è un film d’amore
Quindi siamo di fronte a un film d’amore? La risposta, proprio alla luce della struttura narrativa, è si. Ma non si può non essere d’accordo anche con uno dei più importanti critici americani, Roger Ebert, che così definiva la pellicola:
Any attempt to describe him will risk making the movie seem more conventional than it is, but let me try. It’s a comedy, I guess. Or maybe a drama. Or a dream (qualsiasi tentativo di descriverlo rischierà di far sembrare il film più convenzionale di quello che è, ma lasciatemi provare. È una commedia, credo. O forse un dramma. O un sogno).
Inutile ma impossibile esimersi dal sottolineare la fenomenale prestazione di Tom Hanks, impeccabile anche nei movimenti più impercettibili e nella modulazione della voce. Bravissimo, anche se a volte un pizzico ridondante, Francesco Pannofino che ha prestato la voce italiana ad Hanks.
Da sogno anche la colonna sonora di Forrest Gump: Elvis Presley, Aretha Franklin, Bob Dylan, Beach Boys, Creedence Clearwater Revival, Simon & Garfunkel, The Doors, solo per citarne alcuni.
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