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Il futuro del cinema è in mano a James Bond, ecco perché

9 minuti di lettura

Il Guardian non ci va leggero: “se James Bond si sposta ancora sarà l’armageddon”. Nel film di Michael Bay, Armageddon appunto, quando un asteroide sta per schiantarsi sulla terra, Bruce Willis va a morirci sopra per salvare tutti. Intanto, gli Aerosmith intonano I don’t wanna miss a thing. Non c’è bisogno di parlare con gli esercenti per capire che il futuro delle sale è ben diverso. E non ha Liv Tyler.

Ma perché guardare Bond? Per un attimo, si è creduto fosse Nolan la bussola. Ma quello era un evento. Il singolo film cui legare un anno disastroso. Bond, invece, è il sistema. 007 è Hollywood. Vediamo perché, e come il suo futuro lo rende il nostro Bruce Willis.

Dimmi un titolo e ti dirò una data

Prima, una storiografia dei rinvii. Un anno fa No time to die, venticinquesimo capitolo dell’agente 007, aveva una data e un percorso stabilito: 9 aprile. Poi, la pandemia. Primo rinvio e si slitta al 25 novembre. James Bond scatena l’inevitabile, Il Post fa eco ai giornali internazionali: “No Time to Die è il primo grosso film ad aver modificato la data di uscita a causa del diffondersi del coronavirus”. Il resto, come si suol dire, è presente.

Un periodo estivo più disteso in quanto a numeri della pandemia ha prodotto un ottimismo insperato. Arriva Tenet e 007 osserva alla finestra. Ma i risultati del Blockbuster con Robert Pattinson e John David Washington non soddisfano, anzi. Eon Production e MGM non possono rischiare e annunciano la nuova data: 2 aprile 2021. A oggi si parla di 8 ottobre, nella speranza dei vaccini.

Dal primo rinvio, James Bond ha spostato tutti. I grandi titoli delle Majors hanno seguito l’agente 007 in quello che è un balletto imprevedibile. Alcuni però hanno scelto altre vie, come HBO e la sua HBO Max, piattaforma streaming pronta a distribuire l’intero listino 2021 in contemporanea con le sale aperte. Anche Disney non è rimasta a guardare, per altro con ottimi risultati. Il Live-action di Mulan è arrivato sulla piattaforma streaming del topo in autunno, seguita poi dal capolavoro Pixar Soul e tra poco dall’ultimo Disney Animation, Raya e l’ultimo drago. Non sappiamo i risultati di queste uscite anticipate con accesso a pagamento, ma sembrano positivi. O almeno così dicono.

007: al servizio segreto di sua…pubblicità

Ma allora perché Bond non si dà allo streaming? Perché Bond non è un film. Bond è una vetrina. La rinascente di tutte le produzioni, la Fifth Avenue del cinema mondiale. Il più grande cartellone pubblicitario per marchi che lottano come Kong e Godzilla pur di apparire almeno una volta. L’Omega, nel 1995, ha scalzato la Rolex dal polso di Bond a un costo impensabile ma comunque vantaggioso. Perché come recentemente riportato dal The Sun, James Bond è un franchise abitato da marchi. Per molti, il product placement, linfa vitale per Hollywood, se l’è inventato proprio l’agente segreto. Il lancio del nuovo Bond è una catena di pubblicità studiate per sostenere assieme i prodotti che contiene e il film. Ma se Bond ritarda, i prodotti invecchiano.

No time to die, a novembre 2021, avrà quasi un anno e mezzo di ritardo. Le macchine, l’orologio, il vestiario, tutta la filiera di brand e il relativo marketing associato non varrà più. Se l’orologio di Bond non è il modello in uscita ma quello già in vendita, crollano gli accordi fondanti di un sistema cinematografico basato sull’esclusività. La natura dei contratti tra la produzione e i brand non è nota. Ma sappiamo alcuni nomi importanti. Nokia, fornisce tutti i telefoni in scena, Omega, come dicevamo, da anni orologio di fiducia di 007, Adidas e lo Champagne Bollinger. Poi, c’è davvero l’impensabile. Dagli anelli, al profumo, alle macchine. È un sistema collaudato: se un oggetto appare attorno a Bond, le vendite aumentano. Vale anche per gli altri, ma nessuno ha l’appeal dell’agente.

Gli investimenti di aziende nelle produzioni ha avuto un crescita continua. Il picco fu tra il 2005 e il 2019, quando si passò dai 2 miliardi di investimenti ai 10. Fino ad ora. I ritardi dell’uscita in sala hanno rischiato di far saltare onerosi accordi commerciali, con Bond pronto a non rientrare nelle spese di produzione tra possibili fallimenti in sala e ritiri commerciali.

Una soluzione spiega molti dei rinvii: nuove riprese. Se il nokia di Bond è già invecchiato, si rifà la scena con l’ultimo modello.

Sulla sinistra, la pubblicità Nokia apparsa a marzo per il lancio di Bond e del Nokia 5.3. Sulla destra, la stessa ma in data settembre 2020, con il telefono sostituito dal 8.3 5G.

Altro che Casino Royale, questo è un casino totale

Apple e Netflix si erano presentati alle porte di MGM. La proposta di acquisto dell’ultimo Bond per un passaggio diretto su una delle loro piattaforme avrebbe avuto un valore presumibile di 600 milioni di dollari. Ma la risposta è stata negativa. La ragione è ancora di natura commerciale. Le varie società che hanno investito in James Bond stavano pagando una vetrina globale. Cedere allo streaming svaluterebbe i prodotti e li collegherebbe ad altre aziende, come nel caso in cui dovesse passare nelle mani di AppleTV+, la quale, come ben ricorda Forbes, esiste implicitamente per lanciare i suoi prodotti. Come d’altronde fa Amazon, che anche con un film d’autore come Nomadland non perde l’occasione per inserire il suo marchio qui e lì nella storia.

Se Bond cedesse, il prossimo titolo avrebbe garanzia del ritorno dei suoi marchi storici? Abbiamo visto che per ora, quando un film passa per lo Streaming, fatica a creare attorno a sé un’idea di Evento duraturo nel tempo. E senza l’effetto spettacolo garantito dalla trasmissione internazionale nelle sale, i brand potrebbero ripensare il proprio rapporto con la produzione in futuro.

Come Jack Sparrow, una bussola che punta dove vuoi tu

Nella saga de I pirati dei Caraibi, Jack Sparrow si affida a una bussola che punta “in direzione della cosa che più vuoi a questo mondo”. Allora, se ciò che vogliamo è tornare al cinema, come un tempo, guardiamo a Bond. Perché è un franchise, una saga, un sistema. L’industria potrà decidere di bruciare online alcuni suoi titoli, film singoli a cui si lega solo il loro stesso destino, ma quanto accade a Bond riguarda il modo stesso con cui Hollywood organizza il proprio sostentamento economico. Forse, 007 dovrà girare altre numerose scene per non invecchiare mai (e poi invecchiare meglio), ma difficilmente cederà allo streaming. Qualora dovesse accadere, non potremo inserire il fatto nell’alveo dei numerosi spostamenti distributivi, ma come segno di un cambio epocale. Le conseguenze saranno visibili solo poi, ma di certo non basteranno gli Aerosmith per coprire il botto di un sistema che crolla.


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Studente di Media e Giornalismo presso La Sapienza. Innamorato del Cinema, di Bologna (ma sto provando a dare il cuore anche a Roma)e di qualunque cosa ben narrata. Infiammato da passioni passeggere e idee irrealizzabili. Mai passatista, ma sempre malinconico al pensiero di Venezia75. Perché il primo Festival non si scorda mai.

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