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I migliori documentari del 2024, secondo noi

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13 minuti di lettura

Giunti alla fine del 2024, possiamo constatare quanto quest’anno la produzione di documentari sia stata fertile e ricca di sperimentazioni, di nuovi sguardi capaci di mappare e di cogliere le diverse sfumature della realtà in cui quotidianamente viviamo. La produzione di cinema del reale, come negli scorsi anni, si dimostra tra le realtà audiovisive più fertili del panorama contemporaneo – anche se rimane ancora spesso ignorata o tralasciata da cinefili e pubblico.

Il panorama di documentari rilasciati quest’anno si focalizza su alcuni temi preponderanti, quelli che tendono ad essere più discussi e controversi anche nella nostra quotidianità: come si potrà notare nella lista che segue, ad esempio, diverse opere si parlano ed entrano in dialogo rispetto ai concetti di genere, di femminile e di etnia. Ma non sono certo gli unici: ogni opera, secondo il suo approccio al cinema del reale, riesce ad inquadrare la società e il mondo in cui viviamo in tutte le sue sfumature.

Abbiamo quindi raccolto gli otto documentari più impattanti, emozionanti, potenti e artisticamente rilevanti che abbiamo visto tra quelli usciti in Italia nel 2024 (più una menzione d’onore).

NB: I film nella lista non sono ordinati secondo una scala di gradimento o al valore; l’ordine è prettamente cronologico, in base alla data di uscita – al cinema o in streaming – nel nostro Paese.

Orlando, my political biography

Una still tratta dal documentario Orlando, My Political Biography di Paul B. Preciado: una persona sta truccandosi e preparandosi per andare in scena; essa ha un aspetto androgino, che la esclude apparentemente da qualsiasi identità di genere

Partendo da Orlando, romanzo di Virginia Woolf del 1928, Paul B. Preciado, uno dei filosofi e dei gender theorist più noti e influenti della contemporaneità, sceglie ventotto tra persone transgender e non binarie per raccontare la loro vita trans*, al di fuori dei binarismi di genere e attraverso la prospettiva proposta da Virginia Woolf. I nuovi e moderni Orlando invadono lo schermo e lo riempiono con le loro vite e le loro testimonianze, partendo da un testo ormai quasi centenario, in grado ancora oggi di cogliere l’esperienza di centinaia di migliaia di persone nel mondo.

Preciado esordisce al cinema con un documentario originale, provocatorio e punk che sfida il binarismo e la conformità di genere, oltre che le classiche convenzioni del cinema del reale, grazie a scene che oscillano tra la documentazione e la fantasticheria surreale, in un mix ironico, scanzonato e decisamente d’impatto. Disponibile su Mubi.

Our Body

Una still tratta dal documentario Our Body di Claire Simon: una donna guarda il suo bambino appena nato poggiato sul suo petto

La celebrata autrice di documentari francese Claire Simon riprende le esperienze di pazienti all’interno di un reparto ginecologico di Parigi: con la sua macchina da presa, la regista inquadra le vite di persone estremamente diverse per età, genere, stato di salute, inclusa la propria – durante la produzione, infatti, lei stessa scoprirà di soffrire di un tumore alle ovaie.

Attraverso un documentario d’osservazione – lo stesso approccio utilizzato, tra gli altri, da Wiseman e Wang Bing -, Claire Simon cerca di cogliere la vita del femminile in un flusso di coscienza filmico in cui il corpo dellə diversə pazienti diventa il terreno dell’esperienza privata e di una battaglia pubblica – seguendo la visione e l’ideologia di Carla Lonzi. Con l’incedere del commovente documentario, il corpo dellə pazienti cresce per età, le esperienze di vita si affastellano e il mosaico dell’esperienza del corpo femminile viene inquadrato in tutta la sua complessità e bellezza. Disponibile su Mubi.

Daughters

Una still tratta da Daughters di Natalie Rae e Angela Patton: alcune delle bambine che partecipano al progetto sono ritratte in primo piano

L’esordio alla regia di Angela Patton e Natalie Rae, Daughters, segue quattro tra bambine e ragazze che partecipano al programma “Daddy Daughters Dance, un progetto che prevede l’organizzazione di un ballo per le bambine all’interno del carcere a Washington DC in cui sono detenuti i loro padri.

Attraverso un approccio sensibile e delicato, Daughters inquadra il riavvicinamento di un gruppo di padri e di figlie separatə dal sistema carcerario statunitense: lontano dalla critica al mondo delle carceri in senso stretto, il documentario ritrae alcune realtà poco indagate della vita delle persone incarcerate e di chi aspetta che esse escano. Mettendo in risalto quella che è l’importanza del contatto tra i detenuti e le loro figlie e del processo di riabilitazione e di autoconsapevolezza maschile, il documentario riflette su una visione utopica e possibile di quello che il sistema carcerario dovrebbe essere, riuscendo al tempo stesso ad essere una pellicola profondamente commovente e poetica. Disponibile su Netflix.

Bestiari, Erbari, Lapidari

Un'immagine di Bestiari, Erbari, Lapidari, presentato a Venezia 81: un cane, border collie, si aggira all'interno di un archivio di pellicole

La pellicola di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, vista e apprezzata alla scorsa Mostra del cinema di Venezia, è un lavoro complesso, stratificato e cervellotico, in grado di donare allə spettatorə un’esperienza estatica e intellettuale notevole. Attraverso i tre segmenti di cui si compone la pellicola, lə due autorə di documentari italiani riflettono sulla rappresentazione del mondo, sul forte antropocentrismo della percezione della realtà e ripensano nuovi modi, nuove prospettive per inquadrare il reale.

D’Anolfi e Parenti realizzano così non solo un omaggio al cinema documentario e alle diverse forme che esso assume, ma costruiscono un vero e proprio impianto teorico utile a ripensare il modo in cui vediamo (e inquadriamo) il mondo.

Bestiari, Erbari, Lapidari è rientrato anche nella nostra lista dei migliori film italiani del 2024, ndr.

The Remarkable Life of Ibelin

Una still del documentario The Remarkable Life of Ibelin di Benkjamin Ree: due personaggi di World of Warcraft - Ibelin e Rumour - sono seduti l'uno accanto all'altra, lui legge un bigliettino, lei lo guarda

Benjamin Ree racconta la storia di Mats Steen, un ragazzo norvegese affetto dalla distrofia di Duchenne, una malattia neurodegenerativa che colpisce i muscoli. Non potendo fare altro, passa tutto il suo tempo giocando a World of Warcraft, con grande disappunto dei suoi genitori. Dopo la morte del giovane, gli stessi genitori scopriranno che il suo personaggio nel videogioco della Blizzard faceva parte di una comunità online in cui era riuscito a costruirsi una vita parallela e perfettamente funzionale, nella quale non era limitato dal suo corpo e dalla sua malattia, grazie a cui ha potuto provare esperienze umane come l’amicizia, l’empatia, l’amore.

The remarkable life of Ibelin è tra gli esempi più creativi e originali di documentario d’archivio: esso è infatti costruito con immagini della famiglia di Mats e con anni e anni di chat scambiate dal giovane all’interno del videogame con altrə giocatorə, messi in scena dal regista grazie a sequenze animate in CGI. Il risultato è una pellicola, integrata più che apocalittica, in grado di riflettere sulle possibilità del digitale, sulle connessioni umane che superano i limiti del corpo, oltre che geografici, e sui mondi digitali visti per una volta non come pericolosi, ma come luoghi di incontro e connessione. Disponibile su Netflix.

Dahomey

Una still tratta dal documentario Dahomey di Mati Diop: una ragazza partecipa alla mostra delle opere d'arte rimpatriate

La restituzione di 26 manufatti antichi portati in Francia dall’esercito nella città di Abemey, capitale dell’attuale Benin (ex Repubblica di Dahomey) è il pretesto usato da Mati Diop nel suo lavoro vincitore dell’Orso d’Oro alla 74a Berlinale per sollevare questioni legate al dibattito post-coloniale.

Dahomey è un film che trascende il semplice documentario d’inchiesta, un lavoro ipnotico, breve ma estremamente denso di questioni e domande a cui non cerca una risposta facile: un film estremamente politico, che è anche un’ottima introduzione alle questioni maggiori legate al dibattito sul post-colonialismo. Disponibile su Mubi.

Witches

Una still tratta dal documentario Witches di Elizabeth Sakney: la regista è ritratta in primo piano mentre indossa abiti tipici del 13o secolo

L’autrice di documentari Elizabeth Sankey ripercorre il periodo di depressione post partum che ha vissuto a seguito della nascita del suo primogenito: dalla gravidanza al periodo di ricovero presso un reparto psichiatrico, l’esperienza di Sankey viene filtrata attraverso la figura della strega nella cultura pop, con particolare enfasi sulla storia del cinema e sul modo in cui questa figura è stata storicamente rappresentata.

Every woman is a witch and every witch needs a coven sostiene Sankey a chiusura del suo film personale e sensibile. La tesi e la prospettiva dell’autrice sono molto evidenti: è attraverso la condivisione, la parola, il dialogo tra donne che queste possono sopravvivere all’inferno del femminile, al giudizio non solo della società, ma di loro stesse e dei loro comportamenti. Il contrasto tra le parole della regista e le immagini di film come Possession e Rosemary’s Baby è stridente, potente: un atto di riappropriazione forte e decisivo dell’immaginario femminile immortalato storicamente dagli uomini. Disponibile su Mubi.

Sugarcane

Una still tratta da Sugarcane, documentario di Julian Brave Noisecat ed Emily Kassie

Nel 2021 viene scoperto nella British Columbia, Canada, una fossa comune in cui vengono rinvenute decine e decine di resti umani: essi appartenevano a bambini legati alle scuole residenziali indiane, realtà istituzionali in cui i discendenti delle famiglie native dell’America vengono rinchiusi e abusati da membri della chiesa cattolica. Dopo l’emersione di questo sistema di oppressione nel dibattito pubblico canadese, tre persone native americane ricercano la verità dietro queste realtà che hanno tentato di annientare un intero popolo.

A metà strada tra Killers of the flower moon di Martin Scorsese e Nickel Boys, esordio di RaMell Ross, amatissimo dalla critica e di prossima uscita da noi su Prime Video, Sugarcane è un documentario d’inchiesta teso e doloroso, in grado di mostrare con schiettezza e una certa poesia visiva una realtà orrorifica e il suo impatto sulla popolazione colpita, che continua, nonostante tutto, a vivere con gioia e orgoglio per le proprie origini e a lottare affinché giustizia venga fatta. Vincitore al Sundance Film Festival, Sugarcane è da tenere d’occhio in vista dei prossimi Oscar: la candidatura sembra assicurata, e forse anche la vittoria. Disponibile su Disney+.

Menzione speciale: Homegrown

Immagine tratta dal documentario Homegrown: una persona sta medicando un uomo ferito alla testa.

Una menzione d’onore per quanto riguarda i documentari va senza dubbio tributata ad un’opera non ancora distribuita nel nostro Paese, ma che ci ha fortemente colpito a Venezia e che oggi assume una rilevanza evidente e a suo modo spaventosa. L’opera prima di Michael Premo, infatti, nel raccontare le vite di tre uomini dell’estrema right wing americana durante la campagna presidenziale di Donald J. Trump nel 2016 ci offre un ritratto inquietante e lucidissimo del vero volto degli Stati Uniti d’America oggi, tra radicalizzazioni e violenze sempre crescenti in un Paese spaccato al suo interno.

Homegrown è un film oggi quantomai necessario – anche se è un termine un po’ retorico, in questo caso risulta davvero necessario -, che auspichiamo possa venir visto e discusso anche qui da noi molto, molto presto.


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Classe 2001, cinefilo a tempo pieno. Se si aprissero le persone, ci troveremmo dei paesaggi; se si aprisse lui, ci troveremmo un cinema. Ogni febbraio vorrebbe trasferirsi a Berlino, ogni maggio a Cannes, ogni settembre a Venezia; il resto dell'anno lo passa tra un film di Akerman, uno di Campion e uno di Wiseman.

2 Comments

    • Ciao Simone, lo trovi su MUBI, come Carlo ha scritto nell’articolo 🙂 grazie del tuo commento dalla redazione di NPC – e continua a seguirci per altre liste, ne pubblicheremo fino alla fine del 2024!

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